italiani all’estero
13 Agosto 2018   •   Carolina Attanasio

Italiani all’estero e il turismo delle origini, i numeri di un business milionario

«Se state leggendo quest’articolo, o siete degli italiani all’estero o avete di sicuro qualche espatriato in famiglia: sapete quanti italiani vivono all’estero e cosa significano per il business del turismo nostrano?»

Gli italiani all’estero, ridendo e scherzando, costituiscono una fetta bella importante di popolazione e cultura italica sparsa in giro per il mondo. Superando velocemente i cliché sul popolo di navigatori e la retorica su “quando gli immigrati eravamo noi”, passiamo al topic che ci interessa: quanto gli italiani all’estero rappresentino un potenziale importante per il turismo.

Partendo dagli espatriati di prima generazione, che a quest’ora sono tutt’al più passati a miglior vita o non in condizioni di viaggiare, le seconde e terze (e quarte, ormai) generazioni – i figli degli espatriati – hanno visitato il nostro Paese almeno una volta, spinti dal desiderio di conoscere le proprie radici, i luoghi dei propri genitori e/o nonni, i posti dove il loro sangue italiano ha visto i natali. Si parla di un bacino di utenza di circa 80 milioni di persone. Secondo i dati riportati dall’ENIT, soltanto dal continente americano – che per default è quello che ha accolto più migranti negli scorsi decenni – ci arriva un giro di affari di 650 milioni di euro, con circa 670.000 arrivi l’anno in Italia.

Chi sono gli italiani all’estero, dunque? Figli, nipoti, pronipoti, che sono cresciuti nel sogno dell’Italia come luogo mitologico delle loro origini, la Patria agognata dai loro predecessori, il paradiso dove tutto è più bello/più buono/più italiano, insomma.

Come dichiarato da Gianni Bastianelli, Direttore esecutivo di ENIT  “Gli italiani residenti all’estero sono i primi ambasciatori del brand Italia presso potenziali nuovi turisti in ingresso. Infatti, negli italo-discendenti vive la tradizione di un luogo turisticamente attrattivo assieme alle diverse dimensioni culturali che connotano l’italian way of life. Tenendo conto che sono quantificabili in circa 80 milioni gli italiani o italo-discendenti all’estero, ci troviamo di fronte a una nicchia di mercato ad elevato potenziale di crescita. In questo senso – ha aggiunto Bastianelli – il turismo generato dagli italiani all’estero risponde anche alle strategie di medio periodo dell’industria turistica italiana, in quanto fonte di un flusso di visitatori diffuso sul territorio, lontano dal turismo di massa, e omogeneamente distribuito lungo il corso dell’anno. Non è inoltre da dimenticare che il turismo di ritorno si traduce spesso in una fonte di possibili investimenti nei paesi di origine, e in una modalità per ripopolare borghi con numeri ormai residuali di abitanti. È necessario proseguire il lavoro di promozione integrata assieme alle Regioni in grado di abbracciare i diversi segmenti del made in Italy come cucina, design cinema, lingua, musica arte e sport. Essere italiani all’estero significa avere il compito di trasmettere un messaggio culturale unico e peculiare che connota il profilo del nostro Paese”.

Dove sta il gap? Che l’Italia, al contrario di Paesi come Scozia e Irlanda, non sfrutta a pieno il potenziale di questo segmento turistico, una  fonte di business di notevole interesse. Tutto il turismo generato dagli italiani all’estero è di origine spontanea, frammentata e non supportata da un’offerta turistica personalizzata per questo genere di target. Solo di recente, alcuni tour operator stanno spostando l’attenzione sui milioni di italiani all’estero che, secondo i sondaggi, si dichiarano fortemente disposti a pianificare un viaggio alla scoperta delle proprie origini. Alcuni si affiancano a siti di ricerca genealogica, proponendo pacchetti verso alcune destinazioni in Italia.

Gli italiani all’estero, dunque, hanno una doppia valenza per il turismo italiano: sono gli ambasciatori dell’Italia all’estero (e talvolta, ahimè, anche dei suoi cliché) e sono tra i turisti meglio intenzionati a visitare il nostro Paese. Secondo il monitoraggio di ENIT, quest’estate è all’insegna della crescita turistica, con un occhio di riguardo proprio agli oriundi italiani, che segnano un trend positivo tra gli incoming. C’è da dire che chi è espatriato nei Paesi limitrofi torna anche più volte l’anno, mentre chi è dall’altra parte del mondo torna con frequenza, ovviamente, solo se gode di un certo benessere economico. I maggiori flussi, in questo caso, provengono da USA, Argentina e Brasile, si tratta di persone che – nella maggior parte dei casi – alloggiano presso le case di origine o dei parenti, ma non mancano di spostarsi lungo l’Italia nel loro periodo di permanenza, generando un buon flusso di consumi. Forte della carica emozionale cui si accompagna, il turismo delle origini è un volano di diffusione turistica sull’intero territorio italiano, con particolare riguardo ai borghi e le piccole aree rurali, da cui buona parte degli italiani all’estero proviene.

Carolina Attanasio