Tuscia experience
05 Ottobre 2018   •   Carolina Attanasio

Tuscia Experience: viaggio nell’eccellenza viterbese

«È arrivato il momento di scoprire la Tuscia viterbese, fatelo con Tuscia Experience, un tuffo nell’artigianato e nelle produzioni locali sarà il vostro viaggio nel tempo»

La mia avventura con Tuscia Experience a Viterbo si è materializzata pochi giorni or sono, anche se è da circa un anno e mezzo che gravito nel mondo degli artigiani italiani. Una razza, amici miei, che difficilmente può essere descritta, se non andando a studiarla di persona, come si fa con quelle specie meravigliosamente rare che ancora popolano la Terra, sfidando a testa alta il futuro, restando saldamente ancorati alla tradizione. Questo preambolo per dirvi come ho avuto l’onore e l’onere di andare a conoscere una razza di artigiani che la “tigna”, come si dice a Roma, ce l’ha stampata in faccia, a metà tra un grande sorriso e lo sguardo di chi sa di conoscere dei segreti da custodire gelosamente, perché non vadano persi nel logorìo della vita moderna.

Prequel: la Tuscia viterbese è stupenda. Già questo dovrebbe bastare per alzare i tacchi e andare a farci un giro, ma non sareste preparati a sufficienza. Così la pensa anche la Camera di Commercio di Viterbo, nella persona di Annamaria Olivieri, che con Tuscia Experience ha dato il via a un progetto di promozione delle eccellenze locali, sulla scia del turismo esperienziale: vai in bottega, lavori con l’artigiano, il risultato è tuo. Ho passato due giorni a conoscerli tutti ed è andata più o meno così.

Tuscia Experience: gli artigiani

La prima cosa che ho capito è questa, nel 2018, se sei un artigiano, è per due motivi: o lo sei da generazioni o facevi tutt’altro nella vita e un bel giorno hai dato di matto e intrapreso un percorso completamente opposto. Difficilmente vedrete una terza opzione. In entrambi i casi, la cosa mi affascina a livelli fotonici e ben volentieri mi tuffo nella prima bottega di Viterbo, l’Antica Legatoria Viali, ed è subito amore. Lucia e Hans sono il ritratto spiccicato di due esseri fantascientifici, che in pochi metri quadri danno vita a piccole opere d’arte, sottoforma di carta e pelle. Subito mi cimento – con discutibili doti manuali – nella rilegatura di un’agenda e la sensazione è a metà tra tornare all’asilo e l’imbarazzo di non riuscire a fare bene una cosa apparentemente semplice. Hans, che ha una lente tonda e una rettangolare ai suoi occhiali, mi sembra uno che può tranquillamente conoscere il senso dell’universo, ergo mi fido ciecamente quando mi mostra come terminare l’opera. In una parola, fatelo anche voi vi prego. Mentre mi riprendo da quest’esperienza al limite del paranormale sono già da Cinzia e Daniela di Artistica, ed è subito Master of ceramica antica. Queste due signore, sotto la coltre di sobria eleganza tipica del posto, nascondono doti e conoscenze così antiche da andare a perdersi nell’alchimia. Armatevi di pazienza, perché la ceramica non la conoscerete di certo in pochi minuti, è una donna che svela lentamente i suoi segreti. Nel frattempo, ne saprete di più sulle zaffere, lavorazioni tipiche viterbesi, più tutto lo scibile da qui al 1200. Come essere a lezione di storia dell’arte, in pratica, solo che i professori sono quelli offerti da Tuscia Experience.

Simonetta Coccia di Coccia Sesto dev’essere degna figlia di suo padre, da cui – mi perdonerà se mi permetto – sono certa ha ereditato lo sguardo e la determinazione. Questa donna, insieme alla famiglia, è la regina della norcineria, oltre a essere la persona che può svelarvi i segreti della susianella, un insaccato di origine etrusca, presidio Slow Food. Qui potete cimentarvi a confezionare insaccati e, consiglio grandissimo, degustarli. Chapeau. Civita Castellana non è poi così lontana, e Mastro Cencio lo sa bene: modestia e maestria circondano lui e la sua bottega, dove riproduce alla perfezione manufatti medievali e falisci, provate per credere. Non sarete bravi come lui, scordatevelo, ma armeggiare con tecniche antiche vi avvicinerà all’essenza di questo territorio. Maria Grazia di Bell’Ornato vive in un mondo fatto di vetro, entrateci in punta di piedi, per cortesia: se sarete bravi, riuscirete a realizzare degli acchiappasole, lavorando e levigando il vetro, perdendovi nei colori della sua bottega, un posto che – come lei – sembra fatto per una favola di Lewis Carroll.

La sera si cena a La Comitissa, posto raffinato nella forma e nei modi dei padroni di casa, ed è l’occasione per conoscere Antonio e Claudio, rispettivamente caciaro e birraio: i due, in men che non si dica, mettono su una degustazione di tutto rispetto, solo parlandosi e mescolando alla perfezione formaggi e gradazioni alcoliche. In meno di 5’ minuti siamo tutti amici, Antonio è di quelli che ti accoglie al suo Fiocchino come se fossi uno di famiglia, ti fa lavorare sui segreti dei suoi formaggi per poi goderteli nell’aia di campagna. Claudio, quasi papà, è della generazione “giovani che tornano da dove sono venuti”: torinese per un bel po’, con Itineris ha riportato in Tuscia Experience  la passione per la birra e l’entusiasmo della gioventù.

Il mattino dopo ha il titanio in bocca, quello di Pina da Vignanello, occhi profondi e filosofia zen per questa donna che vive immersa nella natura del suo giardino, da cui sembra prendere le energie che riversa nei suoi preziosi gioielli, antichi e potenti come l’alone che lei stessa emana. Qui scegliete la vostra pietra e la lavorate con lei, incastonandola nel ricordo.

Il tempo è clemente e ci permette, all’interno della nostra Tuscia Experience, di scoprire una chicca assoluta, Palazzo Farnese a Caprarola, dove l’unica parola che posso spendere è “andateci”. Pensavo di aver visto tutto e invece la vera Tuscia Experience deve ancora arrivare. Finisco a casa di Antonella, della bottega Sapori di ieri, e mi ritrovo nel posto che in cui sognavo di essere da mesi: un portico soleggiato in campagna, in compagnia di tanti sorrisi pronti per il pranzo della domenica. Persone conosciute da pochi minuti diventano i miei migliori compagni mentre degusto le meraviglie del territorio. Antonella, di base, produce nocciole, ma una forza della natura come lei non poteva fermarsi qui. Il suo orto a km zero diventa la base per la raccolta e il confezionamento di erbe aromatiche, conserve, confetture e dolci: ciascuna di queste cose è a tanto così dalla perfezione assoluta.

Non sarebbe un pranzo della domenica senza la pasta di Canepina di Guido Fanelli, un uomo che sa più cose sui grani di quante ne sappiate su voi stessi, legatissimo al territorio e fiero produttore dei “maccaroni”, una sottile pasta locale di cui è l’unico produttore in scala. Marco Camilli, farmacista pentito e ottimo fotografo dallo sguardo fulmineo, è l’uomo che ci introduce al sacro graal della lenticchia di Onano, da lui coltivata e cucinata in una zuppa di legumi e cereali d’altri tempi. Marco è uno di quelli che deve aver deciso che vivere al ritmo dei campi è l’unica cosa che conta nella vita, e come dargli torto. La voce squillante di Armando Mortet, orafo da generazioni, mi riporta all’ordine e mi improvvisa orafa a mia volta, a lavorare un anello in cera che le sue mani sapienti trasformeranno in bronzo: mentre lo faccio, mi racconta che lui voleva fare il musicista, che poi la bottega ha avuto la meglio, ma che in fondo con i metalli ci gioca da prima di camminare, e sono parte di lui. A fine lavoro mi saluta perché deve andare a suonare con la sua banda, e mi ricorda che le passioni non  muoiono mai.

 

Siamo in ritardo sulla tabella di marcia di Tuscia Experience ma poco ci importa, nessun pranzo della domenica è stato mai consumato in fretta e l’aria di casa che tira nella Tuscia viterbese fatica a staccarsi dalla pelle. Prima di ripartire si fa un salto a Bagnaia, a perderci nel tramonto dei giardini di Villa Lante. Mi scappa un’ironico “che palle, quest’Italia”, su cui si ride nel giro di un secondo. Che palle perché tutta questa bellezza mi travolge, vorrei abbracciarla ma è troppo più grande di me e mi commuove. Tuscia Experience è così, ti surclassa di semplicità e ti emoziona, anche stavolta imparo che un territorio è fatto di chi lo vive, ancor prima della pietra su cui poggia.

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Carolina Attanasio