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17 Dicembre 2019   •   Carolina Attanasio

MIAC: apre a Roma il museo del cinema che aspettavamo

«Roma si fa un bel regalo di Natale aprendo il MIAC, un nuovo museo interamente dedicato all’audiovisivo e al cinema, che proietta chiunque lo visiti all’interno di un mondo di immagini e suoni che ricorderanno di certo qualcosa, perché il cinema è – da sempre – di tutti»

Il giorno è giunto ed è il 18 dicembre, l’alba del MIAC, il Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema, che dopo la presentazione alla stampa dello scorso ottobre è pronto per accogliere il pubblico, in una parabola immersiva che l’audience romana non vedeva da un po’. Ideato e progettato dagli artisti di NONE Collective (per chi non sapesse di cosa parlo, guardate un po’ qui cosa combinano in giro per il mondo), il MIAC è un nuovo museo multimediale interamente dedicato alle immagini in movimento e al mondo in cui hanno contribuito alla creazione di un immaginario condiviso.

Il progetto, vincitore del bando indetto dall’Istituto Luce-Cinecittà nel 2018, mira a riaccendere l’immaginario del pubblico, a rileggere la storia del cinema, della televisione e della radio attraverso nuovi codici, attraversando il passato e lasciando aperte nuove visioni verso il futuro.

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Credits @Cristina Vatielli

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Credits @Cristina Vatielli

La grammatica delle istallazioni del MIAC

Il percorso all’interno del MIAC, davvero notevole, si sviluppa su circa 1200 mq, con 12 ambienti principali: si trova nell’ex laboratorio di sviluppo e stampa di Cinecittà, un edificio caduto in disuso con la digitalizzazione dell’industria cinematografica. Oggi questi spazi riprendono vita, raccontandosi in maniera inedita attraverso la lettura trasversale di alcuni temi portanti dell’immaginario visivo italiano.

Luce, suono, forma e materia sono gli elementi che compongono la grammatica delle 12 installazioni create dagli artisti di NONE Collective che attraversano, tra gli altri temi, l’emozione, la lingua, il potere, l’eros, il paesaggio, la commedia, il futuro e i protagonisti dell’audiovisivo dai primi del ‘900 ad oggi. Alle esperienze immersive delle installazioni, in ogni sala si affiancano gli approfondimenti dedicati a radio e televisione.

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Credits @Cristina Vatielli

Già dall’ingresso l’atmosfera è molto chiara, l’intenzione è quella di portarci proprio al cinema, col botteghino all’ingresso e il nastro trasportatore delle pellicole che invita lo spettatore a diventare parte dello spettacolo. La Timeline è la spina dorsale che sorregge l’impianto emozionale della narrazione, con una lunga linea del tempo dell’audiovisivo italiano che riconnette esperienze percettive non lineari in una grafica aumentata su due pareti di oltre 30 metri di lunghezza.

Le sale del Museo

Ognuna delle 12 sale  è progettata per ospitare un tema, attorno al quale è stata costruita un’installazione immersiva. «Abbiamo rielaborato circa 400 film – affermano gli artisti di NONE Collectivein un unico percorso narrativo che non intende essere esclusivamente divulgativo ed esaustivo. Abbiamo cercato di stimolare l’interesse e la curiosità dei visitatori a scoprire e approfondire il mondo del cinema, della televisione e della radio italiane. La tecnologia ci consente di ricercare diverse forme narrative, utilizzando differenti media e stimolando la percezione. È l’evoluzione dell’audiovisivo, di una pellicola o di un libro, che non sostituisce i media originari ma li unisce e li arricchisce con nuove tecniche e dinamiche, come il movimento dello spettatore e gli infiniti punti di vista, creando nuove modalità di percezione

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Credits @Cristina Vatielli

Voluto e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il MIAC è realizzato da Istituto Luce-Cinecittà, in partnership con Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione con Cineteca di Bologna e AAMOD – Archivio del Movimento Operaio e Democratico.

Carolina Attanasio