A Discovery of Witches: dall’Inghilterra al Borgo Medievale di Torino
«Il set della serie TV Sky A Discovery of Witches sbarca in Piemonte: streghe, demoni e vampiri al Borgo Medievale di Torino»
Accade che la produzione inglese Bad Wolf decida di girare una serie TV in Italia. Accade che metta gli occhi sul Piemonte e che, dopo numerosi sopralluoghi, il Borgo Medievale di Torino si riveli la location perfetta per un fantasy gotico popolato di streghe, demoni e vampiri. Accade che la società di produzione Film Commission Torino Piemonte decida di collaborare alla realizzazione delle riprese.
Il risultato? A dicembre 2020, quando la seconda stagione di A discovery of witches andrà in onda su Sky Italia, potremo ammirare l’incredibile bellezza del capoluogo piemontese (anche) attraverso lo schermo. Incuriosita da questa bella notizia (sono sempre molto orgogliosa dei successi della mia città natale), ho contattato il Direttore della Film Commission Torino Piemonte, Paolo Manera, per farmi raccontare i dettagli di questa collaborazione. Riporto il nostro dialogo e colgo l’occasione per ringraziarlo, così come ringrazio la Responsabile dell’Ufficio Stampa di FCTP Donatella Tosetti, che ci ha messi in contatto.
Intervista a Paolo Manera
Com’è nata la collaborazione tra la Film Commission Torino Piemonte e Bad Wolf?
Siamo stati contattati dalla 360 Degrees Film, società di produzione italiana che si occupa di gestire l’arrivo di grandi produzioni internazionali per l’Italia. Avevamo già collaborato in precedenza per un’altra serie TV, Blood & Treasure, girata a Saluzzo nell’ottobre del 2018. Per la seconda stagione di A discovery of witches si sono messi in contatto con la Film Commission per vedere insieme se ci fossero qui in Piemonte delle location adatte a un set che richiedeva atmosfere tardo-medioevali. Dopo una serie di sopralluoghi in diversi comuni della Regione, la produzione inglese ha trovato nel Borgo Medievale di Torino la location di cui aveva bisogno.
Bene, allora ha già risposto alla mia seconda domanda, ovvero quali sono le caratteristiche del Borgo che l’hanno reso adatto alle riprese.
Allora, tutte le grandi produzioni internazionali – che si tratti di film o di serie TV – partono dalla ricerca di una location che sia in primis “speciale”: qualcosa che possa avere una sua radice storica, un determinato patrimonio architettonico, una scenografia particolare. Ma l’elemento estetico non è l’unico aspetto che determina la scelta: anche la logistica ha il suo peso, perché tu puoi avere a disposizione anche la più bella delle location, ma deve essere raggiungibile e gestibile. E poi – terzo aspetto fondamentale – dev’esserci un accordo, un contratto di utilizzo con un’istituzione pubblica o con un privato.
E il Piemonte?
Il Piemonte ha un benefit in più rispetto alle altre Regioni d’Italia: l’alto numero di personale qualificato: se si ha a disposizione per il set un luogo bellissimo e raggiungibilissimo, ma non ci sono poi maestranze qualificate in loco, viene a mancare una parte importante. E a questo punto il gioco vale la candela solo se c’è un contributo economico tale da compensare questa cosa.
Nel nostro caso, in definitiva, hanno fatto buon gioco questa grande ricchezza di personale qualificato, la disponibilità di una location giusta e il rapporto con un ente con cui c’è confidenza e grande velocità operativa. In più c’è l’aspetto degli incentivi economici: noi abbiamo messo in gioco un certo tipo di supporto durante i sopralluoghi, grazie anche al contributo della Camera di Commercio di Torino. C’è ancora un ultimo tassello: il grande patrimonio torinese di validi attori. La collaborazione con la Bad Wolf e con la 360 Degrees Film ha portato qui una grande troupe, della quale il 30% era costituito da professionisti piemontesi: dalla Location Manager alla Casting Director, e poi più di cento comparse locali.
Numeri importanti.
Sì, e non solo nel caso di questa collaborazione per A discovery of witches. Tanto per dare un’idea, quando abbiamo avuto qui le riprese di King’s Man, film diretto da Matthew Vaughn che uscirà nelle sale quest’anno, in dodici giorni di riprese le comparse e le figurazioni erano più di 1.400. La troupe era di 400 persone, 100 delle quali piemontesi.
Lei pensa che questa “incursione” britannica potrebbe dare risalto a Torino? Il capoluogo piemontese ha già il suo ricchissimo patrimonio, ma questa esperienza potrebbe metterlo ulteriormente in luce nel panorama cinematografico internazionale, favorendo nuove collaborazioni con produzioni estere.
Sì. I primi diciotto anni della nostra attività ventennale sono stati molto utili a posizionarci nella mappa mentale dei produttori italiani, tant’è che diverse produzioni nostrane hanno deciso di cominciare a girare a Torino invece che stare sempre a Roma o andare all’estero. Il mondo delle produzioni internazionali invece è un discorso a parte: fino a poco tempo fa i produttori esteri tendevano a puntare su location italiane già note di per sé. Torino sta iniziando adesso a imporsi, grazie al contatto con produttori esecutivi italiani specializzati nell’essere uomini di fiducia degli americani piuttosto che degli inglesi: con King’s Man, con A discovery of witches e con altre produzioni di questo tipo, stiamo dando i primi colpi a un allargamento al pubblico internazionale. Torino ha una grande ricchezza architettonica, che la rende adatta a “interpretare” diverse Nazioni: qui si possono allestire set cinematografici che facilmente riproducono la Francia, la Svizzera, l’Inghilterra…
È arrivato il momento di dirlo, di raccontarlo non solo agli addetti ai lavori. Ecco perché quest’anno abbiamo in programma una serie di iniziative che mirano a dire al grande pubblico: «Vieni a vedere Torino: in questo cortile, in questo spiazzo, in questo palazzo hanno girato Il Divo di Sorrentino!». È questo che dà vita al cineturismo.
Cecilia Presutti