serie tv italiane più viste
06 Gennaio 2017   •   Snap Italy

Serie tv italiane più viste all’estero, tra crimini e intrighi

«Quattro titoli, quattro ambientazioni diverse, quattro storie diverse. O forse no? Proviamo a capire perché Gomorra – la serie, Romanzo Criminale, 1992 e Il Commissario Montalbano sono le serie tv italiane più viste all’estero»

Il 2016 è stato un anno di rivoluzione non solo per il nostro cinema, ma anche (finalmente è il caso di dire) per la nostra serialità. Per rivoluzione non s’intende soltanto un salto in avanti a livello qualitativo, ma anche un’attenzione all’internazionalità dei prodotti, ovvero alla loro capacità di essere esportati all’estero. Non che questo debba essere necessariamente il fine ultimo di una produzione, ma è innegabile che una serie italiana che riesce a sbarcare sul mercato internazionale ha sicuramente un valore aggiunto. Ma quali sono le serie tv taliane più viste all’estero? I titoli sono essenzialmente quattro: Gomorra – la serie, 1992Romanzo Criminale – la serie Il Commissario Montalbano. Gli spettatori più attenti non saranno di certo sorpresi, ma al di là del semplice dato di fatto relativo alla qualità della messa in scena, più interessante sarebbe domandarsi cos’è che lega questi quattro prodotti, qual’è il comune denominatore che le ha rese le serie tv italiane più viste in Italia e nel mondo.

Locandine e tagline straniere delle quattro serie tv italiane più viste all’estero.

La rivoluzione seriale cominciò nel 2007, con l’ingresso in campo di Sky, che attraverso i suoi canali di cinema e serie tv riuscì a rompere il duopolio Rai-Mediaset per quanto riguardava la produzione originale. Non più solo L’Onore e il Rispetto&Co oppure le avventure di sacerdoti-detective (le serie tv italiane più viste in assoluto), le produzioni di Sky proponevano qualcosa in più. Indirizzate ad un pubblico differente rispetto a quello della tv generalista, i prodotti Sky dovevano attirare un audience pagante, abituato alle serie tv straniere, e quindi più esigente. Per farlo bisognava realizzare delle storie capaci di colpire l’attenzione, di differenziarsi sia narrativamente che esteticamente dalla fiction, iniziando ad esempio dalla libertà dei temi trattati e da una messa in scena più ricercata. Non in ultimo il fattore format: se infatti lo spettatore medio italiano era abituato ad un prodotto di 100 minuti che occupava tutto lo spazio della prima serata, le serie targate Sky imitavano il modello straniero, dove una buona storia può essere raccontata in 40, massimo 50 minuti. Questi cambiamenti non devono però essere visti come un distacco totale dalla tradizione italiana, ma piuttosto un modo per valorizzare i temi e riscoprire i generi.

Fu così che nacque Romanzo Criminale, la serie tratta del libro del giudice Giancarlo Di Cataldo, secondo adattamento dopo il film del 2005 diretto da Michele Placido. Andata in onda tra il 2008 e il 2010, Romanzo Criminale – la serie fu il primissimo esempio di serie tv italiana di stampo internazionale, e divenne in pochissimi anni un autentico fenomeno di costume. La storia in maniera romanzata s’ispira alle vicende della famigerata Banda della Magliana, un’associazione di criminali che dal 1977 al 1992 tenne sotto scacco Roma spadroneggiando su quasi tutte le attività illecite della capitale. Due stagioni per raccontare gli amori, le dinamiche familiari, le nevrosi, le amicizie e i rancori che ruotano attorno al gruppo di criminali più famosi d’Italia. Oltre ad avere un enorme successo in Italia, ciò che rese strabiliante Romanzo Criminale, fu che fu venduta in moltissimi paesi stranieri, tra cui Francia, Spagna, Canada e Stati Uniti. Avendo generato fenomeni di fandom e culto paragonabili a quelli generalmente riservati alle serie tv americane (qui alcuni video su YouTube della versione spagnola), Romanzo criminale è sicuramente una delle serie tv italiane più viste all’estero ancora oggi. Nell’anno della messa in onda fu definita “la serie evento dell’estate” da Le Figaro, mentre nel 2013 i diritti della serie prodotta da Cattleya vennero acquistati dal network americano Starz che ne avrebbe realizzato un remake americano (ancora in produzione), ambientato nella Philadelphia degli anni sessanta e settanta.

Così come l’opera di Di Cataldo, anche un altro best-seller era lì pronto per essere esplorato: Gomorra, il romanzo inchiesta di Roberto Saviano, era un’altra opera che aveva in sé troppo potenziale per essere confinata in un solo film di 150 minuti (realizzato nel 2008 da Matteo Garrone). Il successo di Gomorra – la serie è noto a tutti e non ci sono dubbi che l’opera di Stefano Sollima (ne abbiamo parlato qui), sia il fiore all’occhiello della nostra televisione. E’ di qualche settimana fa la notizia che secondo il giornale americano New York Times, il telefilm di Sky sarebbe “la terza miglior serie internazionale del 2016”. Definita “la risposta italiana a Breaking Bad”, Gomorrah (questo il titolo americano) scrive il New York Times «è una miscela irresistibile di velocità, tensione, atmosfera desolata e violenza senza filtri. Si avverte la matrice europea della produzione in mezzo a una lunga mitologia di gangster movie italiani e americani, grazie a un realismo lirico che non si trova in alcun altro titolo in onda sulla tv americana». Tanto di cui andare fieri.

Ed infine, sempre sul fronte delle produzioni Sky, ecco un’altra delle serie tv italiane più viste non solo in patria: 1992 è infatti stata acquistata all’estero addirittura da Netflix, ed è trasmessa in oltre 30 paesi, tra cui i principali europei e anche negli Stati Uniti, dove le critiche sono state più che positive. La serie ideata e con Stefano Accorsi, andata in onda lo scorso anno (è in produzione la seconda stagione), narra in chiave romanzata le vicende che hanno portato al fenomeno giudiziario chiamato Tangentopoli durante gli anni novanta.

Se da un lato la sovranità di Sky è evidente, dall’altro un campione di ascolti sia da noi che fuori è a sopresa (ma non troppo) un prodotto di mamma Rai: è infatti Il Commissario Montalbano una delle serie tv italiane più viste all’estero. Che il pubblico nostrano ami le storie del burbero commissario siciliano è cosa nota: dal 1999 (per un totale di 28 episodi) la serie tv con Luca Zingaretti macina record di ascolti, con punte di 9 milioni di telespettatori, tanto da guadagnarsi il titolo di “Mondiale della serialità made in Italy”. Il Commissario Montalbano è una serie evento al pari di quelle prodotte da Sky, con i suoi episodi calibrati ogni due tre anni, fattore che delinea una cura ed un’attenzione soprattutto alle storie: come ogni personaggio ben riuscito, anche Salvo Montalbano nasce dalla penna di un grande scrittore, quell’Andrea Camilleri simbolo della sicilianità e dello spirito della nostra penisola. La serie di Rai Uno (chiamarla fiction sarebbe riduttivo) è come si diceva un orgoglio nostrano in quanto il suo successo ha superato anche i confini nazionali: distribuito in Inghilterra sul prestigioso canale BBC, Inspector Montalbano è diventato un piccolo caso parecchio seguito e amato dal pubblico inglese, tanto da far diventare la Sicilia, ed in particolare Ragusa, meta di vacanze a tema.

Fino ad ora la serie è stata venduta in più di 60 paesi, tra cui Stati Uniti (il canale MHz ha realizzato perfino un documentario sulla serie), Canada, America Latina, Australia, Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda e Lussenburgo. E ancora Ungheria, Slovacchia, Ex-Jugoslavia, Albania, Georgia, Bulgaria, Germania, Inghilterra, Galles, Scozia, Romania e persino Iran e Giappone. Montalbano piace perchè, oltre a contraddistinguersi per la qualità della sceneggiatura, della regia, della bravura degli interpreti e della bellezza dei luoghi, il suo punto di forza sta proprio nella sua forte caratterizzazione italiana. Come i suoi colleghi Maigret e Poirot, Salvo Montalbano è il detective vecchio stampo, che si distacca dai modelli proposti dalla tv americana e che invece ricalca i valori semplici ed autentici di una terra, la Sicilia, esaltata anche attraverso le sfumature linguistiche. Insomma, Il Commissario Montalbano è una serie che esalta in tutto e per tutto l’italianeità.

Dopo quest’analisi sui singoli casi, una domanda resta da porsi: cosa accomuna queste quattro produzioni, e perchè sono prorio queste le serie tv italiane più viste all’estero?

La risposta nasconde un’amara verità: tutte e quattro, seppure con le dovute differenze, ruotano attorno alla messa in scena romanzata della criminalità organizzata. Che si tratti di mafia, di camorra, di corruzione o di scontri tra bande, tutte e quattro le serie battono sullo stesso punto, l’Italia regno del crimine e delle scorribande politico-mafiose. Per dovere di cronaca bisogna evidenziare come anche la servilità straniera sia piena di crime story e simili, ma è curioso constatare come il pubblico straniero continui ad apprezzare solo questa visione stereotipata e Padrino style del nostro paese. Preso atto di questa verità, non bisogna però scoraggiarsi: per farsi conoscere all’estero all’inizio è necessario realizzare storie che abbiano presa sul pubblico e che possano essere riconoscibili, ma questa strategia deve essere vista come un primo tentativo di aprirsi un varco sul mercato mondiale. Lo hanno dimostrato serie tv come I Medici (qui il nostro incontro col cast) e The Young Pope, che essendo di tutt’altro genere e narrando tutt’altre vicende, sono riuscite ad imporsi solo grazie alla loro qualità. Che sia arrivato il momento di realizzare una serie tv tutta italiana sulla Divina Commedia, o perchè no, su Leonardo Da Vinci? L’ispirazione per storie del genere certo non ci manca. Allora ben venga farsi conoscere per sangue e delitti se serve ad aprire la strada per una serialità che sappia raccontare la nostra identità e la nostra storia. Tutta la nostra storia.

Serafina Pallante