Alfred team
03 Marzo 2016   •   Snap Italy

Casa a portata di click: arriva Alfred, il maggiordomo virtuale

«Se l’uomo saprà utilizzarla con spirito creativo, la macchina sarà il servo e il liberatore dell’umanità» – Frank Lloyd Wright

La tecnologia è oggi il mezzo principale con cui risolvere il problema della pigrizia del genere umano. Questo lo si può notare nella creazione di sistemi, applicazioni, che frutto di grandi idee, diventano una maniera per semplificare al massimo la vita dell’uomo. Tra questi progetti non possiamo di certo non includere Alfred, l’applicazione fondata da un gruppo di giovani ragazzi italiani che si presenta come una sorta di maggiordomo virtuale. Capiterà a tutti di uscire di casa e dimenticare le luci accese oppure di dover avviare la lavatrice, l’irrigazione del prato e via dicendo. Tutto questo, nel momento in cui si ha un maggiordomo fisso in casa, rimane più semplice, ma cosa succederebbe se questa figura del tutto umana venisse sostituita ancora una volta da una figura digitale? Indubbiamente ci sarebbero margini di risparmio elevati. Ed è questo che vuole offrire Alfred, l’app che tramite una tecnologia che descriveremo, permette di azionare o spegnere da lontano e dal proprio smartphone quei dispositivi domestici che finora bisognava controllare manualmente. Qualche giorno fa, la startup ha raggiunto l’ottimo obiettivo di 2500 utenti, solo su Android. Il progetto iniziato tra giugno e luglio 2014, ha seguito un programma di sviluppo presso Luiss enlabs e da febbraio 2015 sono iniziati i lavori sull’app. Oggi la società è registrata in Inghilterra, dove dopo qualche tempo, il team composto da 13 persone si è trasferito.

Noi di Snap Italy abbiamo intervistato per voi Marco Matera, co-founder dell’app

Il nome della vostra app prende spunto dal maggiordomo di Batman?
Il concetto era quello di dare un aspetto fisico all’app, cioè personificarla, darle un volto. Se penso ad un maggiordomo la prima figura che mi viene in mente è Alfred di Batman, quindi diciamo che c’è una sorta di background nerd dietro la scelta del nome e del nostro team in generale. Però, quasi sicuramente il nome verrà cambiato nei prossimi mesi, stiamo lavorando ad una storia perfetta per dare un volto a questo progetto.

Da dove è nata l’idea e qual è stato il percorso da voi seguito per realizzarla ?
Il team si è formato dal nulla. Due studenti di Roma Tre, Nicola Russo e Michele Galli, hanno partecipato ad un Clean Web Hackaton a Roma, dove si sono presentati con due linee differenti tra loro. Hanno iniziato a parlare di quella che poteva essere un’idea innovativa all’interno del mondo domotico ed si è pensato ad una presa smart che virtualizzasse i prodotti non erano ancora smart. In parole povere dare la possibilità a chiunque di rendere smart un qualcosa che avesse già in casa senza dover spendere troppi soldi. Tuttavia il mercato sotto questo punto di vista era troppo competitivo, c’erano troppe società che producevano già smart device, il vero problema era alla base del software che li controllava. Cioè non esisteva un modo per controllare tutti i device insieme e semplificare un po’ quello che è il concetto di casa domotica, di smart home. E da qui è venuta fuori l’idea di un app che controllasse device multibrand da una dashboard soltanto e che desse la possibilità agli utenti di avere una vita un po’ più semplice dopo aver speso tanti soldi nell’acquisto dei device.

Come funziona Alfred ?
L’idea di base è avere un app, una rete wi-fi e degli smart device. Una volta che ci sono questi tre ingredienti, apri l’app e puoi installare i vari device sulla tua dashboard e da qui puoi fare una serie di cose all’interno della tua casa. Alcune sono molto molto utili, altre molto molto divertenti. Le funzionalità che abbiamo inserito sono il controllo dei device, sia in casa che fuori casa, per avere anche una panoramica generale su quello che sta succedendo nella tua abitazione. Tra le features aggiuntive più particolari abbiamo gli scenari, cioè un set di azioni preconfigurate dall’utente, e anche lo Smart Managment, cioè degli algoritmi intelligenti che apprendono dalle abitudini dell’utente e replicano le sue azioni in modo tale che possa risparmiare fino al 30% alla fine dell’anno sulle bollette.

Con quali brand è connesso Alfred ?
L’obiettivo è quello di poter arrivare ad una compatibilità non assoluta ma talmente elevata che la maggior parte degli elettrodomestici possano essere connessi ad Alfred. In questo momento abbiamo una compatibilità con un determinato numero di brand che si aggira intorno ai 38 prodotti, e alcuni elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie, tv, possono essere virtualizzati con una presa, quindi utilizzando una presa smart puoi avere controllo di device che non sono ancora smart. Però l’obiettivo è quello di creare un ecosistema cioè un linguaggio di comunicazione tra i device che permetta ad Alfred di essere compatibile con qualunque device presente sul mercato, e semplificarne anche la connessione, fino a farlo diventare un qualcosa di incluso nel prodotto stesso.

Vi siete spostati a Londra, dove avete avuto la possibilità di crescere e sviluppare le vostre idee. Pensate che in Italia questo percorso sarebbe stato ugualmente possibile?
In Italia probabilmente avremo fatto qualcosa ma non le stesse cose. Il vero problema dell’Italia è l’arretratezza sul discorso startup, cioè non c’è ancora la stessa cultura che c’è altrove. Il discorso della startup è legato ad un investimento, e in Italia manca la cultura di andare a cercare un investitore che metta i soldi, dia degli obiettivi, ti aiuti a crescere. Invece qui a Londra abbiamo trovato società molto molto grandi che si sono messe al pari di una startup. Se fossimo andati a parlare con una società al pari di Microsoft o con la Microsoft in Italia, sicuramente non ci avrebbero trattato come ci hanno trattati qui. È una questione di mentalità. Questo non significa che l’Italia non va bene per fare startup, ma che sarà pronta tra un po’. C’è bisogno che gente come noi che è andata via, venda tutto, faccia i soldi, torni in Italia e inizi a portare la cultura che c’è all’estero. Manca l’idea di cooperazione e collaborazione.

Progetti per il futuro ?
Siamo in trattativa con diversi fondi molto importanti e, una volta chiuso questo investimento, abbiamo in programma di espandere il team e assumere altre 6-7 persone. Quindi espanderci e provare a sbarcare il lunario. L’obiettivo è quello di crescere e trasmettere un messaggio, sperando di riuscire a farlo nel più breve tempo possibile.

Cosa consigliereste a ragazzi che, come voi, hanno in mente di avventurarsi nella creazione di una startup ?
Il consiglio numero uno è quello di costruirsi un buon team fin dal primo giorno perché non esiste niente di più importante quando si va a creare qualcosa e il prodotto non è altro che lo specchio del team che ci ha lavorato; poi il secondo consiglio è quello di cercare di essere il più umili possibile perché si prendono schiaffi tutti i giorni quando si prova a fare l’imprenditore ad un certo livello e, infine, di non prendere ad esempio solo Steve Jobs o Mark Zuckerberg ma provare a prendere il meglio da tutti i vari personaggi che si incontrano lungo la strada, farne tesoro e puntare ad essere, in futuro, una figura di ispirazione per chi verrà.

Chiara Rocca