murales a tor marancia
17 Settembre 2019   •   Sara Giannessi

Murales Tor Marancia: continua la rassegna di street art romana

«I murales a Tor Marancia sono ormai un polo di attrazione per gli appassionati di street art della capitale. Se state progettando una visita al civico 63, forse è bene prima capire un po’ di che posto si tratta.»

Con i murales a Tor Marancia si aggiunge un pezzetto alla mappa dei luoghi della street art romana. Dopo il Maam e Rebibbia, questa volta ci sposteremo sull’asse della Cristoforo Colombo. La presenza di questi murales a Tor Marancia rende necessaria una specifica.

Che significa fare street art in un quartiere popolare

A oggi la street art e i murales faticano sempre meno a essere riconosciuti come forma d’arte. E rischiano di diventare mera attrazione turistica da guardare e apprezzare per poi passare oltre. Il senso dei murales è ben altro. Nascono come segno di (ri)appropriazione di un territorio. Così è stato per il Maam, così è stato per Rebibbia, e per Tor Marancia, ma anche per i semplici graffiti che “imbrattano” (e qua si potrebbe aprire un dibattito su cosa sia veramente “imbrattare” una città in decadenza) le stazioni della metro e i muri delle vie. Questa (ri)appropriazione spesso vuol dire anche rigenerazione.

È questa infatti la parola scelta dall’associazione che ha dato avvio al progetto. Riqualifica porta quasi in sé l’idea che la zona abbia bisogno di qualcosa di esterno per essere “di qualità”. La rigenerazione invece trova nuova vita a qualcosa che già esiste e forse semplicemente ha bisogno di una mano per riscoprire il proprio valore.

Come nascono i murales di Tor Marancia

Tor Marancia deriva il suo nome dalla torre che a sua volta prende il nome da un liberto di epoca romana. I murales di Tor Marancia sono tutti concentrati in un unico plesso condominiale. Se si fa una passeggiata per il resto del quartiere non si troveranno altri murales a decorare i palazzi. Si tratta infatti di un “museo condominiale”, realizzato dall’associazione 999Contemporary, dalla Fondazione Roma museo e dal Comune. Dal 2015 è cominciata la realizzazione di questi 22 murales che oggi rendono questi palazzi un punto di interesse nuovo e stimolante della capitale.

La zona di Tor Marancia nasce e si sviluppa a partire dagli anni venti come quartiere popolare, e porta i segni della sua storia ancora oggi. Proprio per questo è nato il progetto di rigenerazione, che sembra aver funzionato oltre le più rosee aspettative. Infatti il padiglione italiano della Biennale di Venezia di architettura del 2016 ha incluso questo progetto nelle iniziative che hanno come scopo il “prendersi cura” dello spazio urbano.

Gli street artist dei murales di Tor Marancia

Tra 22 artisti internazionali e 22 opere ognuna non solo bella ma progettata, realizzata con uno scopo, un pensiero, un messaggio da veicolare, è difficile scegliere qualche nome da presentare. Ho optato per le tre opere secondo me più “esemplari”, o almeno su quelle di cui ho più da dire.

La prima è Spettacolo, rinnovamento, maturità della street artist americana Gaia. Il murales cita direttamente il quartiere, con l’arancio e le origini romane e paludose della zona. Il messaggio è quello di una convivenza tra il presente che ha bisogno di rinnovamento e il passato che ha reso ogni cosa quello che è.

Spettacolo, rinnovamento, maturità, Gaia

Il secondo è Hic sunt diamantes, dello street artist romano Diamond appunto. Il valore del murales sta per me, oltre che la ripresa dello stile di Alphonse Mucha, soprattutto nel titolo, che rimanda alla locuzione latina hic sunt leones, che era usata nelle mappe geografiche per indicare luoghi inesplorati. In questi luoghi inesplorati non sta niente di pericoloso però, qui ci sono tesori (che in questo caso sono i murales meravigliosi di questo artista). E dopotutto una delle più grandi cave di diamanti si trova in Africa.

Hic sunt diamantes, Diamond

L’ultimo che vi presento (ma non l’ultimo degno di nota) è Distanza uomo natura di Jerico, artista delle Filippine che ha unito in questo murales due grandi opere d’arte: la Creazione di Adamo di Michelangelo e i Rami di mandorlo fiorito di Van Gogh. Due opere di (ri)nascita: la creazione del genere umano, iconicamente rappresentata dagli affreschi della Cappella Sistina, e l’opera realizzata da Van Gogh per la nascita del figlio dell’amato fratello. E chissà che questa (ri)nascita non riesca ad (ri)avvicinare un po’ di più l’uomo dal luogo da cui proviene.

Murales a Tor Marancia

Distanza uomo natura, Jerico

Detto ciò, ogni muro ha uno suo splendore e un suo messaggio che vale la pena cercare e osservare. Perciò, buona esplorazione!

Sara Giannessi