abiti tecnologici
23 Maggio 2018   •   Francesca D’Arienzo

Abiti tecnologici: cos’è la moda hi-tech?

«Gli abiti tecnologici sono quelli che utilizzano strumenti innovativi dando un nuovo volto alla moda. Vediamo insieme quali brand italiani li producono.»

Il mondo della moda apre le sue porte alla tecnologia puntando sulla creazione di oggetti funzionali, intelligenti e dal design ricercato. Gli abiti tecnologici rappresentano l’ultima novità in questo campo. Capi impreziositi con luci LED fluorescenti, t-shirt che vibrano a suo di musica, cappotti bikini in grado di ricaricare smartphone e piccoli dispositivi elettronici: essi rispondono appieno alle esigenze di una società sempre più informatizzata.

Ma cos’è la moda hi-tech? È conosciuta anche come la tecnologia indossabile, racchiudendo al suo interno il progresso, l’arte, l’ingegneria e il design che cooperano nella progettazione di abiti tecnologici ed accessori altamente performanti. Grazie all’utilizzo della tecnologia applicata alla moda è stato possibile mettere a punto molti oggetti utili e non solo belli come i grembiuli che proteggono il personale sanitario dai raggi X. Insomma, le nuove tecnologie diventano parte integrante del prodotto conferendogli caratteristiche e, soprattutto, funzioni nuove che vanno oltre il semplice vestire. Si parla di veri e propri tessuti intelligenti che integrano sistemi elettrici, sensori, fibre ottiche o LED in grado di captare e reagire a impulsi e condizioni ambientali esterne. Vediamo quali sono i brand italiani che hanno sperimentato in questo campo creando un connubio tra tech e fashion.

Cute Circuit

È una compagnia di moda con sede a Londra ma fondata dall’italiana Francesca Rosella. Quest’azienda è specializzata nella progettazione di abiti tecnologici e di moda interattiva. Tra gli abiti tecnologici da loro ideati vi è l’abito cinetico, disegnato nel 2004. Questo è in grado di illuminarsi e cambiare modello seguendo il movimento della persona in base all’umore di chi lo indossa. La camicia hug, invece, è una t-shirt che ricrea la sensazione di contatto, calore ed emozione di un abbraccio. La tecnologia che permette tale sensazione è quella bluetooth che si avvale dei sensori. Ma non solo: vi è anche l’abito M che ha al suo interno uno spazio apposito per una carta SIM che consente di effettuare e ricevere chiamate in qualsiasi momento, ovunque e senza dover portare un cellulare. Davvero da non credersi!

 

Nemen

È un’azienda che punta a portare avanti il tradizionale patrimonio sartoriale e artigianale italiano con l’obiettivo di produrre abiti tecnologi e capi di alta qualità, interamente realizzati in Italia e caratterizzati da un alto contenuto tecnico. Ogni loro capo è il risultato finale di innumerevoli test di tintura in combinazione con la sperimentazione del tessuto, il rigoroso controllo della qualità e la continua ricerca di tessuti innovativi.  La giacca LED è un progetto sperimentale che esprime la passione del marchio per la ricerca nello sviluppo del tessile e la funzionalità nei capi di abbigliamento sportivo. Nel LED, le fibre ottiche sono inserite all’interno del tessuto, creando così un’area completamente illuminata da un sistema di 12 LED integrati alimentati da 2 batterie al litio, dalla durata 8 ore, ricaricabili. Il tessuto esterno è un monofilamento di nylon e acciaio con una pellicola trasparente in poliuretano che, pur lavorando come scudo per proteggere le fibre ottiche, enfatizza l’effetto di profondità creato dalla luce che lo attraversa. Il tessuto interno è caratterizzato da uno speciale rivestimento in alluminio che riflette il calore del corpo al fine di garantire la massima protezione dal freddo e dal vento, mentre la membrana interna isola il corpo garantendo protezione anche in condizioni climatiche estreme.

Ermenegildo Zegna

È un marchio che negli anni ’70 lanciava la linea Sottosport, una collezione di capi tecnici dedicati a chi pratica sport. Al Pitti uomo nel 2007 ha presentato, per la prima volta, la giacca sportiva fotovoltaica Zegna Sport Solar Jacket Ecotech rappresentando il primo segmento di produzione outwear in grado di ricaricare un telefono cellulare, un iPod o altri piccoli dispositivi elettronici esclusivamente grazie all’energia solare. Il primo modello di giacca fotovoltaica si presentava come un vero e proprio capo di abbigliamento impermeabile da stagione fredda realizzato con un tessuto rigorosamente green ottenuto da materiale plastico riciclato, con bottoni a pressione sul collo, zip frontale, tasche laterali e rivestimenti, imbottiture, membrana traspirante per la protezione da pioggia o vento. Il modello prevedeva l’integrazione di moduli fotovoltaici montati su un collare in neoprene permettenti la captazione dell’irraggiamento solare e la conseguente generazione di elettricità, trasmessa attraverso cavi tessili, in una batteria.

Francesca D’Arienzo