12 Dicembre 2017   •   Snap Italy

Sport in Italia: il “divaning” batte il calcio

«Numeri alla mano cerchiamo di capire qual è la situazione dello sport in Italia. Dalla presenza nelle scuole alle scelte sull’attività da svolgere, dal rapporto con le istituzioni alla disabilità ecco una piccola panoramica sullo sport nel Belpaese»

Che sia importante fare attività fisica è un dato di fatto: non serve certo che venga suggerito da autorevoli e legittimi pareri medici; quella dell’osservanza di una corretta compliance, sia alimentare che fisica, dovrebbe essere una pratica naturale, insita in ognuno… Però, purtroppo, non è affatto così: in effetti lo sport in Italia marcia ad un ritmo piuttostro ridotto.

A cominciare dal sistema scolastico: l’Italia, a livello europeo, è per davvero il fanalino di coda. Si concedono due sole ore di educazione fisica alla settimana, in Francia invece, giusto per fare un esempio, le ore sono già quattro. E in altri Paesi va addirittura meglio. Se alla scarsità di ore riservate alla ginnastica a scuola si aggiunge il fatto che la stragrande maggioranza degli studenti considera quel tempo non attività formativa ma una sorta di intervallo 2.0, c’è ben poco di cui stare allegri.

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A ciò si deve sommare che praticare uno sport in Italia è dispendioso per la famiglia: iscrivere i bambini ed i ragazzi ad una squadra sportiva o ad un centro atletico comporta non solo il pagamento di rette più o meno onerose, ma significa anche doversi fare carico di tutta l’attrezzatura afferente alla disciplina che si intende praticare. E qui, per fare un esempio, si passa dalle poche decine di euro per sport come il nuoto o le attività acquatiche alle centinaia o migliaia di euro per discipline più elitarie, come  il ballo (liscio, da sala, latinoamericani eccetera) oppure gli sport di destrezza come potrebbe essere il tiro con l’arco.

E non va meglio per gli adulti già inseriti nel mondo del lavoro: se da un lato la situazione della sostenibilità dei costi può essere risolta grazie al fatto di percepire uno stipendio proprio, dall’altro si deve fare i conti con la concreta mancanza di tempo libero, cosa che influisce negativamente sulla pratica sportiva. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT, però, le cose sembrerebbero essere in leggero miglioramento. Coloro che praticano uno sport sarebbero circa 20 milioni di persone, con un incremento di quasi il 3% rispetto al dato precedente, ma il livello di sedentarietà è allarmante: il 40% degli Italiani non pratica alcuna attività sportiva. Tuttavia non c’è alcuna omogeneità nella loro distribuzione: al nord i sedentari sono molti meno rispetto al sud ed alle isole, dove si arriva sono ben oltre il 50% del totale.

Gli sportivi si possono dividere in diverse categorie, a seconda della frequenza con cui praticano l’attività prescelta:

  • addicted, ovvero coloro che fanno sport in Italia almeno 4 volte la settimana: sono circa il 16% del totale degli aderenti ad un’intervista sul tema sportivo. Generalmente sono i più convinti, i più irriducibili: prescindono spesso e volentieri dalle condizioni climatiche perché per loro praticare sport è un’attività irrinunciabile;
  • challenge, cioè quelle persone che almeno due o tre volte la settimana si dedicano allo sport. Grossomodo corrispondono a circa il 25% del totale;
  • acrives, sono tutti coloro che una volta alla settimana, e solo quella, praticano sport; sono circa il 18% quelli che scelgono di allenarsi con questa frequenza.

E tutto il resto? Tutti gli altri sono coloro che hanno fatto “divaning estremo” il loro sport in Italia prediletto: divano, divano, divano e ancora divano. Massimo della varianza: alternare il divano con la poltrona e praticare attività fisica al massimo una o due volte l’anno. Bisogna, però fare una distinzione: inattivi non vuol dire sportivi occasionali. Sono due categorie diverse. Gli sportivi occasionali sono ben il 31% del totale degli intervistati e sono coloro che hanno bisogno di una solida e valida motivazione per fare sport, almeno saltuariamente: la corsa campestre organizzata tutti gli anni dalla propria città, piuttosto che la partita di basket o di calcetto mensile coi colleghi dell’ufficio o altre attività simili. Se guardiamo la questione dal punto di vista agonistico, la prospettiva non è proprio allettante… Tutt’altro: solo il 7,6% degli italiani è tesserato ad una delle Federazioni Nazionali. Meno di 1 su 10: il dato, appunto, è piuttosto sconfortante.

Perché si pratica troppo poco sport in Italia?

Il domandone del secolo: perché gli italiani non sono così sportivi come sarebbe auspicabile? Le motivazioni sono varie e almeno una l’abbiamo anticipata, anche se solo in parte: il costo che si deve sostenere per praticare attività sportiva. Di quanto accade per i bimbi ed i ragazzi in età scolare si è parlato nel paragrafo precedente; ma il quadro cambia poco se si guarda anche dal punto di vista di chi ha già qualche anno in più, ovvero giovani, studenti universitari e lavoratori. Il bilancio familiare, se non è roseo, prevede dei tagli alle spese non indispensabili: e l’attività sportiva è tra le prime voci a venire depennata.

Un altro dato interessante: sebbene le donne siano di sicuro più costanti degli uomini nel praticare sport, il loro numero è molto inferiore rispetto a quello dei maschi. Nello svolgere attività fisica, quindi, ancora si assiste alla presenza di una roccaforte mascolina, se così la vogliamo chiamare, che guarda con diffidenza al gentil sesso: sarebbe invece auspicabile che anche nello sport aumentassero le cosiddette “quote rosa”; questo preconcetto va eliminato nel minor tempo possibile. Ci sono altre ragioni che inducono gli italiani a non praticare sport: oltre alla gettonatissima mancanza di tempo, c’è anche una mancanza di interesse riguardo queste attività; per non parlare poi di chi si sente troppo vecchio per fare movimento oppure troppo intimidito perché crede di non avere le qualità necessarie o di essere inadatto.

Sport individuali o di squadra?

L’importante è muoversi! Si deve scegliere un’attività sportiva che piaccia: poco importa se sia individuale o di squadra. L’essenziale è che coinvolga, che appassioni e che induca a mantenere costante l’impegno di praticarla. In una classifica riguardo le attività sportive predilette dagli italiani, sul podio troviamo la classica e canonica triade: calcio, pallavolo e basket. Medaglia di legno al tennis, ma è dal quarto posto in giù che arriva la vera sorpresa: la “top five” è chiusa dalla pesca sportiva e dalle attività acquatiche/subacquee. A parte il nuoto che è un evergreen, stupisce la presenza di altre discipline considerate, a torto, minoritarie o troppo elitarie.

Interessante notare anche come l’escursionismo, ovvero tutto ciò che va dalle lunghe passeggiate all’alpinismo, è in forte crescita, a dimostrare che agli italiani camminare piace parecchio, soprattutto quando ciò implica la scoperta di scorci mozzafiato ed angoli pittoreschi.

Sport e disabilità

Se si parla di sport, impossibile prescindere dalla sua potenza comunicativa se considerato dal punto di vista di persone con abilità diverse. Lo sport è un incredibile strumento non solo aggregativo ma anche inclusivo: esistono infiniti progetti dedicati all’incentivare la pratica di attività e discipline sportive anche per coloro che sono affetti da disabilità fisiche o psichiche. Uno di questi, ad esempio, è attivo da sette anni a Torino: si tratta di Insuperabili, ovvero di un progetto che unisce disabilità e calcio, utilizzato come strumento per aiutare i diversamente abili ad integrarsi nella società.

Ad Insuperabili collaborano non solo allenatori e preparatori atletici ma anche psicologi, logopedisti e fisioterapisti in modo tale da garantire una cura a tutto tondo degli atleti. Esiste anche uno shop correlato al progetto: Insuperabili Shop. In esso si vendono abiti ed il ricavato è utilizzato sia per finanziare il progetto Insuperabili che per aiutare i ragazzi con abilità differenti ad inserirsi nel mondo del lavoro. Non esiste solo il calcio però. Sono moltissime le possibilità per gli atleti disabili di praticare sport. Si va dal basket al tennis, dalla canoa alla vela, dall’equitazione agli sport di destrezza come il tiro con l’arco, il tiro a segno ed il golf. E tanti altri: le opportunità sono davvero infinite, basta aver voglia di informarsi e di cominciare a praticare sport in Italia. Del resto lo sport abbatte le barriere, anche quelle più dure!