24 Giugno 2017   •   Snap Italy

Giorgio Giangiulio, quando lo stile incontra l’uomo

«Appuntamento con Giorgio Giangiulio, fashion blogger dall’eleganza innata, e non solo per gli abiti che indossa.»

Arrivo a Pitti Immagine Uomo edizione 92, non so dire se più affannata dai 40° gradi all’ombra o dal fatto che devo chiamare Giorgio Giangiulio (sito ufficiale). È la prima volta che lo incontro, ma come sempre sfodero la mia faccia di bronzo e compongo il numero. Ancora una volta non so dire (credetemi, non sempre si trovano le parole adatte) se mi ha lasciato a bocca aperta più il suo charme o la sua altezza, fatto sta che Giorgio Giangiulio in mezzo ai pittiboys fa la sua figura ed io e Raffaella, non smettiamo di sorridergli.

Indossa uno spezzato che solo a guardarlo fa invidia a tutti gli espositori presenti al Pitti, è sorridente e gentile e la sua galanteria non passa inosservata. Decidiamo di sederci all’ombra per iniziare l’intervista, sono catturata dal suo savoir-faire, è un piacere chiacchierare con lui.

Incontrandoci a Pitti Uomo, non posso esimermi dal chiederti del look.
Inizio col dirti che questa è una giacca di una costruzione tipicamente napoletana, realizzata dalla storica sartoria di Napoli Ettore De Cesare (oggi alla terza generazione), che realizza prodotti completamente fatti a mano. Oggi per Pitti ho scelto questa mise di colori, pantaloni kaki ed una giacca dal celeste finestrato con una chicca nascosta: il fortunello, per veri scaramantici! E poi sono un’amante del vintage, indosso sempre un accessorio che ha almeno il doppio dei miei anni, oggi è la volta dei gemelli a forma di timone. Semplicemente indosso quello che racconto sempre nel mio blog, il prodotto artigianale italiano, il “fatto a mano”.

A proposito di Pitti, come l’ha trovato Giorgio Giangiulio quest’anno?
Solitamente il Pitti estivo è quello un po’ più low profile a differenza del Pitti inverno, ma a dire il vero quest’edizione l’ho trovata molto attiva. Oggi la comunicazione fa il 90%, ci sono persone che comunicano molto spesso in maniera sbagliata il nostro concetto di italianità ed è un grave errore. Bisognerebbe scindere l’edonismo dal racconto, l’immagine del Made in Italy dev’essere rispettata, valorizzata anche con rigidi criteri. L’Italia è l’unico paese che può vantare un “made in” che ha tanto da far vedere, lavorando con alcuni gruppi asiatici mi sono reso conto che quando uno straniero compra Made in Italy non sta acquistando solo la qualità del prodotto (che in sé è eccellente), ma anche il sogno di italianità legato al prodotto stesso, quindi l’immagine che noi diamo e l’immagine che dobbiamo dare dev’essere rapportata alla qualità del nostro prodotto.

Tre parole per descrivere il Made in Italy.
Eccellenza, creatività e know-how. Il know-how è quello che noi italiani abbiamo insito, fa parte delle nostre radici. È un peccato che l’artigianato in Italia non sia mai stato sovvenzionato, la figura dell’artigiano è stata sempre messa in secondo piano, come se fosse stato un contorno questo lavoro anziché la materia principe di questa terra.
Esiste però una parte bella di questa convinzione errata che riguarda i giovani e l’interesse nel ritorno ai mestieri di un tempo. Pian piano si inizia a costruire un pensiero che va al di fuori dei lavori cosiddetti “nobili”, oggi grazie agli artigiani, il futuro lo si pensa dietro ad una macchina da cucire a fare il sarto per esempio, o tenendo in mano un pirografo per fare il calzolaio. Non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo, maestri ottantenni che hanno una cultura sul prodotto, una manualità, un bagaglio di esperienza, che si spera di non perdere negli anni. Purtroppo si è perso il gusto dell’apparire bene. Una volta ci si sapeva vestire, una volta c’era proprio la cultura del vestirsi bene. Già da bambino quando accompagnavi il nonno dal sarto iniziavi a respirare un certo tipo di gusto, apprendere un certo tipo di cultura, così arrivavi ad una certa età dove, comunque sia, possedevi già una base per crearti un tuo stile e saperti presentare in società perchè, parliamoci chiaro, l’abito ha sempre fatto il monaco!

Abruzzese con la passione per il classico, autore di diverse riviste di settore, blogger fotografato dalle migliori testate di moda maschile, una classe la sua, condivisa da Bernhard Roetzel nel suo libro A Gentleman’s LOOK BOOK, dove racconta lo stile degli “uomini meglio vestiti”.

Tutto questo – ne siamo certi – e molto di più, è Mister Giorgio Giangiulio.

Samuela Nisi