industria sostenibile
31 Marzo 2020   •   Redazione

Industria sostenibile: l’esempio dei cascami tessili

«Cresce la richiesta e le politiche di riciclaggio dell’industria tessile, esempio virtuoso insieme ai suoi cascami di industria sostenibile.»

Attualmente l’inquinamento è una tematica divenuta cara a molti che stanno cercando di attuare iniziative che mirino a ridurre l’impatto ambientale creando esempio virtuosi di industria sostenibile. Sempre più spesso, infatti, vengono messe in atto delle strategie per ridurre i rifiuti e per dare origine a delle lavorazioni maggiormente sostenibili, che non alterino gli equilibri, già abbastanza precari, della Terra. Alcune industrie hanno deciso di contribuire a limitare gli sprechi e, di conseguenza, l’inquinamento, donando nuova vita a scarti di materiali che solitamente verrebbero cestinati: un esempio è quello relativo ai cascami tessili.

Cascami tessili: cosa sono

Il termine cascami fa riferimento a residui di lavorazione industriale che possono essere riutilizzati in altri modi. Si ricorre a tale parola in vari ambiti ma uno di quelli dove è più impiegato è il settore tessile. Quest’ultimo si occupa della produzione di filati e stoffe per realizzare vestiti ma anche complementi d’arredo. La prima scelta normalmente si ottiene a partire dalle materie migliori ma, con il riciclaggio di cascami tessili si possono realizzare altri tipi di prodotti comunque vendibili sul mercato. In questo modo l’industria non getterà via materiali ancora buoni.

Per quanto riguarda il tessile un esempio può essere quello della lavorazione del cotone: per la realizzazione di questo filato si usano le fibre naturali solo di una certa lunghezza, quella più corte vengono scartate. Tramite l’impiego di speciali macchinari, però, in grado di lavorare anche questi residui di filati, c’è la possibilità di dare origine a tessuti e a prodotti che potranno essere messi sul mercato.

Come si possono riciclare i cascami

Il riciclo di queste fibre avviene per step, il primo passo da seguire è senza dubbio quello di suddividere il materiale per tipo e anche per colore, controllando sempre che sia ben pulito. Questo è un passaggio fondamentale in quanto così è più facile riutilizzare questi prodotti in un secondo tempo. Le fibre naturali, in seguito, grazie alle loro caratteristiche possono essere aggregate insieme per formare dei filati. Quelle sintetiche, invece, essendo dei polimeri creati dall’uomo, si uniscono più facilmente dando la possibilità di fare bobine di filo di diverso spessore.

Solitamente non sono le stesse industrie produttrici di tessuti che effettuano questo riciclo, ma ci sono aziende specializzare che si occupano di raccogliere, catalogare e stoccare il materiale proveniente da calzaturifici, case di abbigliamento, negozi di tendaggi, ecc, materiale che rientra nel ciclo di lavorazione industriale. In questo periodo storico il lavoro svolto da tali aziende è fondamentale perché riduce la creazione di nuovi rifiuti diminuendo anche l’energia che occorre per dare origine ad altre materie prime.

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Industria sostenibile: ecco quali cascami si possono riciclare

Quasi la totalità dei cascami tessili possono essere riciclati, sia quelli di origine naturale che sintetica, alcuni esempi sono:

  • Viscosa, deriva dalle piante ma subisce una speciale manifattura che la rende lucida e liscia, per questo motivo si definisce anche seta artificiale.
  • Cotone, è totalmente vegan in quanto non deriva da animali ma si ricava dalla cellulosa degli alberi: si tratta di fibre dure che subiscono una lavorazione che le trasforma in fili.
  • Lana, è una fibra naturale proviene dal vello degli ovini, di solito si ottiene dalle pecore, ma a volte anche dagli alpaca.
  • Poliestere, è un filamento sintetico elastico e idrorepellente, questo vuol dire che non si bagna quando immerso in acqua; usato soprattutto per la creazione di tessuti tecnici impiegati nello sport o per la realizzazione di complementi d’arredo particolari come le tovaglie antimacchia.
  • Nylon è stata la prima fibra sintetica prodotta, si ottiene da derivati del petrolio e si può trovare in commercio in fili molto sottili ma che hanno una resistenza altissima.

Prima di procedere alla lavorazione viene fatta un’accurata e attenta selezione dei cascami da riutilizzare, così da assicurare la creazione di un prodotto finale, denominato materia prima secondaria, di ottima qualità. Questo comporta una notevole diminuzione degli sprechi all’interno delle fabbriche che, eliminando il processo di smaltimento dei rifiuti, provvederanno a ridurre l’incidenza sull’ambiente e, di conseguenza, l’inquinamento.