Imprese familiari eredi della moda
22 Gennaio 2019   •   Raffaella Celentano

Eredi della moda: il futuro del Made in Italy nelle loro mani

«Da imprese familiari a gruppi miliardari, i brand italiani guardano al futuro. Ma chi sarà a guidarli? Ecco gli eredi della moda italiana»

Vi siete mai chiesti chi guiderà le grandi maison italiane in futuro? Molti dei brand di moda del nostro Belpaese sono nati, infatti, come imprese familiari e nel tempo sono diventati veri e propri colossi del fashion system internazionale. Colossi che fanno gola ai grandi gruppi del lusso come Kering, LVMH, Richemont o Tod’s Spa. Così, tra offerte e proposte miliardarie, vendite e acquisizioni, il Made in Italy si trasforma. Eppure, ci sono ancora aziende che restano fedeli alla propria tradizione familiare e non cedono ai gruppi internazionali, designando (quasi sempre) i propri successori. Così gli eredi della moda italiana si troveranno, tra non molto, a guidare questi imperi e avranno nelle loro mani il futuro del Made in Italy.

Ma chi sono questi eredi della moda? Quali sono gli stilisti che hanno già designato i propri successori? Scopriamolo insieme…

Armani

Partiamo subito con uno dei casi più discussi del Made in Italy. Giorgio Armani, il re della moda italiana, non ha eredi diretti. Circa due anni fa ha dato vita alla Fondazione Giorgio Armani, che si occupa di progetti di utilità pubblica e sociale, e assicura che gli assetti di governance del gruppo Armani si mantengano stabili. Ci sono, in realtà, tre nipoti del fondatore del brand che potrebbero essere considerati eredi della moda italiana, ma al momento, nonostante siedano nel CDA della società, non hanno ruoli operativi di spicco.

Brunello Cucinelli

Il fondatore dell’azienda è al comando e non accenna a lasciare il timone a gruppi o enti esterni. Inoltre, le sue figlie sono già in azienda e, come nel caso di Armani, la continuità di visione e valori è affidata anche alla Fondazione Federico e Brunello Cucinelli.

Ferragamo

Il caso di Ferragamo è stato esemplare: per evitare che le dinamiche familiari mettessero a repentaglio il futuro del gruppo, si scelse la via della quotazione. Dalla morte del fondatore, nel 1960, Wanda Ferragamo e i suoi sei figli non hanno mai tradito lo spirito di Salvatore trasformandosi allo stesso tempo in un grande marchio del lusso. Oggi ai figli si sono aggiunti anche nipoti e pronipoti del calzolaio di Hollywood, e dopo la morte di Wanda Ferragamo la questione potrebbe riaprirsi.

Max Mara

Il gruppo emiliano resta nelle mani della famiglia Maramotti. I figli del fondatore, Achille Maramotti, Ignazio, Luigi e Maria Ludovica, hanno nove figli, alcuni dei quali già in azienda.

Missoni

La famiglia è sempre stato il fulcro anche per il brand Missoni, fondato da Ottavio e Rosita, e poi guidato dai loro figli e nipoti. L’ultima novità riguarda proprio la terza generazione: Margherita Maccapani Missoni, nipote di Ottavio e Rosita e figlia della direttrice creativa del brand Angela Missoni, ritorna alla guida creativa della linea M Missoni che proprio quest’anno compie vent’anni. La prima collezione sotto la sua direzione debutterà per la primavera estate 2020. Una scelta strategica che mira a conquistare una nuova generazione di consumatori e a fare da elemento trainante per il piano di espansione del gruppo.

Prada

Il gruppo Prada resta ancora saldamente legato ai suoi fondatori. L’attuale gruppo possiede, oltre al marchio Prada, Miu Miu, Church’s e Car Shoe e Pasticceria Marchesi e Miuccia, nipote del fondatore di Prada, ne è il direttore creativo e co-amministratore delegato insieme al marito Patrizio Bertelli. L’azienda è quotata in borsa a Hong Kong e, grazie a questa manovra, si è rafforzata a livello globale e si è messa al sicuro da attacchi esterne. Inoltre, nel 2017 è entrato in azienda anche il figlio maggiore dei coniugi Bertelli, Lorenzo, 30 anni, responsabile della comunicazione digitale dell’azienda. Ancora, Patrizio Bertelli ha spiegato che il figlio “si sta preparando a fare il capo della Prada, sempre che lo voglia”.

Tod’s

Il gruppo dei Della Valle è diventato un grande fautore del passaggio generazionale morbido. Il gruppo è quotato alla Borsa di Milano ed è tra le poche aziende del settore ad aver raggiunto il miliardo di fatturato. Da sempre guidato dai fratelli Diego e Andrea, ma la recente nomina di un CEO esterno insieme ad alcune dichiarazioni fanno capire che la questione del futuro manageriale è da discutere al più presto. Anche in questo caso, la famiglia è garante dello spirito dell’azienda, basato sul valore dell’artigianalità e della qualità e sul rispetto del territorio in cui opera. E ovviamente l’ideale sarebbe che così fosse per sempre, indipendentemente dagli sviluppi alla guida operativa.

Zegna

La dinastia Zegna non accenna ad interrompersi: il nipote del fondatore, Ermenegildo “Gildo” Zegna, è CEO del marchio. In azienda, poi, è entrata anche la quarta generazione e per ora nulla lascia pensare ad un’apertura del capitale a soci esterni o una quotazione in Borsa, che comunque diluirebbe la quota in mano alla famiglia. Anche in questo caso, il legame della famiglia con la sua tradizione e con il territorio fa pensare che la presenza dei discendenti del fondatore sia un fattore chiave per il successo globale non solo del marchio, ma del gruppo.

Raffaella Celentano