maschere di carnevale
18 Febbraio 2020   •   Sara Giannessi

Maschere di Carnevale: l’Italia tra tradizione e arte

«Le maschere di Carnevale fanno parte della tradizione e della cultura italiana. Il Carnevale è una festa per grandi e piccini: il fascino di poter impersonare per un giorno una persona diversa infatti non smette mai di avere presa su di noi.»

Quella delle maschere tradizionali di Carnevale è una cultura storica italiana: Arlecchino, Pulcinella, Rugantino, Pantalone… ogni regione e ogni città ha la sua maschera di rappresentanza. Se tutte le maschere d’Italia si riunissero in una passerella, sarebbe una parata lunghissima. Il Centro di Coordinamento Maschere Italiane ha infatti stilato un elenco di tutte quelle maschere che appartengono alla cultura locale. Oltre alle più note infatti ce ne sono molte antiche e poco conosciute. Un esempio sono i Mamuthones della Sardegna: maschere dai caratteri ancestrali, che potrebbero risalire alla civiltà nuragica e legate ancora alla tradizione contadina. Da segnalare è anche il Museo della Maschere, che raccoglie tutti i costumi della tradizione della commedia dell’arte.

Origine del Carnevale e delle maschere

D’altronde il Carnevale ha origine in epoca romana, con le feste saturnali. Una caratteristica di queste feste che si è mantenuta, oltre il diffuso clima di euforia, è l’annullamento delle distanze sociali. Come racconta anche Hugo in Notre Dame de Paris, e come mostra la Disney ai più piccoli ne Il gobbo di Notre Dame, il Carnevale è l’unica occasione in cui povero e ricco, nobile e plebeo sono sullo stesso livello. Anzi era spesso per il popolo un’occasione per satireggiare e inveire contro la classe dirigente che li sobillava durante l’anno.

Il Carnevale Disney del Gobbo di Notre Dame

Col passare dei secoli e l’avvento del cristianesimo, il Carnevale è diventato il momento di allegria prima della Quaresima. E quindi veniva visto come allegoria della perdizione e del vizio. Emblematico è il quadro di Pieter Bruegel, Lotta tra Carnevale e Quaresima. Anche la descrizione che fa Gogol del carnevale di Roma rappresenta un momento di gran confusione, di allegria, con le strade della capitale invase dalla folla e dai carri. Anche qui un’occasione di perdizione, perché è tra la folla carnevalesca che il protagonista di Rim si innamora di una fanciulla che gli fa dimenticare per un po’ Roma.

Le maschere della Commedia dell’arte

Ma il Carnevale che più è stato rappresentato dall’arte è quello delle maschere della Commedia dell’arte. Che sono poi quelle a noi più familiari anche attraverso secoli di teatro. La satira che ha sempre caratterizzato il Carnevale infatti si è piano piano fissata in della maschere, ossia dei personaggi facilmente riconoscibili e ben caratterizzati intorno a cui si sviluppavano le prime commedie a canovaccio. E per rendere riconoscibili questi personaggi si ricorreva soprattutto a costumi e, appunto, maschere. È così che è nato Arlecchino, sicuramente la maschera più famosa. La fama arrivò anche all’estero, e infatti artisti come Pablo Picasso e Cezanne rimasero affascinati tanto da dipingere vari quadri su queste figure. In particolare Picasso, affascinato dai circensi, ne fece uno dei suoi soggetti ricorrenti.

maschere di carnevale

Giangurgolo, maschera calabrese

La riscoperta dell’artigianato come arte

Ma adesso che l’artigianato sta diventando sempre di più una forma d’arte, è a Venezia che la tradizione delle maschere sta raggiungendo nuove vette. Da sempre infatti le maschere veneziane sono le più elaborate e senza dubbio magnifiche. Se prima si realizzavano principalmente con la carta pesta, ora la decorazione si è arricchita di oro, argento, nastri e strass. Ancora oggi fortunatamente molti laboratori locali realizzano maschere meravigliose che sono indubbiamente una delle forme d’arte del nostro territorio. Al Museo Mondonovo sono esposte appunto maschere realizzate in cartapesta che ripercorrono la storia dell’arte e del costume.

Sara Giannessi