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06 Novembre 2018   •   Federica Portoghese

Siti Unesco a rischio, da Venezia e Pisa ecco chi porebbe sparire entro il 2100

«L’allarme è stato lanciato: in Italia ci sono diversi Siti Unesco a rischio sparizione, con il termine ultimo fissato per la fine del secolo. Scopriamo insieme le cause e i luoghi a rischio di estinzione».

Dal Faro di Alessandria in Egitto alla città medievale di Rodi, passando per la statua di Zeus ad Olimpia: che il destino delle meraviglie del mondo sia quello di venire cancellate dalle calamità naturali ha sempre rappresentato parte del loro fascino. Ma oggi, a sfidare questa fatalità, ci dovrebbe pensare l’impegno sul clima, siglato da 55 stati del mondo a Parigi nel 2015, per ridurre le emissioni e limitare l’aumento della temperatura. Un augurio e un impegno che non ha trovato riscontri, peggiorando la situazione anche di diversi luoghi d’Italia. I canali di Venezia, le città barocche della Val di Noto, gli scorci pittoreschi delle Cinque Terre e i vicoli medioevali di Ferrara: prima ancora che dal turismo, questi gioielli del patrimonio italiano sono minacciati dalle calamità naturali. Restando nel Belpaese, in effetti, sono tredici i siti Unesco a rischio, luoghi dallo smisurato patrimonio artistico che entro la fine del secolo potrebbero sparire, cancellati dall’erosione delle coste o dalle inondazioni dovute all’innalzamento del mare. Più nello specifico si tratta del centro storico di Vicenza, Napoli, Ferrara, Ravenna, le Cinque terre, e poi Genova, Pisa, il sito archeologico di Pompei, la Costiera amalfitana, Siracusa, Venezia, il sito di Paestum e la Val di Noto.

La ricerca dei siti Unesco a rischio

A denunciare la situazione ci pensa uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, coordinato da Lena Reimann dell’università tedesca di Kiel. La ricerca fotografa lo stato di quarantanove siti dell’Unesco in prossimità delle coste, dislocati in sedici Paesi del Mediterraneo. Tra questi, nostro malgrado, l’Italia ospita il numero più alto di siti Unesco a rischio. Dopo di lei seguono la Croazia, con sei siti, e la Grecia con tre. Tra le località italiane in pericolo, spicca al primo posto la città di Venezia, che pure, come sottolineato dalla ricerca, rimane l’unico sito dell’Unesco ad essere protetto dall’innalzamento dell’acqua attraverso un sistema di barriere. “Una volta che il Mose sarà completato – si legge nel documento della ricerca – il rischio verrà ridotto notevolmente, perché il sistema di barriere mobili proteggerà la città e la laguna dall’acqua alta fino ai tre metri”.

Le meraviglie Italiane minacciate dal mare

Nel complesso, secondo la ricerca sono 37 le località, affacciate sul Mediterraneo, che rischiano di essere colpite da un’alluvione nei prossimi cento anni, mentre 42 vengono minacciate dall’erosione costiera: alcuni corrono entrambi i rischi. Inoltre viene sottolineato che entro il 2100 il rischio di inondazioni potrebbe aumentare del 50% e quello di erosione del 13%. Entro il 2100 lo scenario migliore prevede un innalzamento dei mari di 30 cm, quello peggiore di un metro e mezzo: zone come la Laguna di Venezia e il Delta del Po saranno palesemente ad alto rischio di essere sommerse dalle mareggiate. Ma vi sono anche altre zone come la Versilia, la piana pontina, Fondi, e le zone costiere di Catania, Taranto e Cagliari che rischierebbero molto: 7500 chilometri quadrati di costa che tra ottant’anni potrebbero sparire sott’acqua. L’Associazione italiana di geomorfologi avverte che il pericolo non verrà soltanto da terremoti, vulcani o esondazioni di fiumi ma anche dalle mareggiate, causate dalle precipitazioni sempre più intense (quasi monsoniche) che si verificheranno nel mar Mediterraneo con conseguenti alluvioni ed inondazioni.

Per questo motivo le università di Bari e del Salento, in collaborazione col Centro studi mediterraneo per i cambiamenti climatici, hanno messo a punto un sistema innovativo, in grado di definire in tempo reale gli effetti di una mareggiata eccezionale e costruire scenari verosimili: il sistema si chiama “Start”, acronimo di Sistemi di rapid mapping e controllo del territorio costiero e marino. Ormai è provato scientificamente che gli effetti del mutamento climatico implementato dall’attività umana impatteranno duramente anche sulla fascia costiera italiana ed è chiaro a tutti che non si può più essere impreparati a questi eventi. Ci sono almeno 33 aree esposte a particolare rischio perché il gioco contemporaneo delle terre che si muovono e del livello del mare che si solleva può determinare l’inondazione di quelle aree. Tra le regioni italiane maggiormente esposte a uno Tsunami ci sono Sicilia e Puglia… salviamole, e salviamo il pianeta!

Federica Portoghese