fried taralli
07 Marzo 2018   •   Redazione

Taralli fritti: a Napoli gli unici ed originali

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“Napoli è la culla di tante delle più buone specialità italiane. E anche stavolta si è dimostrata all’altezza. È di una friggitoria napoletana, infatti, l’invenzione dei taralli fritti. A vederlo non sembra diverso dal classico tarallo napoletano, ma assaggiatelo: capirete la differenza!”

L’idea della friggitoria Passione di Sofì è geniale. Prendere un classico della cucina partenopea e rivisitarlo senza stravolgerlo. Sono i taralli fritti di Napoli (qui l’itinerario per scoprire la Napoli segreta) ma allo stesso tempo non lo sono. Nuova è la vita e nuovo è il sapore.

Taralli fritti napoletani: la storia

Il tarallo napoletano nasce dagli scarti recuperati di impasti del pane mischiati con pepe e sugna e cotti al forno. Successivamente sono poi state aggiunte le mandorle. Questo è un classico irrinunciabile per chi si trova a passeggiare sul lungomare napoletano: taralli ‘nzogna e pepe con una bella birra. I taralli fritti di Passione di Sofì hanno riscosso un notevole successo: la friggitoria, in via Toledo 2016 a Napoli, ha recentemente lanciato questo prodotto. Stessi ingredienti del tarallo classico, cambia solo la cottura. Grassi dentro e grassi fuori. I taralli fritti si stanno facendo strada nel panorama dello street food napoletano e non sarà per nulla una fatica abituarcisi.

Ma qual è il segreto dei taralli fritti napoletani? Se gli ingredienti sono ben noti a tutti, il metodo di preparazione resta un mistero. Ecco la lista degli ingredienti: strutto, mandorle baresi, farina biologica poco raffinata, pepe nero di cayenna, sale integrale di Sicilia, lievito madre e acqua. Ha l’aspetto e tutto il sapore del tarallo napoletano e la consistenza di una ciambella.

Passione di Sofì, la tradizione moderna

“Tradizione moderna” è il motto di questa fantastica friggitoria che rispetta la tradizione ma, allo stesso tempo, è sempre alla ricerca di nuovi sapori. Materie prime di qualità e attenzione ai particolari sono lo specchio dell’amore per la genuinità, che per questo locale è tutto. I prodotti vengono cucinati così da preservare le loro caratteristiche che li contraddistinguono. E l’insegna del locale riflette questa tradizione moderna. Campeggiano su di essa: il ciurillo, il filoncino, il calzone (scarola e olive o salame e ricotta), i crostoncini di ricotta, le verdure pastellate, il crocchè con prosciutto e friarielli, le zeppoline, le frittatine, gli arancini (Palermo o Catania?), gli scagliuozzi, le montanare. Frittelle e baccalà, gamberi e calamari, pizzette di cicinielli e alici di Cetara. Serve aggiungere altro? Tutta la tradizione è qui e, pur rispettando i sapori di un tempo, le ricette sono originali e innovative.

Ma chi è Sofì? La napoletana che fece innamorare Ferdinando I di Borbone, il Re “Lazzarone”, con le sue doti culinarie. La bellezza di questo locale è che al primo piano si può trovare una ricostruzione della casa di Sofì, un ambiente in cui resta intatta la veracità di una delle cucine migliori al mondo. I clienti possono quindi, gustando le prelibatezze della migliore tradizione di Napoli, godersi l’atmosfera vivace tipica delle case napoletane.

Il fritto? Fa bene!

Il fritto che non fa male, secondo Angelo Terzo, patron di Passione di Sofì: «la frittura viene da sempre consumata come un cibo di strada. Già nel 2500 a.C. in Egitto era una pratica diffusa, così come nell’epoca romana. Anche a Napoli ha origini antiche, è un rito, uno stile di vita, perché fa parte della cultura partenopea che vive la città anche nelle sue strade, nei suoi vicoli, nei suoi luoghi. Ad oggi poi diversi scienziati dopo nuove ricerche, hanno scoperto che la frittura non sia dannosa come si racconta da anni ma addirittura sembra essere un ottimo modo per prevenire molte malattie come il cancro, anzi. Ed inoltre è affermato che le verdure mantengono le loro proprietà nutritive di più se fritte nell’olio d’oliva rispetto a quando sono cotte in acqua. Il segreto è usare l’olio giusto, e non esagerare, come in tutte le cose».

Che ne pensate, sarà vero? Sani o no, sicuramente non appena farò un salto a Napoli la tappa obbligata per assaggiare questa nuova specialità la farò!

Ilaria Roncone

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