Vigneto pusterla
11 Maggio 2016   •   Snap Italy

Vigneto Pusterla: il tesoro agricolo più grande d’Europa

«Il territorio bresciano è da sempre legato alla produzione vitivinicola ed è proprio nel suo centro città, alle pendici del castello, che risiede il vigneto urbano Pusterla, il più grande d’Europa, denominato “Ronco Capretti”»

I vigneti urbani produttivi più conosciuti sono quelli di Parigi e Vienna. In Italia, si situano invece nelle zone urbane di Aosta, Torino e Brescia, quest’ultima riconosciuta come madre del vigneto Pusterla più antico ed esteso del territorio europeo.

Noi di SnapItaly vogliamo riportare l’attenzione su questo nostro patrimonio, raccontarne la sua storia, le sue crisi e come col tempo ha riconquistato il suo valore, mantenendo un primato sia in Italia che in tutta l’Europa…

Perchè Pusterla?

Il termine “pusterla” deriva dal latino tardo “posterula” e indica le porte anguste che davano accesso a passaggi segreti, introducendo nelle mura di castelli e fortificazioni, usate principalmente delle guardie o come via di fuga dai frequenti assedi. Il vigneto, trovatosi nel fossato dell’antico castello che si erge sul colle Cidneo, prende così il suo nome proprio dal passaggio segreto che si apriva nelle mura a nord della fortezza.

Datato già dal 1037, oggi si estende in ben quattro ettari di suolo coltivato. La particolarità è che qui cresce la varietà di “Invernenga”, conosciuto anche come Bernestia, Pergola o Brumesta, un vitigno autoctono dalle bacche bianche, risalente fin dall’epoca romana. Il pregiato vino varia nelle versioni Pusterla Bianco, Pusterla 1037 e Pusterla Dolce Passione, ma la produzione concerne anche le intriganti grappe Fuoco d’Inverno e Miele d’Inverno, infine, fantasiose confetture, gelatine e mieli. Per ulteriori informazioni e schede tecniche su questi prodotti tipici, visitate il sito del vigneto.

Perché Invernenga?
La denominazione sembra attribuirsi alla capacità di conservazione di quest’uva che, raccolta nel periodo autunnale, poteva essere consumata per tutto l’inverno come frutto da tavola. La prima citazione certa è presente in un documento risalente al 1826 del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio dell’Impero Austro Ungarico, descritto come uno dei vitigni più coltivati nella zona italiana di Brescia. Nel 1971 viene inserito al Registro Nazionale come varietà di vite a indicazione geografica protetta (IGP) dei Ronchi di Brescia: il Pusterla bianco (derivato direttamente dall’Invernenga) e il Pusterla rosso.

Immergendoci nella sua storia…

  • 1800-1900, dopo che i fratelli Riccardi avviarono l’azienda, questa passa per via ereditaria alla famiglia Capretti, che deposita il marchio Pusterla (1940) per denominare i vini prodotti nel vigneto urbano di loro proprietà. Negli anni successivi questo vino fu apprezzato da molti e l’azienda viene premiata con le medaglie d’oro al concorso enologico dell’Italia settentrionale (1953) e a quello d’Asti (1966). Curiosità: tra gli estimatori di questo particolare vino inseriamo anche il primo ministro inglese Winston Churchill.
  • 1973, per problemi di salute Mario Capretti è costretto a chiudere l’azienda vitivinicola, convertendo ad uso civile la cantina, fino a far sfumare il sogno di aggiungere al suo vino il marchio Doc. Così dopo la sua morte vengono venduti molti terreni, coltivati a vigneto dai mezzadri lì residenti.
  • 1996, dopo varie vicende, anche quando la scuola agraria rinuncia a proseguire nella coltivazione del vigneto, una nuova azienda agricola, sotto la guida dell’agronomo Pierluigi Villa e dell’enologo Piero Bonomi ne prende il posto, cambiando il nome del vigneto in “Ronco Capretti”.
  • 2007, l’associazione Slow Food attribuisce il primato del più grande vigneto urbano produttivo d’Europa e il titolo di Patrimonio Storico della Cultura Agroalimentare Ambientale”.
  • 2012, dopo la degradazione dei terreni, Maria Capretti riprende in mano la conduzione del vigneto storico di famiglia, bonificando l’area e riavviando la produzione dei suoi vini caratteristici.

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Melissa Migliaccio