Smarter Italy, 12 borghi per innovare il Paese
«I borghi come hub di sperimentazione per Smarter Italy, il progetto che mira a colmare il digital divide tra le città e i piccoli centri entro il 2025»
Li chiamano già “I borghi del futuro”: sono i 12 paesini selezionati dal Ministero dello sviluppo economico per il programma “Smarter Italy”, un progetto che mira a incrementare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’Italia entro il 2025. Una sfida non facilissima: basti pensare a quante famiglie si sono trovate in seria difficoltà a gestire lavoro e scuola da casa nell’ultimo anno, proprio a causa del digital divide.
L’Agenda 2030 parla chiaro: l’Italia deve superare il gap che separa nettamente alcuni territori dagli altri, negando l’accesso a tutte le possibilità di sviluppo economico che internet potrebbe favorire. Per questo motivo, uno dei punti dell’agenda si concentra sui Borghi del futuro e sulle possibilità che la digitalizzazione può dare loro.
Smarter city: quali sono i 12 borghi selezionati e perché
Alghero, Bardonecchia, Campobasso, Carbonia, Cetraro, Concorezzo, Ginosa, Grottammare, Otranto, Pantelleria, Pietrelcina e Sestri Levante: sono questi i 12 borghi che diventeranno dei “living lab” di innovazione digitale. Si tratta di comuni al di sotto dei 60.000 abitanti – non proprio dei paesini, ma neanche delle città – che hanno gli stessi problemi delle metropoli e molte meno risorse digitali per risolverli. L’innovazione non può e non deve funzionare esclusivamente in contesti altamente modernizzati e popolati: il suo contributo, rimodulato sulle esigenze dei piccoli centri, può contribuire in maniera decisiva a colmare la distanza tra i territori. I borghi selezionati sono cittadine ricche di storia e cultura, rappresentative delle proprie aree geografiche. Smarter Italy prevede che diventino dei piccoli hub di sperimentazione su servizi digitali e innovativi per i cittadini, allo scopo di migliorare la qualità della vita ed evitare l’annosa questione dello spopolamento.
Come funziona
I 12 comuni stilano una lista di bisogni su 4 aree di riferimento: mobilità, cultura, benessere e cura della persona, salvaguardia dell’ambiente. Queste esigenze diventeranno dei bandi, a cui possono partecipare imprese, centri di ricerca, università, enti del terzo settore e persone fisiche: il Governo agevolerà il lavoro rendendo gli appalti più snelli e veloci. Le proposte migliori verranno finanziate con i fondi di Smarter Italy. L’esempio dei 12 borghi potrà essere riportato su larga scala e interessare i 7903 comuni d’Italia che, a oggi, soffrono ancora il digital divide.
Il 2021 è l’anno giusto per lo Smarter Italy?
Di quanto l’ultimo anno abbia cambiato la nostra vita si è parlato davvero molto. Ciascuno di noi ha vissuto piccoli e grandi cambiamenti nel proprio quotidiano, che in molti casi hanno un carattere permanente: tornare esattamente alla vita di prima non è possibile, per certi versi neanche auspicabile. I primi mesi del lockdown hanno visto un “movimento migratorio” decisamente inusuale in Italia: si è andati da nord verso sud e dalle città ai paesi. Più di una volta, di fronte all’enorme possibilità dello smart working, ci si è chiesti se le città non fossero diventate nient’altro che contenitori di uffici, e dormitori per chi ci lavora: alla prima, enorme occasione, in tanti hanno scelto di andarsene giustificati da una pandemia. È un periodo di stravolgimenti, e pare si stia andando lentamente a colmare un vuoto: una voragine, in realtà, quella che fino a un anno fa ha separato nettamente la città da tutto ciò che la circonda. Siamo in parecchi a immaginarci un futuro liquido, dove il luogo in cui ti trovi non è più un limite a quello che puoi fare, ma una possibilità. Quella di poter dire, finalmente, che lavoro e vita hanno trovato davvero un equilibrio.
Carolina Attanasio