Stefano Sollima
12 Maggio 2016   •   Snap Italy

Stefano Sollima: da ACAB a Gomorra – La serie

«Dal cinema alla serie tv, ecco quattro opere di Stefano Sollima, l’uomo della nuova serialità italiana, colui che ci ha mostrato che una nuova televisione è possibile, così come un nuovo cinema»

In un panorama artistico come il nostro, ormai considerato qualitativamente inferiore rispetto a quello internazionale, una serie come Gomorra – La serie di Stefano Sollima fa quasi urlare al miracolo. E qualcosa di miracoloso è davvero successo due sere fa. Dopo due anni di attesa la serie italiana per eccellenza torna in tv, su Sky Atlantic, con la messa in onda dei primi due di dodici episodi che promettono di tenere incollati allo schermo per le prossime settimane milioni di spettatori. Spettatori non solo italiani badate bene. E’ questo infatti il miracolo: martedì 10 maggio davanti alla tv non c’era solo l’Italia, ma anche la Gran Bretagna, l’Irlanda, la Germania e l’Austria, a cui Sky Atlantic ha voluto regalare la première di una serie fenomeno che è riuscita ad espandersi in più nazioni. Già la prima stagione nelle intenzioni mirava ad un pubblico più ampio ed oltre confine, ma dopo questa prima messa in onda possiamo dire che Gomorra – La serie guarda letteralmente ad un pubblico internazionale, senza però dimenticare le proprie radici.

E’ in questa formula che si può riassumere il successo del prodotto, un successo che va attribuito largamente anche alla regia di Stefano Sollima, una delle menti dietro la macchina da presa. Passando dalla tv al cinema, il regista figlio d’arte è riuscito a rivoluzionare il genere poliziesco italiano, operando da solo il passaggio dalla fiction standard del nostro paese al modello delle serie tv internazionali e Gomorra – La serie ne è la prova. Ma il percorso del regista italiano comincia circa dieci anni fa con un’altra serie tv che è stata una vera pietra miliare nel nostro paese, Romanzo Criminale – La serie, per poi approdare al cinema con le pellicole ACAB – All Cops Are Bastards e Suburra. Ecco perché vale la pena recuperare queste quattro opere del regista.

Romanzo Criminale – La serie

Romanzo Criminale – La serie è il secondo adattamento del libro del giudice Giancarlo De Cataldo dopo il film diretto da Michele Placido (che ha collaborato alla serie in qualità di consulente). Così come l’opera di Saviano, anche quella di De Cataldo aveva in sé troppo potenziale per essere confinata ad un solo film di 150 minuti: una serie tv sembrava il mezzo ideale per raccontare gli amori, le dinamiche familiari, le nevrosi, le amicizie e i rancori che ruotano attorno al gruppo di criminali più famosi d’Italia che per quasi quindici anni hanno provato in tutti i modi a raggiungere un sogno: conquistare Roma. La storia in maniera romanzata s’ispira infatti alle vicende della famigerata Banda della Magliana, un’associazione di criminali che dal 1977 al 1992 tenne sotto scacco Roma spadroneggiando su quasi tutte le attività illecite della capitale: droga, prostituzione, gioco d’azzardo, scommesse sportive. Partendo da un gruppo di sbandati di quartiere, la Banda si sviluppò in tutta la città, riuscendo ad instaurare rapporti con la mafia e la camorra e perfino coi Servizi Segreti. Attorno a questo assunto storico ruotano e si intrecciano le vicende dei protagonisti ispirati a quelli reali: il Libanese, fondatore spietato della banda; il Freddo, misterioso e taciturno; il Dandi, superficiale e amante della bella vita; il Bufalo, criminale sanguinario e scontroso; Patrizia, una prostituta amante del lusso e del denaro; ed infine il commissario Scialoja, il poliziotto determinato ad incastrare la banda. Considerando la sfilza di personaggi si può ben immaginare che uno dei punti di forza delle serie sia proprio il cast, composto da talenti eccezionali all’epoca tutti emergenti, come Francesco Montanari, Alessandro Roja e Marco Bocci, diventanti veri e propri volti icone similmente ai loro colleghi di Gomorra.

Andata in onda tra il 2008 e il 2010, Romanzo Criminale – La serie fu il primissimo esempio di serie tv italiana di stampo internazionale e divenne in pochissimi anni un autentico fenomeno di costume, non solo per il grande successo, ma anche per i temi trattati. A differenza dei lungometraggi di denuncia e di cronaca che si focalizzano sui fatti reali, per narrarli e cercare di analizzarli, nella serie di Stefano Sollima la Banda della Magliana è uno strumento per veicolare lo spettatore attraverso i valori dell’amicizia, dell’onore, del rispetto, della fedeltà e dell’amore anche, e perché no, attraverso il filtro del crimine e della giustizia. Ritmi narrativi frenetici e coinvolgenti, dialoghi brillanti e ben recitati, atmosfere realistiche ed una colonna sonora eccezionale, Romanzo Criminale – La serie è un prodotto che nonostante siano passati un po’ di anni dalla sua conclusione vale ancora la pena di essere visto e rivisto. La serie tv di Stefano Sollima può inoltre vantare anche di essere la prima serie televisiva italiana ad avere un remake americano (ancora in produzione) che sarà ambientato nella Philadelphia degli anni settanta: niente male  come primo esperimento di serie tv made in Italy.

ACAB – All Cops Are Bastards

Correva lo stesso anno quando al cinema uscivano due film che ponevano l’attenzione su due ferite italiane ancora dolorosissime e lontane dal rimarginarsi, gli eventi del G8 di Genova e della strage della scuola Diaz e gli scontri tra la polizia e i tifosi fuori dagli stadi. L’anno era il 2012 e i film in questione erano Diaz – Don’t Clean Up This Blood di Daniele Vicari e ACAB – All Cops Are Bastards di Stefano Sollima. Per quest’ultimo il film era il suo esordio cinematografico e partendo dal libro omonimo di Carlo Bonini, Sollima realizza una sceneggiatura controversa ma importante, scomoda per certi versi. Il film, così come il libro, partendo da clamorosi e tragici fatti di cronaca si propone di indagare (senza giustificare) le scelte, le ideologie e l’animo delle due fazioni, quella della polizia, dei celerini per la precisione, e quella di chi la polizia la odia e sventola il grido “ACAB” appunto. Ciò che ne esce fuori è il ritratto di due facce delle stessa medaglia, due opposti fronti che sono accomunati entrambi dall’odio represso a causa delle ingiustizie sociali.

Ciò su cui Stefano Sollima punta l’attenzione è l’approfondimento dei personaggi, tutti calati in un contesto realistico e attuale. Cobra (Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e Maligna (Marco Giallini) sono tre cellerini più che tre poliziotti e in quanto tali sentono di appartenere ad una famiglia che va difesa a tutti i costi, anche facendosi giustizia da soli: sulla loro pelle hanno imparato ad essere bersaglio di violenza e di conseguenza a diffondere violenza, vista ormai come unica via per il rispetto della legge e la difesa della propria dignità. Quando una giovane recluta, Adriano (Domenico Diele) arriva nel loro reparto, la sua educazione alla legalità, all’ordine, all’applicazione della legge diventa la lente attraverso cui indagare il controverso reparto mobile della polizia, in cui gli agenti non sono quelli a cui siamo abituati, ma piuttosto nascono dal popolo e dalle periferie romane. Sollima riesce con maestria a porre lo sguardo su di una questione sulla quale è difficile prendere una posizione univoca e che continua e forse continuerà sempre ad essere motivo di scontro nel nostro paese.

Suburra

Così come Gomorra rimanda ad una leggendaria città biblica, Suburra nell’antica Roma era il quartiere dove il potere e la criminalità si incontravano segretamente e per Sollima le cose nel corso del tempo non sono tanto cambiate. In collaborazione con Stefano Rulli e Sandro Petraglia, il regista scrive un film in cui Roma si spoglia del fascino da Grande Bellezza e diventa il centro del male più assoluto. Il film del 2015 è l’adattamento del romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo e racconta le vicende di uno scontro tra famiglie criminali nella Roma del 2011, quando il governo Berlusconi stava cadendo e Papa Benedetto XVI stava dando le dimissioni: i personaggi e le vicende del film prendono ispirazione dagli eventi di Mafia Capitale, in una inquietante rappresentazione dove la finzione anticipa talvolta la realtà. Una delle particolarità del film è la scelta dell’incredibile cast, a partire da un irriconoscibile Claudio Amendola, Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Alessandro Borghi, Greta Scarano e Giulia Elettra Goretti, una rosa di attori romani che oltre ad essere tra i migliori della loro generazione, regalano anche quel senso di realismo strettamente necessario per pellicole del genere.

Suburra è un film scritto bene (seppur non manchino certo delle pecche nella narrazione) e diretto egregiamente, con momenti crudi, drammatici, spietati e diretti come un pugno nello stomaco. Scrivere di avvenimenti molto vicini a noi è sempre difficile e c’è sempre il rischio di risultare affrettati o superficiali, ma Suburra scavalca questi ostacoli e si delinea invece come un film di genere, un gangster movie che si alterna con la denuncia politica mostrata in tutto il suo marciume. Se ciò non bastasse a convincervi a vedere questo film, sappiate anche che nell’ottobre 2015 è stata annunciata una serie televisiva di dieci episodi basata sul film: a produrla sarà la Cattleya in collaborazione con Netflix e con la RAI. La serie sarà il primo Netflix Original Italiano e verrà distribuito sulla piattaforma americana nel 2017, accanto a Narcos e Daredevil. Mica bruscolini.

Gomorra – La Serie

Gomorra – La serie è uno di quei prodotti che al pari con quelli americani ti fa desiderare di non uscire la sera, ma di restare a casa pur di non perderti un episodio. Tralasciando i motivi ovvi per cui va vista (il fatto che sia una serie italiana vista anche all’estero è uno di questi), ciò che d’importante bisogna dire su Gomorra – La serie è che racconta una storia che vale la pena di essere raccontata. Era già così per l’opera best seller di Roberto Saviano da cui tutto ha avuto origine, il suo libro reportage che nel 2006 ci aprì gli occhi su di un mondo che tutti noi conoscevamo ma che in fondo nessuno di noi conosceva realmente. Gomorra – La serie, attraverso le vicende di due clan rivali della Camorra, i Savastano e i Conte, entrambi in lotta per il controllo della zona di Scampia, riesce a parlare di una realtà così assurda da apparire molto più credibile sullo schermo piuttosto che sulle pagine dei giornali. A volte la finzione aiuta a spiegare la verità in un modo molto più chiaro, e Gomorra – La serie rende più semplice il compito di informarci su qualcosa che è doveroso conoscere, ma che altrimenti sceglieremmo di ignorare.

In Gomorra tutto è credibile, vero, realistico, dalla regia alla sceneggiatura, dal montaggio alla fotografia, dai dialoghi all’approfondimento dei personaggi, passando anche per le musiche. I personaggi sono intensi ed autentici, il vero cuore della narrazione, resi tali anche dalla bravura degli attori scelti per interpretarli (Salvatore Esposito, Marco D’amore e gli altri sono ormai diventati delle icone). La serie è uno spaccato culturale della nostra contemporaneità che va assolutamente appreso e lodato non solo per via della sua provenienza nostrana, ed ora con l’uscita della seconda stagione non avete davvero più scuse per ritardare la visione di questo capolavoro.

Stefano Sollima è uno dei veri grandi innovatori italiani di questi anni e in ognuna delle sue opere s’intravede l’intenzione di un autore che non vuole limitarsi al cinema italiano “impegnato”, ma che guardando alle serie tv americane  ha intravisto anche nella storia e nella cultura italiana un potenziale enorme di materiale inespresso. Dalla Chiesa alla politica, dalla periferia alla criminalità, l’Italia è piena di storie perfette da raccontare e la storia ce lo conferma. Stefano Sollima ha riportato il cinema di genere in Italia e lo ha fatto non solo dal punto di vista artistico, ma anche puntando sull’aspetto commerciale: Gomorra – La serie ha raggiunto numeri enormi nella distribuzione internazionale grazie alla sua estetica, il colosso Netflix ha deciso di puntare tutto su di lui e comprare a scatola chiusa Suburra per farci una serie segnando il primo ingresso del nostro paese nella programmazione televisiva del futuro, ovvero quella on-demand e delle piattaforme online. Il suo senso del cinema a partire dalle immagini autentiche, dalle atmosfere realistiche fino alle grandi interpretazioni che ottiene dai suoi attori, gli ha permesso di condurre il nostro paese in territori fino ad ora inesplorati. Attualmente è al lavoro per le riprese della trasposizione cinematografica di Zero Zero Zero, il secondo romanzo di Roberto Saviano, e siamo sicuri che ci sarà un nuovo capolavoro da applaudire.

Serafina Pallante