Vermouth
30 Gennaio 2019   •   Francesca Tantillo

Vermouth: la rinascita di un cult italiano

«Il Vermouth è il vino liquoroso italiano più amato al mondo. Oggi sta vivendo una vera e propria rinascita internazionale ed è tornato protagonista di molti drink»

Il Vermouth, dopo un periodo lasciato in sordina, sta tornando alla ribalta nel mondo della mixology.  Non a caso lo Storico Vermouth di Torino, Cocchi, è stato decretato il campione nella categoria Top Trending Vermouth. Si tratta della classifica pubblicata da Drinks International, il magazine britannico di riferimento per l’industria del beverage. È una vera e propria conferma per il vino liquoroso più famoso al mondo e ciò è anche dovuto all’interesse che l’America ha rivolto verso la mixology italiana. Ed è questa tendenza che ha portato questo vino liquoroso alla ribalta sui mercati.

Vermouth

Proprio per celebrarne il successo, Giustino Ballato, grande esperto di piante e spezie, ha scritto il volume Il Grande Libro del Vermouth e dei liquori italiani, edito da EDT. Qui ha raccolto tutti gli aneddoti, le ricette e ovviamente la storia del vermouth.

«Quando cominciai a studiarli, su Vermouth e liquori esistevano soltanto libri antichi, di difficile reperimento» scrive Ballato. «Mi interessava quindi proporre al lettore un libro che fosse sì documentato, ma anche e soprattutto bello e piacevole da leggere: che controsenso, altrimenti, scrivere un testo noioso a proposito di qualcosa che dovrebbe servire a provare piacere, come bere un buon drink o centellinare un liquore raffinato?»

La storia e le origini del Vermouth

Intorno al Vermouth girano tanti aneddoti e leggende, in primis quelle legate alla sua nascita. Ufficialmente  la sua origine risale al 1786 a Torino. Precisamente nella bottega di Luigi Marendazzo, noto liquorista, in piazza Castello. Qui Antonio Benedetto Carpano ebbe l’idea di miscelare vino Moscato di  Canelli con un infuso alcolico di erbe e spezie delle montagne biellesi. In poco tempo, questo vino liquoroso riscuote un’enorme successo fra i torinesi. Nel 1840 c’erano più di 30 produttori  di Vermouth e liquori nella sola Torino. Fra le 18:00 e le 19:00, all’aperitivo era  diventata consuetudine incontrarsi fra i portici e gustarsi un bicchiere di Vermouth in compagnia. Quella era ormai l’ora del Vermouth: riuniva ai banconi dei bar  tutte le classi sociali. Era una consuetudine torinese. Si poteva gustare in tante varianti: liscio oppure con uno spruzzo di soda; con scorza d’arancia se bianco o di limone per quello rosso. Veniva chiamato “Vermuttino” nella Torino della Belle Époque. Da questo momento in poi per il Vermouth la strada è tutta in discesa. Cinzano,  Branca e Martini sono alcuni dei grandi marchi che iniziano a commercializzarlo.  In breve tempo questa moda si estende dal Piemonte al resto d’Italia, fino a raggiungere i paesi d’Oltreoceano.

Vermouth

Foto presa dalla pagina fb

La ricetta ufficiale però, arriva solo nel 1906 con il sigillo del famoso enologo piemontese Arnaldo Stucchi. Ma, come in tutte le mode, anche quella per il Vermouth passa e per un lungo periodo questo vino liquoroso ha avuto una forte battuta d’arresto. Il cambio di gusti, abitudini e della società a partire dagli anni ‘70  ha influito sui suoi consumi. Oggi, con un’inversione di rotta, il Vermouth è tornato ad essere uno dei protagonisti della movida cittadina, soprattutto a Torino. In San Salvario si trova Affini, uno dei locali da miscelazione più apprezzati che è anche la casa del Vermouth Anselmo, marchio storico fondato nel 1857 che è tornato in auge grazie alla lungimiranza di giovani imprenditori. Negli ultimi anni il famoso vino liquoroso italiano sta quindi subendo una grande riscoperta.

 «Circa dieci anni fa, quando iniziai a occuparmene, il Vermouth stava vivendo un evidente paradosso. Se da una parte continuava a essere apprezzato in tutto il mondo, contribuendo a rendere famosa Torino e l’Italia, dall’altra invece conosceva un profondo oblio proprio nella sua città natale, dove il suo immaginario rimaneva legato al remoto ricordo degli antichi bar sabaudi o della bottiglia, un po’ polverosa, custodita in casa dal nonno. Il Vermouth sapeva di cosa andata, appartenente a un’epoca destinata a non tornare più». Dice Ballato

Come produrlo a casa?

Ballato nel suo libro spiega anche come rifarlo in casa. Don’t worry! Farlo non è difficile e  ovviamente non servono grandi macchinari. Ecco cosa serve: buon vino bianco, alcool, zucchero ed estratti aromatici.

Vermouth

Foto presa dalla pagina fb

Sempre nel volume  anche qualche piccola chicca per creare ottimi cocktail a base di questo vino liquoroso. Il libro di Ballato propone 40 modi per servire Vermouth e liquori a casa propria, seguendo ricette storiche e ricette d’autore studiate assieme al barman Michele Marzella di Affini. Sarà un caso che nel 2017 è stato anche fondato l’Istituto del Vermouth di Torino? Direi di no. Il suo obiettivo è quello di valorizzarne la qualità e  di espanderlo sul mercato, attraverso il lavoro sinergico dei produttori dell’Istituto: Berto, Bordiga, Del Professore, Carlo Alberto, Carpano, Chazalettes, Cinzano, Giulio Cocchi, Drapò, Gancia, La Canellese, Martini & Rossi, Giovanni Sperone, Vergnano e Tosti.

Francesca Tantillo