07 Dicembre 2018   •   Redazione

Arte del presepe: da Francesco d’Assisi a Carlo III di Borbone

«L’arte del presepe è un’arte tutta italiana che affonda le sue radici nel medioevo e nella fortunata intuizione che ebbe San Francesco d’Assisi, per poi passare attraverso le mani di un grande artista come Arnolfo di Cambio e fiorire finalmente, in tutto il suo splendore, nella Napoli del ‘700, madrina prediletta della riproduzione della Natività alla corte di Carlo III di Borbone.»

Anche quest’anno si avvicinano le festività natalizie e con esse quel clima gioioso e di festa che accompagna tutti noi verso la fine dell’anno. Protagonisti delle feste, oltre a grandi mangiate e ai parenti che accorrono gioiosamente, sono gli addobbi, che scaldano l’ambiente e contribuiscono a cambiare la morfologia delle nostre case, per meglio accogliere il lieto evento. Fra questi, ecco comparire in una nicchia del muro, sopra una mensola, vicino al camino o sotto all’albero di Natale, il presepe. Dietro a quelle statuette, a quella carta piena di stelle, e all’odore del muschio fresco si nasconde una storia tutta italiana che ha reso nel tempo l’arte del presepe un vero e proprio rito per ogni famiglia, che ne sceglie composizione e disposizione a modo proprio collegandosi, forse inconsapevolmente, ad una tradizione antica di quasi 800 anni.

Greccio come Betlemme

Correva l’anno 1223, quando un giovane frate, Francesco d’Assisi, ancora lontano dall’odore di santità, decise di rappresentare a Greccio, per la prima volta in forma plastica, la natività di Gesù Bambino. Francesco era rimasto colpito dalle celebrazioni che venivano svolte il giorno di Natale in Terra Santa, dove si era da poco recato durante un viaggio partito nel 1219 con lo scopo di predicare il cristianesimo al sultano per cercare di convertirlo e porre così fine alla quinta crociata. Il paesaggio del piccolo borgo del reatino gli ricordava la Palestina, la semplicità dei suoi abitanti ben si sposava con la dottrina del suo Ordine. Così la notte di Natale del 1223 incaricò un suo pio e devoto amico, un certo Giovanni, affinché preparasse tutto l’occorrente necessario: paglia, fieno, la mangiatoia ed un bue ed un asino in pelle e ossa.

Tommaso da Celano, un seguace di Francesco e suo primo biografo racconta nella Vita prima S. Francisci: “Vorrei rappresentare – disse il Santo – il Bambino Gesù nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva nel fieno fra il bue e l’asinello”. Di fatto venne celebrata la Messa in una grotta adibita per l’occasione mentre accorrevano sul luogo uomini e donne festanti, portando candele e fiaccole per illuminare la notte. Nasceva l’arte del presepe: presepe deriva infatti dal latino praesepe/praesepium “greppia, mangiatoia”, come quella in cui tradizione cristiana vuole che sia stato adagiato il Gesù appena nato.

Il presepe arnolfiano e la Natività nell’arte del Trecento

La prima attestazione di un presepe costituito da statuette risale invece al 1290-91, quando un certo Arnolfo di Cambio, scultore, architetto ed urbanista toscano molto attivo alla fine del Duecento tra Firenze e Roma, lo costruì su commissione. L’ordine era partito dal papa stesso, Niccolò IV, il cui obiettivo era di celebrare il presepe ideato da Francesco d’Assisi a Greccio quasi 70 anni prima. Oggi è possibile ammirarlo presso il museo della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma chiamata anche Santa Maria ad praesepem (anche per il fatto che vi sarebbero custodite le tavole della mangiatoia di Betlemme). Il presepe arnolfiano consta di 8 statuette marmoree (anche se quelle della Vergine e del Bambino furono ricostruite nel ‘500 a causa di uno smarrimento) alte fra i 50 e gli 80 centimetri: San Giuseppe, i Tre Magi, il bue, l’asino e la madonna con il bambino.

arte del presepe

Stefano Bolognini [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], da Wikimedia Commons

C’è da dire che già nel Trecento, l’arte del presepe ottenne molta fortuna: un esempio fondamentale è quello della Natività del Duomo di Volterra: un gruppo scultoreo raffigurante Maria, Giuseppe e il bambinello ad opera di Andrea della Robbia posizionato di fronte all’affresco della Cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli. Certamente, opere di questo tipo erano molto diffuse in tutta la Toscana, prova ne sarebbero statue di San Giuseppe, della Madonna inginocchiata o del Bambino giacente: resti di presepi precedenti.

arte del presepe

© Curia Vescovile Volterra, Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici / Archivio Fotografico Scala – Bagno a Ripoli (FI)

Te piace ’o presepe?

Dobbiamo aspettare il ‘500 per arrivare al presepe per come lo conosciamo oggi, e più precisamente dobbiamo aspettare l’arrivo del presepe a Napoli: maestra per eccellenza dell’arte del presepe moderno. La storia ci narra di come San Gaetano Thiene, fondatore dell’Ordine dei Padri Teatini, fosse rimasto folgorato durante il suo soggiorno a Roma di fronte al presepe arnolfiano. Decise di replicarlo a Napoli, al suo arrivo nel 1534: ben presto la sua cura e la sua devozione accrebbero il successo del presepe, che cominciò ad essere riprodotto nelle chiese del capoluogo campano di anno in anno durante il periodo natalizio. Le statuette cominciarono ad essere fabbricate con cura e con la più precisa e nobile arte artigiana: il presepe barocco napoletano è composto di statuette di legno, rivestite di stoffa e abiti preziosi.

Il Settecento è considerato il secolo d’oro dell’arte del presepe napoletano: la rappresentazione non si fermava più soltanto alla natività, ma si allargava a contenere anche tutto un ambiente esterno formato da personaggi a metà fra sacro e profano. Spuntano infatti in questo periodo oltre ai Magi, pastori, personaggi tipici del folklore napoletano e popolare del periodo, osti, pescatori, vinai e venditori di ogni tipo. In questo periodo il presepe entra anche nelle case dell’aristocrazia, che ne fa una vera e propria gara allo sfarzo. Si racconta che lo stesso Carlo III di Borbone, re delle Due Sicilie dedicasse il proprio tempo libero alla costruzione di statuette, affascinato da questo tipo di artigianato. Basta passeggiare tutt’oggi per via San Gregorio Armeno a Napoli per capire il motivo del vanto del presepe alla napoletana, in cui anche personaggi famosi dello spettacolo o della politica vengono trasformati in statuette e assistono alla nascita di Gesù Bambino.

Oggi l’arte del presepe è presente in molti Paesi del mondo, che lo arricchiscono e lo interpretano secondo i propri punti di vista e la propria storia culturale. Una forma d’arte, riconosciuta da grandi e piccini, da religiosi e laici, perché prima di tutto racconta la storia di una famiglia come altre, che prima fra tutte però, ha celebrato il Natale.

Lavinia Micheli