coltivatori di emozioni
03 Febbraio 2021   •   Carolina Attanasio

Coltivatori di emozioni, ovvero come adottare un agricoltore

«I Coltivatori di emozioni sono l’ultima frontiera del rinnovato (e, speriamo, duraturo) interesse per la sostenibilità e la bontà del km 0. Come farne parte? Scopritelo.»

Volete diventare Coltivatori di emozioni? Siete nel posto giusto. Non si tratta di un gruppo di sentimentali anonimi, ma di un’iniziativa bella e responsabile per salvare quello che di buono c’è sul nostro territorio.

E quando dico buono, intendo buono sul serio: attraverso Coltivatori di emozioni potete adottare letteralmente un agricoltore italiano, finanziando con poche decine di euro la sua filiera produttiva. In cambio, ricevete i prodotti della sua azienda e aggiornamenti costanti sulla sua attività. Come si fa? Ce lo spiega Biagio Amantia, referente del progetto.

coltivatori di emozioni

L’intervista a Biagio Amantia

Chi siete? Quando avete deciso di coltivare emozioni?

Coltivatori di emozioni nasce nel 2016 in Puglia, da un gruppo di giovani appassionati dei valori del territorio. In Italia abbiamo la più grande biodiversità del mondo, il maggior numero di siti UNESCO, ma anche un sacco di terreni abbandonati e i borghi in via di spopolamento. Tutto questo a discapito di tradizioni che rischiano di scomparire. Vogliamo salvare gli usi agricoli e recuperare i borghi in abbandono, attraverso il sostentamento da parte di  privati e imprese. Raccontiamo la storia del produttori, del territorio e dei prodotti, dal peperone di Pontecorvo allo zafferano di Navelli. Non finisce qui: ogni adozione genera, a favore del produttore, un buono lavoro del valore di 10 €, che può investire nelle le varie fasi di lavorazione. Non ci siamo fermati al prodotto finale, ma vogliamo dare supporto all’intera filiera di produzione.

coltivatori di emozioni

Il Social farming: spiegatecelo.

Possiamo considerarlo un aggregatore di diversi produttori, che tramite la condivisione social possono mettersi in vetrina, raccontarsi e rapportarsi tra di loro. Produttori, aziende partner e sostenitori privati hanno modo di parlarsi, creare qualcosa insieme. Noi Coltivatori di emozioni, quando un agricoltore entra a far parte della rete, andiamo a trovarlo per conoscerci e creare un rapporto, per permettere loro di comunicarsi nel miglior modo possibile. Facciamo social farming anche con volti noti: con Simone Rugiati (il conduttore di Food Advisor, ndr), ed esempio, abbiamo lanciato un tour che prevede il racconto di alcuni nodi agricoli, partendo da 5 regioni: Molise, poi Toscana, Lombardia, Puglia, Sicilia, col patrocinio dell’ENIT. 

Sono un agricoltore: come aderisco?

Riceviamo diverse richieste. Abbiamo dei canoni di selezione,  come la tipicità, essere rappresentativi del territorio, realtà giovani predisposte al digitale, di piccole dimensioni. Vogliamo raccontare non solo i prodotti, ma anche le storie delle persone che ci sono dietro, lo storytelling per noi è fondamentale. È prevista una piccola quota di adesione, con cui si ha diritto ad acquisti garantiti durante l’anno, più diverse attività.  Ci occupiamo di andare sul posto a fare shooting e video, aiutiamo gli agricoltori a trecentosessanta gradi e li supportiamo, a richiesta, anche sul lato comunicazione.

Voglio sostenere un agricoltore: cosa faccio?

Ci rivolgiamo sia ai consumatori finali che alle aziende che vogliono comunicare il loro impegno sociale d’impresa: abbiamo varie fasce di adesione, ognuna dà diritto a un buono lavoro e delle ricompense in prodotti dell’azienda agricola. Il “kit di adozione”, come lo chiamiamo, contiene un certificato di adesione e informazioni periodiche sull’andamento dell’attività dell’agricoltore adottato.

coltivatori di emozioni

Il 2020 è stato un anno turbolento e rivelatore: come lo avete vissuto?

In realtà, meglio del previsto. Abbiamo visto un gran riscontro da parte di consumatori che hanno voluto sostenere, fare qualcosa per le piccole realtà in difficoltà, per cui ne abbiamo beneficiato sia noi che gli agricoltori. C’è molta più sensibilità e predisposizione al sostegno dell’agricoltura di qualità: questa è una gran cosa per gli agricoltori, speriamo non sia un trend passeggero ma un’attenzione duratura verso il territorio.

Avete all’attivo una partnership importante con I Borghi più belli d’Italia: in che consiste?

Abbiamo trovato subito le sinergie giuste per collaborare insieme, gli obiettivi si sposano perfettamente. I borghi, che rischiano lo spopolamento, sono pieni di agricoltori e tradizioni che necessitano di aiuto per non perdersi nel passato. I produttori che fanno parte dei Borghi più belli d’Italia sono stati selezionati e coinvolti: si possono sostenere con le consuete quote di adesione, quella più alta (100 €) prevede in omaggio anche la Guida ai borghi più belli d’Italia.

Cosa vi augurate per il 2021?

Vogliamo continuare il Tour delle emozioni con Simone, cercando di replicarlo in più posti possibili per dare a tutti la visibilità che meritano. Stiamo ragionando su una sinergia con i Borghi per coinvolgere più produttori e avere partnership da aziende che vogliono sostenere e utilizzare il nostro format per fare Corporate social responsibility. Stiamo cercando di implementare la piattaforma per migliorare l’esperienza di chi la visita.

Carolina Attanasio