Alberto Cartasegna
07 Marzo 2016   •   Snap Italy

Helpling, faccende domestiche nell’era del digitale

«Helpling è l’intuizione geniale che può risolvere problemi come il lavoro nero e la disoccupazione» 

A chi non piace avere la casa in ordine, linda e pinta al ritorno dal lavoro, o anche semplicemente avere qualcuno che lo possa fare al posto nostro? Esistono gli addetti alle pulizie, le colf, ma trovarne di validi e mettercisi in contatto, non è sempre così semplice come sembra. Helpling è la piattaforma che ponendosi queste stesse domande, è riuscita a rispondere. Permette infatti di selezionare, a proprio piacimento e secondo le proprie esigenze, uno dei candidati alla pulizia della nostra casa. Si tratta della piattaforma numero uno al mondo, esclusi gli Stati Uniti, nel ricercare e fornire addetti alle pulizie. Ma Helpling non è solo questo, è anche la realizzazione di una scommessa sul Belpaese, una nuova frontiera di lotta al lavoro nero e, per quanto possibile, alla disoccupazione. Insomma è una scatola all’interno della quale ce ne sono nascoste molte altre.

Noi di Snap Italy abbiamo intervistato Alberto Cartasegna, co-founder e country manager di Helpling

Cos’è Helpling ?
Helpling è semplicemente un sito attraverso il quale chiunque può trovare un addetto alle pulizie, una colf. La prima comodità di affidarsi a questo servizio, rispetto ai metodi tradizionali, che sono essenzialmente riconducibili al passaparola, è il fatto che se hai delle difficoltà nella ricerca, magari perché ti trovi in una città nuova, o se hai bisogno di disponibilità immediata, puoi contare su di noi. Il nostro brand è sinonimo di qualità e affidabilità, considerando soprattutto il processo di selezione che svolgiamo su chiunque voglia collaborare alla nostra piattaforma. La seconda comodità è il pagamento online, che avviene solo 72 ore dopo l’avvenuta pulizia. Questo permette anche di avere il tempo per lasciare un feedback sulla pulizia e, qualora si necessitasse di una pulizia ricorrente, anche di esprimere un gradimento o una preferenza su un certo addetto, così da ingaggiarlo anche per le prossime volte.

Passando alla praticità, come funziona ?
Basta andare sul sito, inserire il proprio CAP, il che ci permette di verificare se siamo attivi in quella determinata zona, e poi l’indirizzo; successivamente c’è un format che guida attraverso la prenotazione e consiste nel compilare una serie di indicazioni utili a calcolare quanto tempo serve per pulire l’appartamento, il tipo di pulizia che si richiede. Dopodiché si indica data, ora e luogo, si inseriscono eventuali informazioni aggiuntive o indicazioni speciali e si procede alla registrazione automatica, dove si stabilisce anche il metodo di pagamento, che puoi avvenire tramite carta di credito, Paypal o bonifico.

Combattere il lavoro nero è sicuramente una delle vostre priorità, giusto ?
Certo. Oggi in Italia sono sostanzialmente due i metodi per pagare un addetto alle pulizie, uno è quello di assumerlo in regola con un contratto, il che ha le sue problematiche oltre ad essere abbastanza dispendioso, l’altro è quello dei voucher, che però non ha successo, anzi si tratta in realtà di un metodo che incentiva il nero. Perciò noi auspichiamo che queste soluzioni digitali, come Helpling, vengano in qualche modo riconosciute come un terzo metodo di pagamento del lavoro e incluse anche in un piano di eventuale riduzione del problema del nero. Stiamo dialogando con le istituzioni stesse per ottenere questa nuova forma di sensibilizzazione del tema, e con ASSINDATCOLF per cercare di capire come mai in Italia non sia possibile scaricare questo tipo di spese, mentre negli altri paesi lo sia. È chiaro che permettere alle famiglie di scaricare il costo di un Helpling, vuol dire incentivarle a pagare un servizio legale.

In che modo è avvenuto il passaggio dalla Germania all’Italia ?
La piattaforma è stata lanciata in Germania quasi due anni fa. Una volta avviata e ottenuti i finanziamenti da Rocket Internet, grande acceleratore e finanziatore di startup, si è deciso di fare business anche in Italia. C’è questo quindi un incontro tra questo acceleratore e me, portando quindi all’inizio di questa mia esperienza come country manager. Ho studiato il mercato italiano e mi sono reso conto che era pronto, sia per cultura che per mancanza di soluzioni efficaci. In Italia Helpling è stata lanciata nel settembre 2014.

Perché la Germania ha deciso di dare fiducia al nostro Paese, di puntare su di esso ?
Perché il mercato italiano, anzi più in generale noi italiani, abbiamo una cultura della casa, della pulizia, di tutto ciò che è ambiente domestico, molto più sviluppata rispetto ad altri paesi del mondo. E poi anche perché c’è questa forte presenza del nero che nasconde una grande richiesta di trovare una soluzione efficace al più presto.

Come sta andando il mercato in Italia ?
I risultati sono stati più che ottimi, abbiamo pulito diverse migliaia di appartamenti, avendo una rosa di partner che hanno scelto Helpling di circa un centinaio di persone. Abbiamo deciso di estenderci nelle principali città italiane, anche se Milano, Roma e Torino sono i centri nevralgici del business. C’è invece un problema nel sud Italia perché lì la cultura del nero è abbastanza ben radicata e quindi si tratta di un mercato difficile da penetrare. Anche su questo fronte stiamo cercando delle soluzioni.

Pensa che un progetto del genere possa essere incisivo anche sulla disoccupazione ?
Si, è sicuramente una risposta alla disoccupazione, non nel senso di essere una soluzione assoluta, ma un sito di lavoro 2.0 che permette di avere grande flessibilità, a livello sia spaziale che temporale, con guadagno proporzionato alle proprie scelte. D’altro canto è anche un’opportunità per chi è sempre stato abituato a lavorare in questo settore ma, a causa della crisi, è stato costretto a rivolgersi al lavoro nero, senza volerlo oppure per chi magari ha sempre lavorato negli alberghi, nel settore pulizie o ha fatto assistenza in centri di recupero, riposo. O ancora per chi ha bisogno di un lavoro part-time che copra solo parte della giornata. In questo la risposta è assolutamente positiva, si tratta di un modo per incidere sul fenomeno della disoccupazione, dando opportunità di lavoro.

 

Chiara Rocca