allenatori della nazionale italiana
25 Maggio 2018   •   Snap Italy

I 10 allenatori più memorabili della nazionale italiana!

«Ecco i dieci allenatori della nazionale italiana che in un modo o nell’altro hanno lasciato il segno nel mondo del calcio, dal leggendario Vittorio Pozzo a Roberto Mancini, chiamato a risollevare le sorti del Belpaese dopo l’esclusione da Russia 2018.»

Quanto ci siamo emozionati a guardare i Mondiali? Quanto ancora fremiamo nel vedere la nazionale degli azzurri giocare e, magari, anche vincere qualche partita? Ebbene, siamo in tanti ad essere sempre pronti a fare il tifo e a sostenere i nostri campioni, anche dopo la cocente eliminazione dai Mondiali di Russia 2018. Ma chi c’è dietro tutti gli allenamenti, gli sforzi, gli schemi? Sì, ci sono proprio loro, quelle menti calde degli allenatori, spesso criticati, a volte osannati. Figure così controverse ma anche fortemente professionali, che sanno sempre cosa fare e prendere una decisione decisiva. Non sempre hanno ragione, ma il più delle volte le loro azioni sono frutto di riflessioni durate mesi. Scopriamo insieme quali sono i migliori dieci allenatori della nazionale italiana, da Vittorio Pozzo al fresco di nomina Roberto Mancini, che inseriamo sperando possa essere di buon augurio.

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Vittorio Pozzo

Prima calciatore, poi allenatore e infine giornalista, Vittorio Pozzo è stato commissario tecnico della Nazionale italiana negli anni ’30 e ’40, ma soprattutto, tra gli allenatori della nazionale italiana è stato l’unico a vincere due edizioni del campionato del mondo. Sulla sua prima vittoria, nella Coppa Rimet 1934, fu realizzata anche una miniserie televisiva chiamata Il colore della vittoria. Dal 1935 al 1939 rimase imbattuto alla guida degli Azzurri, portando a casa una serie di 30 risultati utili consecutivi uno dopo l’altro. Nel 2011invece,  gli è stato assegnato un riconoscimento alla memoria nella Hall of Fame del calcio italiano.

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Augusto Rangone

Non solo allenatore, ma anche dirigente sportivo e giornalista. Augusto Rangone probebilmente lo ricordano in pochissimi, ma è stato l’allenatore della Nazionale italiana negli anni ’30, poco prima che cominciasse “l’era Pozzo”. Nel 1928, in effetti, fece conquistare un 3° posto ai Giochi Olimpici di Amsterdam, con gli Azzurri sconfitti dall’imbattibile (all’epoca) Uruguay. Tra il 1927 e il 1930, invece, fu colui che, insieme a Vittorio Pozzo, si occupò della Coppa Internazionale. Nel 1948, infine, ricevette il premio Pioniere del calcio italiano. Nella lunga storia degli allenatori della nazionale italiana quella di Rangone resta un’esperienza fondamentale.

Ferruccio Valcareggi

Calciatore (tra le altre ha indossato le maglie di Fiorentina e Bologna, ndr) e poi allenatore, Valcareggi fu il commissario tecnico della nazionale italiana campione d’Europa nel 1968 e vice-campione del mondo nel 1970. Restò alla guida della nazionale fino al campionato del mondo del 1974 in Germania Ovest, dove gli azzurri non riuscirono a superare nemmeno la prima fase. In quell’occasione Giorgio Chinaglia, numero 9 dell’undici azzurro, lo contestò in mondovisione, lamentandosi per l’ennesima sostituzione. Nonostante la vittoria dell’Europeo e il 2° posto a Messico ’70, Valcareggi resta uno degli allenatori della nazionale italiana più vincenti e criticati della storia del nostro calcio.

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Enzo Bearzot

Una carriera da buon difensore e poi allenatore di successo, amatissimo da gran parte dei tifosi. È stato la guida della nazionale azzurra nel campionato mondiale del 1982, anno in cui Paolo Rossi divenne Pablito, trascinando i compagni ad un’inattesa vittoria. Soprannominato Vecio, detiene il record  di presenze sulla panchina degli azzurri, avendo superato persino il grande Vittorio Pozzo. Dal 1975 al 1986, infatti, ha guidato l’Italia in ben 104 occasioni. L’anno dopo la sua scomparsa, peraltro, è stato istituito un premio in suo onore, il Premio Nazionale Enzo Bearzot, atto a valorizzare il miglior allenatore italiano.

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Giovanni Ferrari

Un palmares praticamente infinito, arricchito sia nelle vesti di calciatore, sia nelle vesti di allenatore. Non a caso Ferrari viene ricordato come uno dei migliori atleti della sua generazione, nonché uno dei più vincenti (Campione del Mondo 1934 e 1938). Tra gli allenatori della nazionale italiana è stato uno dei più criticati dal mondo giornalistico, soprattutto a causa dello stile di gioco ritenuto troppo offensivo, in netto contrasto con la tradizione difensivista e “catenacciara” della Nazionale. Non solo: i cattivi rapporti con Paolo Mazza, suo vice, portò l’Italia ad essere eliminata al primo turno dei Mondiali disputati in Cile nel 1962, rendendo ancor più controverso il suo ricordo.

Arrigo Sacchi

Classe ’46, è stato commissario tecnico dalla nazionale nel 1994, anno in cui l’Italia divenne vice-campione del mondo, venendo sconfitta solo in finale da un Brasile ricco di campioni. Considerato quasi all’unanimità come uno dei migliori allenatori della nazionale italiana e della storia del calcio, il Mago di Fusignano ha compiuto una vera e propria rivoluzione nel modo di giocare della squadra e nelle tecniche di allenamento, facendo largo utilizzo della tattica del fuorigioco. Alla guida del Milan (tra il 1996 e il 1997) vinse anche uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe europee e due Coppe Intercontinentali.

Giovanni Trapattoni

Classe ’39, calciatore e poi allenatore, ma almeno con la nazionale italiana non ebbe tanta fortuna, raccogliendo probabilmente meno di quanto quella squadra meritadsse. Nel campionato mondiale del 2002, ad esempio, gli Azzurri delusero un po’ le aspettative, eliminati agli ottavi di finale dai padroni di casa della Corea del Sud, complice l’incredibile arbitraggio di cui si rese protagonista Byron Moreno. Il Trap, peraltro, fu preso di mira da tantissimi tifosi per non aver convocato Roberto Baggio, di fatto uno dei grandi assenti nella campagna in terra nipponica. Nel 2004, invece, non convocò Gilardino agli Europei, ed anche qui il tutto si concluse con un insuccesso.

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Marcello Lippi

Nato a Viareggio nel 1948, Marcello Lippi è stato un calciatore di buon livello, dirigente sportivo molto apprezzato e, tutt’ora, un ottimo allenatore. Diventa commissario tecnico subito dopo l’esonero di Trapattoni, giuidando l’Italia nel Mondiale del 2006 in Germania. Un campionato del mondo turbato da “Calciopoli”, ma che consentì agli Azzurri di raggiungere ugualmente il tetto del mondo. Dopo un partenza non troppo favorevole, infatti, gli Azzurri cambiano marcia, battendo i padroni di casa della Germania in semifinale e la Francia (ai rigori, ndr) in finale, facendo di Lippi uno dei più controversi e vincenti allenatori della Nazionale italiana.

Antonio Conte

Classe ’69, da giocatore Antonio Conte è stato uno dei pilastri della Juventus degli anni Novanta. Dopo aver appeso i scarpini al chiodo, invece, si è spostato in panchina, raccogliendo diversi traguardi anche in questa nuova veste (3 gli scudetti vinti con la Juventus ed una Premier League conquistata alla guida del Chelsea, ndr). Nel 2014, nel frattempo, firma un doppio contratto con la FIGC, diventando commissario tecnico della nazionale azzurra e coordinatore delle squadre giovanili. Nonostante un esordio più che favorevole, il risultato finale sarà comunque deludente: agli Europei del 2016, in effetti, dopo aver battuto il Belgio ed eliminato la Spagna agli ottavi, l’Italia sarà eliminata dalla Germania ai quarti, segnando anche la fine del rapporto con Conte.

Roberto Mancini

Dopo la sfortunata parentesi con Ventura, culminata con la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, arriviamo a Roberto Mancini, classe ’64, nuovo commissario tecnico e, più in generale uno degli allenatori della nazionale italiana più attesi. Considerato da molti come uno dei centrocampisti migliori della sua generazione, è stato candidato due volte al Pallone d’Oro, venendo inserito nel 2015 anche nella Hall of Fame del calcio italiano. Dopo tantissime esperienze maturate sulle panchine di Fiorentina, Lazio, Inter, Manchester City, Galatasaray e Zenit San Pietroburgo, arriva appunto la chiamata dell’Italia: inutile nasconderselo, dal Mancio ci si aspettano grandi cose… Incrociamo le dita!

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Chiara Famooss