miti e leggende di napoli
04 Gennaio 2019   •   Redazione

Miti e leggende di Napoli, la città più superstiziosa del paese

«Di miti e leggende di Napoli ce ne sono davvero tanti, non a caso la città è considerata una delle più superstiziose e colorate del nostro paese. Eccone alcuni tra i più curiosi»

I miti e le leggende di Napoli sono sicuramente tra i più famosi del nostro paese. La città partenopea infatti è una delle città più straordinarie e ricche dal punto di vista culturale, ma soprattutto, i suoi abitanti sono tra i più superstiziosi di tutta Italia. Tutti conosciamo i rimedi napoletani al malocchio e alla sfiga, come il famosissimo cornetto rosso portafortuna, o i milioni di detti per scacciare via le sciagure. I miti e le leggende di Napoli rispecchiano a pieno la vera essenza della città: sono storie di amore, di canti, di dispetti, di malinconia e superstizione.

Colori, gioia, calore: queste le parole per descrivere Napoli, il cui mito più famoso non a caso appartiene a una delle creature mitologiche più affascinanti di sempre, la sirena.

Miti e leggende di Napoli : la storia di Partenope 

Napoli fu fondata dai greci durante l’VIII sec. a.C., con il nome di Partenope (da partenu-opxis, volto di fanciulla) che spesso viene usato ancora oggi. E ci sono ben 3 varianti sul mito di fondazione della città. Scopriamoli insieme

  • Partenope la sirena – Secondo il primo mito, che ritroviamo narrato anche nell’Odissea di Omero, Partenope era una sirena  che, affranta dal fatto che con il suo canto non riuscì ad ammaliare Odisseo, si suicidò, e il suo corpo giacque sull’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Si dice che lì il suo corpo si dissolse e si trasformò nell’attuale paesaggio della città. Questa variante venne molto diffusa dai latini Petronio e Apuleio e più tardi da Petrarca e Boccaccio.

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  • Partenope la principessa innamorata – La seconda variante del mito di Partenope invece non la vede come una sirena, ma come una principessa greca, ed è sicuramente una versione più a lieto fine. Partenope era innamorata di Cimone, ma suo padre l’aveva già promessa in sposa ad un altro uomo: così la ragazza decise di scappare con il suo amante, e i due per caso sbarcano sulla costa napoletana, dove finalmente riuscirono a vivere in pace il loro amore. Gioia, vita, amore e serenità: non a caso questa è la variante del mito più diffusa, in quanto rispecchia a pieno i valori napoletani.
  • Partenope la principessa sfortunata – Nella terza variante invece ci avviciniamo di più al fatto storico, che rappresenta un altro volto di Napoli, quello più malinconico. Vi era una regione greca talmente tormentata dalla carestia, che il re decise di mandare un gruppo di giovani a cercare fortuna altrove, verso il sogno della Magna Grecia. Fatto che spesso accadeva anche nella realtà. Ovviamente non stiamo parlando di traghetti moderni, e un viaggio simile per mare durava anche mesi, tra tempeste, epidemie e mancanza di cibo. Per questo, proprio al momento dell’arrivo, la giovanissima principessa reale Partenope morì di stenti, e così, il primo atto che venne fatto dagli altri naviganti giunti sulla costa napoletana, fu proprio il funerale della giovane.

Tre varianti di un mito, ognuna delle quali incarna alla perfezione ideali napoletani: il canto, la disperazione, l’amore, la gioia e la malinconia. 5 fattori così diversi ma così vicini, che in un mix perfetto, hanno reso unica Napoli e la gente che la abita.

Miti e leggende di Napoli : il Cristo Velato

Un’altra leggenda napoletana si trova nella Cappella Sansevero, e vede come protagonista Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero. All’interno della cappella si trova infatti il Cristo Velato, un vero e proprio capolavoro di marmo realizzato da Giuseppe Sanmartino, e da annoverare tra le più belle sculture non solo d’Italia ma di tutto il mondo. Si dice che però Raimondo sia stato il primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, un vero e proprio alchimista. Infatti, il Cristo Velato è talmente bello e talmente trasparente e finemente ripiegato, che non sembra proprio essere di marmo: infatti si dice che sia stato realizzato attraverso un processo alchemico di marmorizzazione dallo stesso Raimondo. Lo stesso vale per la statua della Pudicizia, donna velata che si riferisce a Iside, la dea della magia e della massoneria.

Miti e leggende di Napoli: La Bella ‘Mbriana e Munaciello 

Entriamo nel vivo della tradizione folkloristica di Napoli, e scopriamo le storie degli spiriti che secondo la leggenda abitano le case dei napoletani, due spiriti che vivono insieme ma da sempre antagonisti: la Bella ‘Mbriana e Munaciello. 

La Bella ‘Mbriana

La Bella ‘Mbriana è uno spirito benevolo, che in passato era una bellissima principessa che perse il suo amore e cominciò a vagare per la città. Così suo padre chiese a tutti gli abitanti di accogliere sua figlia nelle loro case, e da lì è considerata lo spirito che protegge le dimore. Non si sa che aspetto abbia, ma si dice che appena la si guardi si trasformi immediatamente in un geco o in una farfalla. E’ uno spirito buono quello della Bella ‘Mbriana, che viene invocato nelle situazioni difficili che compromettono la serenità di tutta la famiglia; ma attenzione a non offenderla mai: potrebbe punirvi anche con la morte di un famigliare. E anche se è tendenzialmente buona, può essere molto irascibile: si arrabbia molto se la casa non è abbastanza pulita e ordinata, se si trasloca o se si ristruttura l’appartamento. E forse anche il nome non vi è nuovo: la Bella ‘Mbriana è infatti il titolo di un album di Pino Daniele e di una sua canzone.

’O Munaciello

‘O Munaciello è uno spirito benevolo ma dispettoso; il suo nome significa il monaco, che deriva dal saio che indossa per coprire le sue bruttissime fattezze. Si dice che fosse il figlio nano e deforme di Caterinella Frezza, ricca giovane che si innamorò di un garzone, contro il volere della sua famiglia: per questo quando nacque suo figlio ebbe un aspetto orrendo. Il bambino per la sua bruttezza veniva continuamente disprezzato, fino a quando un giorno sparì nel nulla, e si credeva che fosse stato portato via dal diavolo. Da quel momento si dice che si aggiri per le case. Secondo un’altra leggenda invece ‘O Munaciello era un gestore di pozzi d’acqua che attraverso i canali di scolo entrava nelle case per rubare.

‘O Munaciello si mostra nelle case attraverso manifestazioni di simpatia, lasciando monete e soldi nell’abitazione, o di antipatia, nascondendo oggetti o rompendo piatti. Si dice anche che apprezzi le belle donne palpeggiandole. Ma se ci si accorge della sua presenza, non bisogna parlarne con nessuno, altrimenti si attirano sciagure e disgrazie: l’unica cosa che si può fare è lasciargli del cibo, sperando che lo trasformi in oro. Anzi, a volte si dice che si manifesti nel sonno alle persone, e chi decide di seguirlo, viene portato in un posto dove è nascosto un tesoro, che egli dona senza chiedere nulla in cambio. Non a caso a Napoli, quando qualcuno si arricchisce improvvisamente si dice: «Forse avrà il munaciello in casa».

Miti e leggende di Napoli: Castel dell’Ovo

Il Castel dell’Ovo è uno dei castelli italiani più antichi, e si staglia nello splendido panorama del Golfo di Napoli. Sorge sull’isolotto di Megaride, il luogo dove venne fondata l’antica Partenope. Il nome di Castel dell’Ovo deriva da una leggenda molto antica, che vede come protagonista il famoso autore dell’Eneide, Virgilio. Secondo la tradizione egli nascose nelle segrete dell’edificio un uovo, in grado di reggere in piedi tutta la fortezza, situato in una caraffa di vetro piena d’acqua e protetta da una gabbia di ferro; la sua rottura non solo avrebbe provocato il crollo di tutto il castello, ma anche una serie di catastrofi a Napoli. Fino ad oggi nessuno ha ancora mai trovato l’uovo…

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Francesca Celani