12 Aprile 2016   •   Snap Italy

Olo 3D: la stampante tridimensionale portatile per smartphone

«Abbiamo incontrato Filippo Moroni, ideatore di OLO, la stampante portatile in 3D che sta rivoluzionando il mercato»

Nell’ultimo ventennio del Novecento era ancora difficile, se non impossibile, immaginare come una stampante potesse riprodurre un oggetto in formato tridimensionale. Nessuno di noi probabilmente ci avrebbe puntato una sola lira. Ai giorni nostri appare invece eccessivamente banale ridurre una stampante ad una mera produttrice di fogli più o meno colorati e scritti. Il futuro, ormai giovane passato, ha portato con sé una ventata di novità che vede la realizzazione di creazioni tridimensionali ormai ampiamente diffusa. A conferma del grande passo in avanti per l’industria tecnologica, arriva la prima stampante 3D “portatile”, OLO 3D (sito ufficiale), grande quanto una scatola, facilmente trasportabile e di facile utilizzo: basta avere uno smartphone ed il gioco è fatto. Il progetto, apparso per il momento solo su Kickstarter, ricerca fondi per la sua realizzazione. Per partecipare basta investire solo 99 dollari.

Ma non vogliamo anticiparvi altro, lasciamo la parola al fondatore Filippo Moroni.

Come nasce l’idea di creare una stampante 3D portatile?
OLO 3D nasce dall’intuizione che ho avuto circa un anno e mezzo fa di utilizzare la tecnologia per portare la luce dallo schermo del telefono attraverso una resina, che in quel momento non esisteva ma di cui avevo immaginato l’esistenza e di cui avevo semplicemente cominciato la ricerca, per poter realizzare la catalizzazione cioè l’effetto dell’indurimento attraverso la luce. Questo passaggio viene chiamato foto catalisi e il prodotto si chiama resina fotosensibile. In particolare quello che abbiamo creato è una resina cosiddetta “day light”, che indurisce alla vista della luce nello spettro del visibile, nello spettro del bianco che i nostri occhi normalmente percepiscono. A oggi le resine normalmente si chiamano “UV light” poiché induriscono alla luce degli ultravioletti e sono indifferenti alla luce diurna. Il motivo per cui è “portatile” è sostanzialmente automatico: il fatto di partire da uno schermo non esageratamente grande, massimo 5,5 pollici, come gli attuali smartphone più grandi, ci ha messo nelle automatiche condizioni di poter realizzare una macchina molto semplice e portatile, e poiché muove un solo asse, quello della z, anche molto parco dal punto di vista dei consumi e della meccanica. Quindi ad oggi OLO 3D è diventata una macchina molto piccola, con un solo motore, due attuatori verticali, che sono in realtà in sincrono, sette parti di plastica, un cip e le batterie e un film usa e getta che separa la camera di lavoro o camera di costruzione dal telefonino.

Come funziona praticamente?
OLO 3D è una stampante basata su una solida piattaforma in cloud. Coloro che sono già esperti o mediamente esperti, possono disegnare in 3D da computer, spediscono il disegno come su Dropbox in uno spazio in cloud. Il cloud gestisce il file, chiude gli errori, crea il cosiddetto slight site, cioè affetta il modello, e in seguito l’utente lo può richiamare dal telefonino. A questo punto la luce bianca dello schermo proietterà, strato dopo strato, le immagini sulla parte bassa di OLO. A questo punto la resina lentamente creerà il modello, con grande precisione. Sembra complicato se raccontato come sto facendo. La cosa migliore è visionare il video di animazione, presente sul sito, che spiega molto bene come avviene il processo.

Quali i vantaggi?
I vantaggi sono sicuramente legati all’accessibilità al prodotto ad un prezzo molto basso e le dimensioni. È una macchina pensata per un pubblico entry level, quindi studenti, educational, in generale appassionati, makers, un pubblico di persone che possono anche realizzare piccoli progetti senza necessariamente dover spendere grandi quantità di soldi o che vogliano verificare delle piccole forme, degli oggetti, anche se le dimensioni arrivano quasi a 400 centimetri cubici complessivi. In più attraverso ad esempio la resina castable, quella che si chiama fondibile o calcinabile, possiamo anche pensare di realizzare dei gioielli perché è una resina molto simile alla cera e può essere portata in fusione, quindi possiamo trasformarla in oro e argento e crearci i nostri stessi gioielli. Nello stesso modo possiamo pensare di stampare gli eroi dei nostri giochi elettronici piuttosto che i nostri sportivi preferiti. Se invece siamo davvero alle prime armi possiamo accedere a delle librerie di disegni online (abbiamo stretto un accordo con un grosso player che verrà reso noto nelle prossime settimane) che potremo scaricare ed eventualmente modificare. A breve annunceremo l’accordo con una software house e cominceremo a includere anche dei modellatori molto semplici all’interno della stessa app, per cui le persone soprattutto i principianti potranno divertirsi a disegnare quello che vogliono con le loro mani, con il telefonino o anche con l’Ipad.

Come è stata accolta dal mercato delle nuove tecnologie?
Attualmente direi benissimo. Siamo stati contattati dai più grandi player delle tecnologie mondiali. In questo momento stiamo discutendo su diversi tavoli l’integrazione di OLO 3D all’interno della nostra vita quotidiana, nelle piccole cose di ogni giorno. Sappiamo per certo che nel marzo 2017 presenteremo OLO Tab quindi la versione più grande, insieme alla OLO Pro. Entrambe macchine 12 pollici, la OLO Tab accoglierà i tablet a un prezzo sempre molto contenuto, la OLO Pro invece avrà un monitor integrato con un’illuminazione modificata, un’ulteriore evoluzione della tecnologia di OLO che si chiama PPP, Proximity Projection Printer.

Come si gestisce un costo così contenuto?
Produrre OLO costa molto poco poiché è una stampante costituita da 7 pezzi di plastica, un motore che costa circa 0,40 €, un cip che costa 0,30 € e un software. Visti i numeri importanti che stiamo affrontando, le economie di scala saranno ulteriormente spalmate e quindi distribuzione, spedizione, certificazioni, batterie, progettazione, sviluppo delle resine saranno tutti costi che verranno ulteriormente ridotti. In più calcoliamo che il successo enorme che ci sta dando Kickstarter di risposta sul pubblico, significa per noi anche non dover affrontare fondi, dunque non siamo stati costretti a mollare delle quote societarie e addirittura stiamo rifiutando i venture capital.

Progetti futuri?
Abbiamo diversi progetti futuri, tra cui quelli anticipati pocanzi, OLO Tab e OLO Pro. Speriamo di riuscire anche a costruire un centro in Italia per cui abbiamo vinto un milione di euro subito prima della Maker Faire. Si chiamerà Fonderi Digitali, centro della manifattura digitale, e sarà un centro con sede a Roma in cui vogliamo coinvolgere le start up, gli artigiani e il mondo dell’innovazione ma con i metodi che piacciono a noi, non con questo modo molto raccontato e poco praticato di fare innovazione in Italia, ovvero quello di alcuni acceleratori che francamente ci paiono un tantino ridicoli. Vorremmo invece proporre soprattutto un centro di sviluppo, di aggregazione e di start up per le società che fanno hardware piuttosto che per le società che fanno app tout court.

Rossana Palazzo