Castello di Sammezzano: architettura orientale in Italia
«Est aliquid delirii in omni magno»
«Ogni grande persona ha qualcosa di folle»
(scritta all’interno del castello)
Duemila-quattrocento-ventisei: questo il numero di chilometri da Leccio (comune di Reggello, Firenze) ad Ankara, capitale della Turchia. Eppure non è necessario viaggiare così tanto se si ha voglia di immergersi nei colori e nell’atmosfera della Turchia. In questa piccola località infatti si erge il Castello di Sammezzano, costruito per volere del politico fiorentino Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, che ci visse fino alla sua morte nel 1897. La tenuta intera risale al 1605, mentre la costruzione del castello è del 1818 con riprogettazione nel 1835 per mano del sopra citato.
Abbandonato a se stesso per un lungo periodo, dopo il 1945 è stato adibito ad Hotel di Lusso e nel 1999, anno della sua chiusura definitiva, messo all’asta e acquistato da una società italo-inglese che, in passato, si è occupata di restaurarlo. Un privato ha poi tentato di acquistarlo per renderlo una spa, ma il tentativo è fallito e dal 2015 il castello è nuovamente all’asta. Nasce nel 2012 il comitato FPXA (dall’acronimo di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona), che si occupa della conoscenza e dello studio della storia del Castello e del parco di Sammezzano oltre che della vita, le idee e le attività di Ferdinando Panciatichi, specialmente dal punto di vista architettonico ed orientalista, collaborando inoltre con la proprietà per organizzare aperture al pubblico. Save the date: la prossima asta si terrà il 24 maggio a Firenze, con una base di partenza di 15 milioni di euro.
Essendo la famiglia d’Aragona originaria della Spagna, ed essendo stata questa di recente occupata dai mori, facile è catalogare il castello nello stile moresco, che si sviluppò tra Spagna e Maghreb tra il 1000 e il 1400 ed il cui nome deriva direttamente da “Moros”, “Mori”. Elementi caratterizzanti questo tipo di arte sono i numerosi mosaici in ceramica, i motivi geometrici e vegetali così come i bassorilievi e cupole ad archi intrecciati, tutti elementi presenti all’interno del castello.
E se trovate l’architettura araba un elemento poco significativo, vi mostrerò cosa lo rende tanto speciale. L’esterno dell’edificio presenta una facciata definita solare ed una lunare, ed il giardino, celebre per le sue numerose sequoie nonché varietà di lecci, tuja, yucca, palme, aceri, querce, ginepri, acacie, è ornato da ponti, fontane, vasche, una grotta, una statua di venere. Nonostante il tempo non abbia consentito la sopravvivenza di tutte e 147 le specie inizialmente poste dal botanico (oltre che architetto, ingegnere, artista) che era Ferdinando, ad oggi l’esterno vanta ancora un giardino incantevole.
Addentrandoci entro le mura, basteranno fare pochi passi per trovarci di fronte scritte in latino o italiano, note musicali, e ben 65 sale. Potremmo fermarci fin da subito ad ammirare la sala d’ingresso (o sala delle colonne), sulla cui cornice troviamo iscritto in caratteri gotici “Sempre, l’uom non volgare e non infame o scavalcato o inutile si spense”, a rappresentare lo spirito determinato dell’ideatore del castello. Incontreremo poi la Sala Bianca, che come vedremo è stata apprezzata da artisti di diverso calibro. Cromaticamente opposta avremo poi la Sala dei Piatti, interamente decorata in blu ed oro, e troveremo poi la Sala delle Farfalle nota più comunemente come Sala degli Specchi, la quale deve il suo nome ai soffitti in cui compaiono cavità di diverse forme il cui interno è formato da un piccolo specchio. Più avanti compariranno l’ottagono del Fumoir, la Sala dei Gigli, la Sala dei Bacilli spagnoli, il Corridoio delle Stalattiti, e i colori infiniti ad aprirsi davanti gli occhi della sala dei Pavoni. E poi la Sala delle Stelle, alla cui entrata compare la scritta “virtus in medio”. Ultima ma non meno impressionante è la Sala degli Amanti, così definita per la sua porta, ai cui lati e alla estremità superiore mostra i nomi di amanti della letteratura medievale quali Lancillotto, Ginevra, Clorinda, Tancredi, Erminia, Rinaldo e Armida. Le sale e i lunghi corridoi non sono le uniche presenze del castello. Basti pensare alle piccole nicchie, gli angoli e le varie aperture che si presentano all’occhio dell’osservatore, insieme ad una cappella e finestre cromatiche, percorsi fuorvianti, cupole, archi, capitelli e molto altro.
Curiosità – La bella Dolcenera ha di recente girato il video del singolo sanremese “Ora o mai più (le cose cambiano)” proprio nella Sala Bianca di questo castello. Prima di lei anche “Vattene Amore” di Amedeo Minghi e Mietta (1990), così come Pupo, hanno usato Sammezzano per video musicali. La musica non è stata l’unica, però, a sfruttare le sue meraviglie: il regista Matteo Garrone ha scelto tra le altre meravigliose ambientazioni proprio questo castello per il suo film del 2015 Tale of Tales – Il racconto dei racconti. Infine, è da ricordare la fiction televisiva di Fandango TV andata in onda lo scorso Febbraio 2015 su RAI1 L’Oriana , che racconta una Oriana Fallaci interpretata da Vittoria Puccini.
Nomi – Molte sono le personalità che tengono a questa meraviglia. In questo senso sono da citare i fondatori della FPXA e i ragazzi di Save Sammezzano, che specialmente grazie ai social stanno portando visibilità e sensibilizzazione alla salvezza di questo castello. Ecco perché anche le iniziative non mancano: piccoli sammezzanini crescono è un contest per i più piccoli promosso da Save Sammezzano in cui viene proposto ad adulti o insegnanti di far conoscere sammezzano ai bambini e fargli disegnare il castello o una sua sala. I disegni vengono poi accompagnati da nome ed età dei piccoli disegnatori e pubblicati sui profili social. Per partecipare basterà scrivere a [email protected] entro il 15 di aprile 2016.
Non solo social – Diverse sono state infatti le istituzioni importanti (tra cui il Touring club) e i giornali ( come ad esempio La Repubblica) che hanno parlato di Sammezzano, tanto che il caso è stato presentato al parlamento ed al ministero dei beni culturali. Qui potrete vedere alcuni degli interventi più significativi.
La petizione – Per salvare il castello forse basta davvero poco, come una firma alla petizione proposta su change.org. Non rimaniamo indifferenti alla cultura.
Salviamo Sammezzano, salviamo l’arte in Italia.
Gloria Palladino
https://www.youtube.com/watch?v=v6uE5uKlNdY