franco arminio
14 Agosto 2018   •   Redazione

Franco Arminio: l’Italia dei piccoli paesi, fra poesia e paesaggi.

«Intervista a Franco Arminio, il poeta italiano più seguito sul web, alla ricerca della bellezza delle nostre terre.»

In una sua poesia, presente nella raccolta Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra. edita da Chiarelettere nel 2017, Franco Arminio si descrive così: “Sono Arminio. / alto e fragile, d’alluminio. / Della quiete e dell’amore / sono il franco tiratore.” Nato a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente, Franco vive innanzitutto con la passione per la scrittura, cresce poligrafo, pubblica una ventina di libri. Vince il premio Napoli nel 2009 con Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia, il premio Stephen Dedalus con Cartoline dai Morti nel 2011. Nello stesso anno Con Terracarne edito da Mondadori, ottiene il premio Carlo Levi e il premio Volponi. Di una positività travolgente, è il poeta più seguito sul web«uno dei più importanti di questo Paese» secondo Roberto Saviano. Documentarista, fotografo, attivista, animatore del blog Comunità Provvisorie, collabora con alcuni giornali. Attualmente è impegnato con la promozione del suo ultimo lavoro, Resteranno i canti.

Filo conduttore, l’amore per la terra e per il paesaggio, alla ricerca del bello dei piccoli paesi italiani che spesso vengono dimenticati, per celebrarli con scritti e festival di cui Franco Arminio si fa promotore (La Luna e i Calanchi di Aliano è giunto alla settima edizione). La definizione giusta è quella di paesologo. Ma cosa significa paesologo? Chiediamolo direttamente a lui.

Cosa significa fare il paesologo e da dove nasce questa necessità?
Sono nato e vivo in un piccolo paese (Bisaccia n.d.r.) e di conseguenza sono legato ad esso da un rapporto di fedeltà. Fare il paesologo significa proprio questo: avere un legame con il paese che si tramuta nell’avere una forma di attenzione a luoghi che spesso non ricevono attenzioni. Spesso i paesi si svuotano, se ne vanno tutti. Si ritiene che questa sia la via più semplice da seguire, come se si vedesse un destino già scritto. Quella che cerco di perseguire io, è una sorta di via intermedia fra l’etnologia e la poesia: l’esterno e l’interno si incontrano e si completano totalmente. D’altra parte credo che la poesia sia soprattutto impegno civile, assumere uno sguardo combattivo.

In varie interviste ha dichiarato di girare di paese in paese e di fermarsi a parlare con gli anziani che hanno “tante storie da raccontare”. Quanto è importante per Franco Arminio valorizzare la tradizione?
Qui apriamo un discorso pericoloso su cosa sia la tradizione. In ogni caso, ritengo che apportare devozione agli anziani e alle loro storie sia decisamente importante, sono molto attento su questo punto. Sono i prodotti tipici più preziosi che abbiamo e infatti lavoro alacremente per raccontare i paesi attraverso i loro occhi. Lo dico sempre, salutare un anziano è la prima forma in assoluto di sviluppo locale.

Ed i giovani come vengono coinvolti?
I giovani sono l’asse portante della mia attività. In uno degli ultimi festival che abbiamo organizzato (Altura Festival che si è tenuto dal 26 al 29 luglio a Bisaccia) sono rimasto piacevolmente sorpreso. Nello staff erano presenti moltissimi giovani. Ma i giovani erano molto presenti anche fra gli artisti ed il pubblico. Dobbiamo dare fiducia ai ragazzi, perché quando hanno fiducia lavorano benissimo. Ne sono profondamente convinto. Bisogna investire di più.

L’Altura Festival com’è andato?
È venuta fuori davvero una bellissima cosa. Non me l’aspettavo. C’è stata una partecipazione davvero importante e questo mi dà la conferma che c’è la volontà e la gioia di partecipare. Sono contento anche perché c’è stato anche un certo ritorno economico per un paese piccolo come Bisaccia. Ed anche qui ripeto, contributo dei giovani fondamentale.

Sul sito di Altura si legge “Altura vuole ricucire lo strappo generazionale, Altura vuole far cantare chi ha lasciato la sua voce nelle cantine dell’anima, Altura è un festival di incoraggiatori militanti”. Cosa ha da dire a quelli che ritengono che i paesi stiano morendo?
Bisogna creare una cooperativa di incoraggiatori militanti. Purtroppo al sud si tenta di minimizzare le cose positive ma in questo modo si crea una spirale di sfiducia. È vero, ci sono problemi molto grandi ma certe narrazioni sono svilenti. Bisogna raccontare che il futuro è nei paesi.

Lei è il poeta italiano più seguito sulla rete. Ritiene che poesia e natura possano andare d’accordo con i social?
Non ho un giudizio negativo sulla rete, ma bisogna saperla utilizzare. Per quello che mi interessa comunicare, i social sono un buon veicolo, che trasmette il messaggio immediatamente. Questo non significa che tutti ne debbano usufruire per fare poesia, che in generale richiede letture ripetute nel tempo. Dipende dalle proprie esigenze comunicative.

Dal 22 al 26 agosto si terrà la settima edizione de La Luna e i Calanchi, festival della paesologia. Perché proprio ad Aliano?
Partecipai ad un convegno molti anni fa e notai subito questo paese. Qui fu esiliato lo scrittore Carlo Levi. Quindi una terra d’esilio che diventa terra di accoglienza, mi interessava rovesciare l’immagine di questo paese per esprimerne la bellezza.

Resteranno i canti, dunque?
Le cose belle, i canti, restano. C’è ancora tanto da cantare, nonostante le narrazioni negative. La vicenda umana non è ancora finita.

 

Foto: Pagina Facebook Franco Arminio

Lavinia Micheli