La vita digitale: al Digitalive di Roma si guarda al futuro
«Abbiamo fatto un salto rapido a Digitalive, la rassegna di arti digitali di Romaeuropa: anche quest’anno la vita digitale incrocia piacevolmente quella dei pomeriggi d’autunno romani, un’esperienza che dovreste fare almeno una volta»
C’è vita digitale al Digitalive, il festival nel Festival di Romaeuropa (che include anche danza, musica e teatro, fino al 24 novembre) di cui vi avevamo già anticipato qui. Dico banalmente vita digitale ma la verità è che questo festival, ogni anno, continua a ripetersi in molti modi, mai banali. Arrivandoci solo al suo ultimo giorno, e col jet-lag addosso, ne dò una versione parziale e mi scuserete per questo, per fortuna l’atmosfera del festival è chiara già al primo sguardo dell’ultimo minuto. Intanto, la domenica d’ottobre Roma è una cosa meravigliosa, l’assenza di traffico imbestialito e il fatto che tutto abbia un retrogusto e l’aspetto del tè del pomeriggio fa sì che arrivare a Digitalive sembri come introfularsi a un pic nic tra amici.
Fra Africa ed Europa
Il cortile del Mattatoio, a Testaccio, risuona di voci calme e foglie stropicciate, l’angolo d’ingresso è un come un bar di paese, dove sorseggiare qualcosa all’ombra delle prime istallazioni luminose. Il corridoio d’entrata è dominato da una serie di opere di Pascal Marthine Tayou, gli Arbre de vie, la frontiera visiva tra Africa ed Europa che riproduce su ogni albero feticci e residui di umanità. Ogni ramo, e ogni albero, racconta storie umane, di sostenibilità e globalizzazione.
Dentro ci si destreggia tra sale teatro e angoli dedicati a fotografia, documentario, virtuosismi digitali che spiegano problemi reali, come nel caso di De-Migration degli studenti della RUFA: tre schermi che danno vita digitale a un problema reale, quello dei flussi migratori perennemente influenzati dall’espansione umana. Puntini rossi che vagano tra le latitudini, osservarli ti fionda in un piccolo loop e ti chiedi dove vadano, e in che modo contribuisci a indirizzarne la direzione.
Giusto due metri a sinistra, la vita digitale di Maria di Stefano si chiama World Hello ed è fatta di due video basati su foto, quelle dei suoi viaggi, con l’occhio attento a immortalare il contrasto perenne, ironico, triste, amaramente divertente della globalizzazione che ci gira intorno, inarrestabile.
Sonic Arms è vita digitale all’ennesima potenza. Ultravioletto è uno studio di arte e design che progetta e realizza sistemi integrati per la comunicazione visuale, con Sonic Arms entri, ti siedi e guardi 4 braccia meccaniche prendere vita, illuminandosi e danzando su un flusso sonoro, come 4 amichevoli E.T. che quasi ti parlano, raccontandoti storie dal futuro.
Per gli altri artisti presenti non c’è tempo o posto, gli altri spettacoli a pagamento sono sold out o si accavallano di pochi minuti con gli altri, e alcuni artisti, come nei migliori teatri, non gradiscono che si entri a spettacolo iniziato. I giorni precedenti sono scivolati via tra performance video e sonore che hanno descritto mille possibilità e sfaccettature della vita digitale, non come la intendiamo nel quotidiano ma un bel po’ più su, dove il metodo umano e quello analogico-digitale riescono a farci vedere non quello che è, ma quello che sarà.
Carolina Attanasio