prodotti tipici piemontesi
22 Settembre 2018   •   Snap Italy

Prodotti tipici piemontesi, un successo planetario e senza fine

«Il Piemonte è una regione madre di molti prodotti alimentari di successo, alcuni dei quali hanno colonizzato il globo per la loro unicità, coronata dall’apprezzamento mondiale. Scoprimo insieme i prodotti tipici piemontesi di maggior successo.»

Questa terra offre da sempre una grande varietà gastronomica, di cui citiamo soprattutto i vini, le nocciole, il cacao, i tartufi e i formaggi. Alcuni prodotti tipici piemontesi hanno ottenuto dalla Commissione europea i marchi di qualità Dop (Denominazione di Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Protetta). Uscendo però fuori dai particolarismi, quali alimenti possiamo considerare come quelli che hanno avuto più successo all’estero?

Andiamo a scoprirlo insieme in questa piccola raccolta con i prodotti tipici piemontesi di maggior successo

Cioccolato e Crema spalmabile

L’area piemontese vanta anzitutto una leadership dolciaria che si concentra particolarmente nel segmento del cioccolato, tra cui menzioniamo Pernigotti, Novi e Caffarel,  ma è con la Nutella Ferrero che possiamo considerarci il Paese che ha inventato uno dei dolciumi più diffusi al mondo. Famosissima crema gianduia, originata dall’incontro del cacao e delle nocciole, il cui nome allude al sostantivo inglese “nut”, che significa appunto “noce/nocciola”. Creata nel 1964 dall’industria dolciaria Ferrero di Alba (Cuneo), è entrata a far parte da tempo tra i prodotti tipici piemontesi più venduti in Italia e all’estero. Le sue origini tuttavia risalgono al ’46, anno in cui Pietro Ferrero vendette il primo lotto di Giandujot, una pasta di cioccolato e nocciola confezionata a panetti. Pochi anni dopo, nel ’51 nasceva invece la Supercrema venduta in barattoli, ma è nel ’63 che Michele Ferrero, figlio di Pietro, decise di dare una svolta con l’intento di commercializzarla in tutta Europa. Così la composizione venne modificata assieme alla registrazione del logo e del nome, e un anno dopo uscì dalla fabbrica d’Alba il primo vaso di Nutella, che ebbe un successo immediato in Italia, in Germania e in Francia. Di imitazioni i prodotti tipici piemontesi a base di crema cioccolato ce ne sono moltissimi, sia nel nostro paese che all’estero, tuttavia ancora nessuno è riuscito a imporre il proprio marchio in modo concreto come alternativa a Nutella Ferrero, al punto che il suo nome viene ormai usato come sinonimo di crema gianduia.

«Che mondo sarebbe senza Nutella?» , oggi con il suo slogan è probabilmente la crema spalmabile più diffusa al mondo. I dati riportati dall’Ocse dichiarano che sono circa 250.000 le tonnellate prodotte ogni anno in 75 paesi e definisce questa crema come un prodotto esemplare dell’economia della globalizzazione. Pur essendo in Italia la sede principale del gruppo Ferrero, questa crema viene prodotta in nove stabilimenti in Europa, Russia, Nord America e Sud America. Le nocciole provengono dalla Turchia, l’olio di palma dalla Malesia, il cacao dalla Nigeria, lo zucchero dal Brasile o dall’Europa, l’aroma vanigliato dalla Francia. Il riconoscimento del gruppo piemontese arriva dall’inchiesta annuale del Reputation Institute, che ha stilato una classifica delle società con la migliore reputazione nel mondo, dove Ferrero si aggiudica il diciottesimo posto.

Curiosità

Esistono inoltre interessanti curiosità riguardo questo prodotto. Ad esempio la ricetta fu in un primo momento modificata allo scopo di creare una “Nutella vitaminizzata”, inserendola nella linea Kinder e con lo scopo di invogliare le mamme ad acquistare ai propri figli un dolce adatto alla crescita, che tuttavia non fu mai commercializzato. Un altro avvenimento particolare è il World Nutella day, nato dall’idea della blogger Sara Rosso di radunare gli amatori del brand e condividere assieme notizie e gustose ricette: dal 2007 si festeggia il cinque Febbraio, giornata dedicata alla celebrazione mondiale della Nutella. Infine ricordiamo la più grande colazione continentale, secondo il Guinnes World Record svoltasi in Germania nel 2005, durante la celebrazione del quarantesimo anniversario della Nutella, con la partecipazione di ben 27.854 persone riunitesi a Gelsenkirchen per degustarla. Insomma, considerando anche l’esponenziale diffusione della linea Kinder e delle Tic tac, possiamo considerare il gruppo Ferrero come un successo piemontese diventato mondiale.

Vini e bevande

Altro settore leader tra i prodotti tipici piemontesi più amati all’estero è quello dei vini. Alta Langa, Dolcetto, Barbera, Moscato, Brachetto, lo spumante italiano sono solo alcuni degli esempi per cui il Piemonte viene ricordato, ma vogliamo dedicare l’attenzione soprattutto al Vermut, vino liquoroso aromatizzato ideato a Torino nel 1786, che ha dato origine all’aperitivo e diventato nel tempo ingrediente primario di numerosi cocktail. L’idea fu di Antonio Benedetto Carpano, che scelse questo nome riprendendo la parola tedesca “Wermut”, con la quale viene chiamata l’artemisia, principale base aromatica del prodotto. Le varie tipologie si distinguono per colore e gusto, si beve principalmente come aperitivo e rientra nella composizione di molti cocktail, trai quali il famoso Martini, che viene inserito al terzo posto nella graduatoria di bevande alcoliche mondiali. La Regione Piemonte ha anche ottenuto dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali il riconoscimento del Vermut trai prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Biscotti e grissini

Citiamo infine un’ultima invenzione tutta piemontese, forse aggiudicatasi un po’ in sordina e poco pubblicizzata trai celebri prodotti Pavesi di Novara, ma che non possiamo escludere tra i successi mondiali. Stiamo parlando dell’invenzione del grissino, il pane biscottato a forma di bastoncino che ha origini ben più lontane di quanto si pensi. Dobbiamo infatti la sua nascita al fornaio di corte torinese Antonio Brunero che nel 1679 inventò un pane leggero e al tempo stesso conservabile per il piccolo Vittorio Amedeo II, il quale soffriva di disturbi digestivi. Anche il re Carlo Felice, il Re Sole e Napoleone Bonaparte dimostrarono un forte interesse per questa tipologia di pane. Il vero riconoscimento arrivò però nel 1956, quando lo scrittore e regista Mario Soldati asserì che il grissino non poteva essere esportato, in quanto pur essendosi diffuso in Italia e nel mondo, anche a soli cinquanta chilometri da Torino sembrava perdere la sua qualità.

Il nome proviene dal sostantivo “ghersa”, tipica forma allungata del prodotto, ed esiste in due varianti, “robatà” (arrotolato) o “stirà” (stirato), quest’ultimo tipologia protetta. Ad oggi il grissino viene mangiato in molte varianti speziate e in molti contesti sostituito al pane, utilizzato spesso in accompagnamento agli aperitivi o per spezzare l’appetito. Come ogni prodotto tipico che si rispetti anche al grissino è stata dedicata una sagra, che quest’anno si è tenuta dal 17 al 20 maggio a Torino.

Melissa Migliaccio