Halloween luoghi paurosi
31 Ottobre 2018   •   Snap Italy

Luoghi paurosi: ecco 10 posti da visitare ad Halloween e non solo

«Il 31 ottobre date sfogo alla vostra immaginazione, passando una giornata sul possibile set di un film horror. Ecco 10 luoghi paurosi dislocati in tutta Italia che vi consigliamo di non visitare… a meno che non siate molto coraggiosi!»

Scheletri, vampiri, diavoli, streghe, zucche. Halloween è alle porte e allora perché non passarlo in un modo diverso? Come? Andando a visitare alcuni dei luoghi paurosi più inquietanti e spaventosi d’Italia. Posti lugubri, da far venire la pelle d’oca anche al più temerario, potrebbero benissimo essere il set del vostro film dell’orrore. Trasformarsi per un giorno in Dario Argento non sarà mai stato tanto divertente.

Pensateci.

Nel frattempo noi di Snap Italy vi forniamo qualche spunto con alcuni dei luoghi paurosi in Italia che vale la pena visitare:

  • Ex Manicomio di Mombello

Avete presente gli istituti psichiatrici che fanno da sfondo a molti film horror? Ecco, l’ex manicomio di Limbate, in provincia di Monza, ne è proprio un esempio. Si tratta dell’ex Istituto di Cura Antonini, ultimo grande manicomio di Milano, chiuso nel 1978. È costituito da vari padiglioni, alcuni dei quali sono attualmente funzionanti, come la storica villa Arconati-Crivelli, sede dell’Istituto agrario Castiglioni, mentre altri sono completamente abbandonati. Il suo utilizzo come luogo di ricovero dei malati di mente ha sempre dato a questa struttura una fama abbastanza sinistra, di luogo altro rispetto al “normale”, da cui era bene stare alla larga. Adesso i padiglioni sono meta di writers, tossicodipendenti, senzatetto. Il degrado totale, accompagnato dall’utilizzo poco ortodosso del luogo, non possono che dargli i connotati di uno dei luoghi paurosi più inquietanti del nostro Paese.

  • Bosco di Rezzato

Siamo a Rezzato, in provincia di Brescia. Questa volta a farci venire i brividi con uno dei luoghi purosi d’Italia è “il diavolo”. Si tratta di un bassorilievo scolpito nella roccia con un volto decisamente particolare. Sono molte le leggende che circolano su questo manufatto: si parla della morte di un uomo avvenuta proprio lì o ancora di quella di una ragazza, bruciata viva o della rappresentazione di un demone o, infine, di convegni di streghe e diavoli che si tenevano nei boschi della zona. Insomma le ipotesi sono molte e ad oggi ancora non si sa con esattezza cosa rappresenti. Indubbiamente c’è una forte somiglianza con la Bocca della Verità o anche con i fauni o satiri, che secondo la tradizione mitologica, sarebbero antichi protettori dei boschi. Addirittura lo si fa risalire al periodo dell’arte celtica. Molti ancora cercano di scoprire la verità, intanto rimane la certezza della sua capacità di spaventare. Pensate incontrare una figura del genere di notte, al buio, in mezzo ad un bosco: che paura!

Ponte della Maddalena

Siamo a Borgo a Mozzano, vicino Lucca. La struttura che vediamo risale alla fine del ‘200, ha un aspetto medievale e presenta un’arcata centrale davvero molto alta. Ma veniamo al nome: perché “ponte del diavolo” ? Per una leggenda popolare della zona che sembra avallata dall’aspetto fortemente scombinato del ponte. Si narra che un muratore avrebbe cominciato a costruire il ponte, ma rendendosi conto di non riuscire a rispettare il giorno di consegna e preoccupato per le conseguenze che questo avrebbe portato, chiese aiuto al Maligno, perché lo aiutasse a completare il lavoro in tempo. Il Diavolo accettò ma in cambio avrebbe preso l’anima del primo passante che lo avesse attraversato. Il muratore, sentendosi in colpa per il patto siglato, si rivolse ad un religioso il quale gli consigliò di far attraversare il ponte ad un maiale. Così fece e il Diavolo, preso in giro dall’uomo, scomparve nell’acqua. Chissà, magari mentre attraversate il ponte,il Maligno potrebbe decidere di prendersi la sua rivincita.

A volte anche i luoghi più religiosi sono fonte di spavento. Siamo a Roma, nei sotterranei della Chiesa di Santa Maria Immacolata. La Cripta dei Cappuccini è uno spaventoso cimitero in cui a rubare la scena sono le ossa di oltre 4000 frati cappuccini. Ci sono teschi, denti, femori e altre parti dei loro corpi. La Cripta è composta da cinque piccole cappelle, all’interno delle quali ci sono anche corpi mummificati di numerosi frati che indossano ancora le loro vesti tipiche. Il messaggio che questo luogo vuole lanciare è quello del corpo come mero contenitore dell’anima immortale. Infatti la frase che campeggia all’ingresso è quel che noi eravamo voi siete, e quello che noi siamo voi sarete”. Si tratta di un luogo che nasconde una filosofia profonda ma non cela allo stesso modo il suo carattere macabro e spaventoso. Cosa c’è di più inquietante di teschi accatastati e corpi consumati dal tempo? Di certo uno dei luoghi paurosi che vale la pena visitare… non da soli ovviamente!

Stavolta siamo immersi nel verde, è la natura stessa a far salire il termometro della paura. Il parco in questione si trova a Bomarzo, in provincia di Viterbo ed è uno dei luoghi paurosi più spaventoso d’Italia. Un bosco sacro, abitato da gigantesche sculture in roccia magmatica e, forse, anche dal fantasma del suo ideatore, il principe Vicino Orsini. Realizzato nel 1552, si tratta di un gioiello del manierismo italiano. Ogni figura ed ogni scena presente nel Parco dei Mostri rappresenterebbero una delle tappe necessarie a percorrere un cammino verso la conoscenza e la verità. Ci sono draghi, elefanti, divinità antiche, la famosa casa pendente, che pare voler simboleggiare la sensazione di vertigine provocata dalla caduta delle sicurezze morali sociali, e molte altre sculture. La più conosciuta è indubbiamente quella spaventosa e magica dell’Orco, interpretato da molti come “porta degli inferi”. Questa scultura assume tratti differenti a seconda dell’ora, arrivando a deformare la propria stessa espressione, mentre le sue fauci spalancate, sulle quali troviamo la frase “ogni pensiero vola”, permettono al visitatore di entrare in una stanza angusta, in stile etrusco. Provate ad avvicinarvi a questa figura mitologica di notte, rimarrete senza parole, sarà la paura ad avervele rubate.

Un altro topos dei film horror è la presenza di bambini con poteri paranormali o le cui anime vagano per case disabitate. La villa di cui parliamo si trova in provincia di Bologna. È un posto incredibile, una casa maledetta, un mistero continuo, di fronte al quale anche gli abitanti del luogo cercano in ogni modo di non passare. Il nome è il primo punto interrogativo: è cambiato varie volte e l’incertezza è, ad oggi, soprattutto tra Villa Clara e Villa Malvasia. Il primo nome sembrerebbe essere più aderente alla credenza che aleggia intorno a questa struttura. Si parla del fantasma di una bambina che piange, canta e chiede aiuto. La piccola sarebbe stata murata viva dal padre e da quel momento non avrebbe mai abbandonato la casa, luogo nel quale pensava di essere al sicuro. Niente di tutto questo è provato ma spesso vengono segnalate manifestazioni ectoplasmatiche da quelle parti, vengono sentite voci di una bambina che parla, canta o piange in giardino. Diciamo che nessuno passa volentieri davanti a quella casa, è un posto maledetto. E voi? Vorreste fare un salto in uno dei luoghi paurosi più strano d’Italia? Non ci crediamo!

Ancora bambini e ancora ospedali psichiatrici, stavolta i due fattori sono collegati. Siamo ad Aguscello, una piccola frazione del comune di Ferrara. La struttura di cui parliamo è uno dei luoghi paurosi più sinistri e infestati d’Italia, che, da centro per malati di tubercolosi, divenne nel 1940, nelle mani della croce rossa italiana, un ospedale psichiatrico per bambini di età inferiore ai 13 anni. Ma nel 1970 il luogo venne improvvisamente abbandonato. Secondo la tradizione, l’ospedale era gestito da suore non particolarmente dolci con i bambini ricoverati: le testimonianze di chi viveva da quelle parti in quel periodo, parlano di torture fisiche e mentali molto pesanti. Questa sofferenza inflitta ai piccoli ospiti, trapela ancora oggi dalla struttura fatiscente, abbandonata a se stessa, con sedie, lettini, scritte blasfeme sulle pareti, degrado e resti di apparecchiature come una macchina per l’elettroshock.

Ma perché la struttura venne improvvisamente abbandonata? Le leggende sono varie: c’è chi parla di un incendio che avrebbe ucciso tutti i bambini, chi invece si affida alla pazzia di un giovane bambino di 12 anni che, dopo aver ucciso molti suoi compagni, si sarebbe gettato dalla finestra dell’ultimo piano e infine chi fa coincidere la chiusura del manicomio e la morte dei suoi ospiti con lo scoppio di una grave epidemia virale non arginata dal personale. La struttura, le storie e la sofferenza dei bambini non lasciano scampo ai visitatori, per i quali provare angoscia e un senso di forte inquietudine, è impossibile.

Isola di Poveglia

Un’isola dove il passato torna a farsi sentire costantemente, uno dei luoghi paurosi più spaventosi al mondo, disabitato e dove neanche i turisti sono benaccetti. Ci troviamo a sud della costa di Venezia, lungo il canal Orfano. Questo piccolo lembo di terra ebbe il suo momento di splendore durante il periodo delle repubbliche marinare; venne impiegata come avamposto militare e nel 1700 divenne un lazzaretto. Era il periodo della “morte nera”, la peste, e così per evitare il contagio, tutti i corpi venivano condotti sull’isola di Poveglia per essere bruciati e sepolti in fosse comuni. Ma non si trattava solo di questo, era anche un luogo di quarantena, dove uomini, donne e bambini malati di peste venivano portati a morire lentamente, tra atroci dolori. La storia degli orrori non si conclude qui: nel 1922 venne eretto sull’isola un edificio, che, a detta dei più, sarebbe stato un manicomio. Al suo interno operava un sadico lobotomizzatore, il dottor Sarles, che forò il cervello di sei pazienti ed estrasse parti del lobo frontale. La leggenda si conclude con la sua morte: tormentato dai fantasmi di Poveglia, così come lo erano i pazienti in cura, il medico impazzì e si suicidò gettandosi dal campanile dell’isola, ma, stando ai racconti, l’uomo non sarebbe morto a causa dell’impatto col suolo bensì soffocato da una strana nebbiolina sprigionatasi dal terreno. Non sappiamo con certezza se questo individuo sia davvero esistito, né se davvero nell’isola risiedano i fantasmi dei morti di peste nel 1700, ma quel che è certo è che l’isola è chiusa al pubblico. Chissà perché…

Ancora un cimitero, stavolta all’interno di un convento, il Convento dei Frati Cappuccini. Si tratta delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, uno dei luoghi più interessanti e nello stesso tempo macabri da visitare. Al suo interno sono messi in evidenza gli usi, i costumi e le tradizioni della società cittadina palermitana tra il XVII e il XIX secolo. La filosofia che aleggia nel luogo è quella di preservare il corpo a tutti i costi dopo la morte, è questo che volevano fare i Palermitani ed è questo che fecero con la tecnica della mummificazione. Le catacombe si compongono di lunghe gallerie comunicanti scavate nel tufo (non adatte a chi soffre di claustrofobia ecco), all’interno delle quali sono custoditi circa 2000 scheletri e corpi mummificati. Le salme sono erette nelle nicchie, con abiti antichissimi perfettamente conservati e con cartelli appesi al collo che riportano nome, cognome e data della morte. Le mummie sono collocate nei corridoi, distinte in base a sesso, status sociale, professione. Ci sono quindi: il corridoio dei prelati, quello delle donne, quello dei bambini, quello delle famiglie etc. All’interno di questo cimitero troviamo anche la “mummia più bella del mondo”, quella di Rosalia Lombardo, una bambina di due anni incredibilmente conservata. Anche qui perciò il macabro non manca, se siete deboli di stomaco o facilmente impressionabili, vi consiglio di andare altrove e non in uno dei luoghi paurosi più spaventoso d’Italia.

Questa volta a spaventarci è una cittadina abbandonata. Parliamo di Consonno, in provincia di Lecco, un paese fantasma. L’ambizioso progetto di farne una Las Vegas della Brianza, è infatti andato a finire male, trasformando così la cittadina in un luogo completamente abbandonato. Restano soltanto una chiesetta, con l’annessa casa del cappellano e il cimitero. Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di edifici dalle forme più strambe, una galleria commerciale, una pagoda cinese, un castello medievale, una balera, fontane, un hotel di lusso e, addirittura, un circuito automobilistico. Tuttavia una tremenda frana nel 1976 isolò Consonno dal resto del mondo, facendola diventare una città fantasma. Il luogo è davvero macabro, vi si accede percorrendo una strada in salita attraverso un bosco e a dominare è un silenzio irreale. L’atmosfera è tremenda, tra strane costruzioni, vegetazione spontanea, archi arrugginiti e decadenti. Il paese è meta di writers e giovani ragazzi che cercano un luogo per evadere, per far crescere la loro adrenalina, recandosi in luoghi tetri come questo. Volete provare anche voi questa esperienza? Salite in macchina e incamminatevi verso uno dei luoghi paurosi più spettrale d’Italia, ma di notte, solo nel caso in cui siate davvero coraggiosi.

Chiara Rocca