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19 Novembre 2020   •   Anita Atzori

Street Art a Roma: ecco gli artisti che devi conoscere!

«Snap Italy segue l’onda della Street Art a Roma e vi porta alla scoperta degli artisti più influenti del panorama romano. Una carrellata di fabbriche dismesse, palazzi abbandonati e piazze dimenticate, per rivivere una delle forme d’arte più originali dell’epoca»

Street Art, una parola molto cara agli amanti dell’arte urbana. Un movimento che si pone a metà tra la pop art e il graffittismo, un tripudio di colori che spesso rilancia temi caldi e grandi espressioni di pensiero. La street art, anche conosciuta come “arte di strada”, arriva in Italia negli anni ’90 diffondendosi principalmente in tre grandi città: Bologna, Milano e Roma. A Milano la street art assume sin da subito una connotazione di protesta diventando il fenomeno di massa e repressione contro il potere e le forme di governo; a Bologna invece sembra concentrarsi nell’intervento decorativo più sublime, aree metropolitane dismesse, vecchie fabbriche abbandonate diventano il punto focale di un rinnovo artistico e architettonico. Una rinascita strutturale di quei luoghi ormai dimenticati da Dio. A Roma tutto cambia. La street art a Roma è questo e tanto altro ancora

La street Art nella Capitale

A Roma l’arte non è solo arte, e la natura stessa sembra averlo capito. Qui si svolge forse la più grande rivoluzione culturale e artistica della penisola. Un cambiamento radicale che coinvolge artisti e cittadini comuni, con una collaborazione assidua e un supporto inizialmente impensabili. Si parte dalla periferia per realizzare opere in grado di portare rinascita e bellezza a luoghi della Capitale nascosti o completamente dismessi e degradati. Perché la street art a Roma prima di tutto è bellezza!

Gli artisti che si susseguono nella Capitale sono persone apparentemente normali: normali perchè nessuno potrebbe immaginare che dietro quelle mani ci siano estri creativi degni di mille rappresentazioni al Louvre. Sono ragazzi come tanti altri, con la differenza che nelle loro vene non scorre il sangue ma l’arte più pura. Arte che nasce dalla strada, dai vicoli, dalle piazze,dalle coscienze umane. Arte che non è solo passione ma libertà di pensiero e punto d’incontro con altre culture. Arte che diventa street art a Roma, in un mix che regala emozioni a non finire.

Street art a Roma: parla Diavù

A David Vecchiato “Diavù, fondatore nel 2010 del progetto M.U.Ro. (Museo di Urban Street Art Roma) abbiamo chiesto come si è avvicinato al mondo della street art a Roma e lui molto semplicemente ci ha risposto così:

«Da molto giovane nel 1992 giravo per Roma, soprattutto di notte, attaccando poster che riproducevano il mio personaggio Kontrol, un freak napoletano molto grasso e peloso, vestito solo coi mutandoni rossi alla Topolino e con testa da preservativo nero. C’era lui al centro dell’immagine e il muro dietro trivellato di colpi, sanguinante. E sopra la scritta “Katzyvari”.
Si trattava di una specie di pubblicità subliminale della fanzine a fumetti con quel titolo, che realizzavo con degli altri disegnatori e che mandavamo in edicola in tutta Italia. Pensavamo di essere stati chissà quanto astuti a convincere il distributore, in realtà era ovviamente lui il furbo che ci stava togliendo un sacco di soldi che non avevamo e che al terzo numero ci fece chiudere coperti di debiti.
Col senno di poi quelle scorribande notturne erano proprio una forma di Poster Art/Street Art. Ma all’epoca c’era solo il Writing che si esprimeva artisticamente negli spazi urbani, quindi a noi – anche se eravamo studenti dell’Accademia di Belle Arti e quello che riproducevano i poster erano disegni – attaccando quei manifesti disegnati per strada ci sembrava di fare solo affissione abusiva. Anche se la predisposizione a portare la mia arte fuori da tela e carta ce l’avevo nel sangue, infatti già cinque anni prima avevo dipinto il cofano di un’auto e, in genere, disegnavo e dipingevo su ogni cosa avessi a portata di mano. Fu così che, quando decisi di dipingere murales molti anni dopo attorno al 2008-2009, mi fu del tutto naturale.»
Allo stesso Diavù chiediamo poi come si possa valorizzare questo tipo di arte in una città cosmopolita e multietnica come Roma, ma lui nella sincerità più assoluta afferma:

«A Roma, città d’arte per eccellenza, la produzione di queste opere può operare una rivoluzione estetica – e non solo – e si dovrebbe valorizzare ed incentivare grazie a una presa di coscienza dell’Amministrazione pubblica che dovrebbe aprire un dialogo serio e a più livelli con artisti, curatori e organizzatori di progetti di arte urbana, depenalizzando il più possibile quella spontanea (che chiamiamo “illegale”) e collaborando con chi si occupa con competenza, qualità e con ottimi risultati dei progetti più strutturati.»

Il punto di vista di Diamond

Dopo David Vecchiato facciamo la conoscenza di uno degli artisti più conosciuti del panorama romano. Lui è Diamond, attivo già dal ’93 nella scena writer col suo tocco stilistico elegante ma provocatorio. Un ragazzo che coltiva passo per passo le sue ambizioni alternando spray, matite, pennelli e inchiostro giapponese non solo sui pezzi di carta ma anche sui muri. A lui abbiamo chiesto perchè la scelta di questo nome: «La scelta del nome Diamond risale al periodo in cui ho dovuto reinventare la mia figura di writer sul finire degli anni ’90(il mio nome precedente era “Heroin”). Metaforicamente parlando, le numerose sfaccettature del diamante riflettono le innumerevoli personalità che risiedono in me. Stilisticamente mi ritengo schizofrenico, poliedrico, eclettico. Non esiste altro nome che possa riassumere al meglio queste mie caratteristiche artistico patologiche. Del resto il diamante è considerata la più nobile tra le pietre nobili. »
Diamond è sicuramente un artista particolare, estroso e perchè no, folle. Folle nella maniera più salutare che ci possa essere, ed è per tale motivo che sorge spontaneo domandarsi quale sia il suo punto di forza. «Il mio punto di forza maggiore è anche la mia maggiore debolezza… è la mia malattia, ovvero non riuscire mai a fermarmi, continuare a disegnare come se fossi in preda a un meraviglioso autismo. Le maggiori fonti di ispirazione per me provengono da tutto ciò che si esprime attraverso una poetica malata e da un universo onirico che rispecchi e descriva il delirio immerso in una estrema eleganza.»

Parla Lucamaleonte

Infine c’è lui, Lucamaleonte. Classe 1983, romano Doc, conosciuto non solo in Italia ma anche all’estero grazie alle numerose esposizioni negli Stati Uniti, in Australia e nel Regno Unito. Viene spontaneo domandargli dopo tutto questo successo quali siano i progetti di cui si sente più fiero e la sua risposta netta e precisa non può che essere più esaustiva: «Al momento sono molto più contento dei lavori di illustrazione piuttosto che i murales, ma se devo pensare ad un lavoro su muro, paradossalmente è un muro piccolo e non è neanche in città, è il muro che ho realizzato qualche anno fa per il festival “Pop up!” nella provincia di Ancona in una azienda agricola.»
A volte è curioso sapere come vedano il proprio futuro gli artisti di street art a Roma, capire cosa sognano e cosa c’è nella loro mente tra dieci anni. Luca ad esempio il suo futuro lo immagina così: «Spero di riuscire a continuare a fare quello che faccio e riuscirci a vivere in una maniera dignitosa, come sta succedendo ora, vorrei ridurre il ritmo della produzione murale, perchè noto che c’è una sovraesposizione che ritengo esagerata, e poter lavorare il più possibile come pittore ed illustratore, ma non nego che mi piacerebbe avere più tempo per tornare in strada a fare qualcosa più liberamente.»
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Questo è solo un piccolo assaggio di street art a Roma, una passeggiata virtuale tra luoghi e persone che hanno lasciato nella Capitale un grande patrimonio artistico tra i più effervescenti dell’epoca contemporanea. Un’esperienza di forte impatto per gli amanti della periferia dall’animo ribelle. Una scusa in più per conoscere Roma e i suoi segreti!
Anita Atzori