teste di moro
01 Marzo 2019   •   Redazione

Teste di Moro: la leggenda d’amore dietro i vasi antropomorfi

«Nascoste fra i balconi fioriti di Caltagirone e della Sicilia tutta, le Teste di Moro sono un prodotto d’artigianato che da circa un millennio accompagna la storia dell’isola e delle sue famose e colorate ceramiche. Nate dalle sapienti mani degli artigiani locali ed esportate in tutto il mondo, celano dietro di esse una macabra quanto romantica leggenda.»

La Sicilia è un’isola meravigliosa: il mare, il cibo, le persone, le festività. Un’isola ricca di profumi e di colori, un piacere per la vista e per il gusto. Multiforme e variegata, è stata forgiata dalle varie influenze culturali di popoli che si sono avvicendati sulle sue spiagge ed i suoi sentieri montuosi, contribuendo ad accrescerne fascino e carisma. Un’isola piena di segreti da scoprire. Chi ci è stato, anche solo di passaggio, non avrà potuto fare a meno di notare come uno dei caratteri siciliani più visibili sia la ceramica. Non c’è paese, non c’è casa che sia priva delle coloratissime ceramiche siciliane, di cui Caltagirone, nel catanese, è uno dei produttori principali. Fra tutte le opere artigianali che si possono scorgere tra una stradina e l’altra, spiccano sicuramente le Teste di Moro.

teste di moro

@Pagina Facebook Ceramiche di Caltagirone- Emanuele Margarone

La storia delle Teste di Moro

Capita spesso di scorgerle sui balconi delle case, fra i fiori, a contenerli. In effetti queste Teste di Moro altro non sono che delle graste, ovvero dei vasi di terracotta nati per piantare fiori o erbe odorose. Non si può non rimanere del tutto affascinati dinanzi alle ricche fattezze umane di questi vasi: si tratta di busti umani, di donne e uomini, abbigliati all’orientale, con turbanti e gioielli. Da questi particolari si può di certo intuire l’origine di queste rappresentazioni, che si rifanno al periodo di dominazione araba dell’isola. Tra il IX e l’XII secolo l’isola fu infatti sotto il potere dei famigerati Saraceni, sconfitti soltanto dalle forze normanne, che riuscirono a stanziarsi definitivamente in Sicilia con la caduta di Noto nel 1091.

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Per quanto riguarda la ceramica è rilevante il fatto che se ne abbia notizia nella zona di Caltagirone fin dal Neolitico: resti di antichi manufatti si trovano nel Museo Regionale della Ceramica, presente nella stessa città. La ceramica è l’orgoglio di Caltagirone, che tra l’altro è patrimonio UNESCO dal 2002 e basta salire la famosissima scala di Santa Maria del Monte nel centro della città per rendersene conto: 142 gradini le cui alzate sono composte da ceramica lavorata e colorata finemente.

La leggenda dietro le Teste di Moro

Ma veniamo all’affascinante leggenda, una fra le tante, che si nasconde dietro lo sguardo ammaliante e fisso delle Teste di Moro. Mori era il nome europeo con cui in origine si designavano gli abitanti della Mauritania, esteso poi in seguito agli abitanti dell’Etiopia fino a comprendere altre popolazioni africane, compresi gli arabi che conquistarono la Sicilia fra il IX e l’XI secolo. Si narra che intorno all’anno 1000, in piena dominazione araba, nel quartiere Kalsa di Palermo, una giovane e bellissima ragazza passasse le sue giornate prendendosi cura dei fiori e delle piante del suo balcone. Un giorno passò sotto il suo balcone un ragazzo, un moro, che vedendola ne rimase subito folgorato, innamorandosene perdutamente. La giovane, di fronte a cotanto sentimento non poté fare altro che rimanerne travolta a sua volta, dando il via ad una bellissima storia d’amore. Ciò che la giovane ignorava era che il suo amato moro possedesse già una moglie, che avesse dei figli al di là del mare, da cui doveva necessariamente tornare. Accecata dalla gelosia e dal dolore, a notte fonda, lo uccise nel sonno. Lo decapitò per tenerlo sempre con sé e fece della sua testa una specie di vaso in cui piantò del Basilico, la pianta dei re. Espose la prima fra le Teste di Moro sul suo balcone, innaffiando ogni giorno con le sue lacrime l’odorosa pianta che crescendo destò la curiosità dei suoi vicini. Questi si fecero costruire delle graste con le stesse fattezze di quella della giovane, dagli artigiani locali, per piantare i propri fiori.

Sin da allora le Teste di Moro del giovane saraceno e della sua amata vengono riprodotte ed esposte quasi sempre in coppia sui balconi delle case siciliane, ma anche come oggetti pregiati nelle case di tutt’Italia e nel mondo. Ormai se ne possono trovare di qualsiasi foggia e colore, ciò che rimane identico è la sapiente arte degli artigiani che le producono, spesso occupandosi di tutti i passaggi: dal modellamento della creta alla cottura, dalla smaltatura alla pittura. Recentemente alcuni artigiani fra cui Giacomo Alessi, nato e cresciuto a Caltagirone, sono stati inseriti nel libro dei Tesori Umani Viventi nell’ambito del Registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia previsto dall’UNESCO, dove per Eredità Immateriali si intendono: “l’insieme delle pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e tecniche –nella forma di strumenti, oggetti, artefatti e luoghi ad essi associati – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale”.

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Nel 2014 persino gli stilisti della maison Dolce & Gabbana si sono ispirati proprio ai colori e all’eleganza delle Teste di Moro di Caltagirone per la loro collezione, posizionando delle grandi riproduzioni di Teste di Moro nelle vetrine delle varie boutiques sparse per tutta Italia.

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@Pagina Facebook Ceramiche di Caltagirone- Emanuele Margarone

La storia delle Teste di Moro ci racconta ancora una volta come dietro ad ogni pezzo d’artigianato e ad ogni opera d’arte ci sia una significato profondo, una ragione d’appartenenza che muove l’idea creativa, che non dobbiamo smettere mai di ricercare.

Foto copertina: Pagina Facebook Ceramiche di Caltagirone – Emanuele Margarone

Lavinia Micheli