i soliti ignoti
10 Dicembre 2019   •   Carlotta Giuliano

I soliti ignoti, Vinicio Marchioni porta Monicelli a teatro

«Dal 18 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, Vinicio Marchioni, Giuseppe Zeno e la Compagnia Gli Ipocriti di Melina Balsamo portano in scena la prima versione teatrale de I soliti ignoti, il celebre film di Mario Monicelli.»

Vinicio Marchioni interpreta e firma la regia della prima trasposizione teatrale de I soliti ignoti, il capolavoro cinematografico del maestro Mario Monicelli. Era il 1958 quando la pellicola venne proiettata per la prima volta, momento che sancì l’esordio ufficiale di un nuovo genere cinematografico. Nasceva così la Commedia all’italiana. Con questo film la commedia comica per la prima volta abbandonò i canoni del varietà per confluire nella corrente neorealista. Da lì in poi le trame dei contemporanei erano perlopiù caratterizzate dalla rappresentazione delle classi disagiate e lavoratrici e dalla presenza di attori non professionisti. Lo scopo era diventato raccontare la situazione economica e morale del dopoguerra italiano.

Questa è l’atmosfera che Marchioni e Zeno intendono restituire con la loro versione de I soliti idioti. Lo spettacolo debutterà il 18 dicembre al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, prima di partire in tournée in varie parti d’Italia. Una grande sfida, come è facile immaginare. Il film conquistò due Nastri d’argento arrivando fino alla candidatura per l’Oscar al miglior film straniero: portarlo a teatro sancisce la sua consacrazione definitiva nel mondo delle arti.

Marchioni regista ha lavorato sull’adattamento teatrale di I soliti ignoti da parte di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli. Nel corso di un’intervista per l’ANSA ha dichiarato di aver maneggiato l’opera trattandola come se fosse un classico di Shakespeare. In riferimento al cast originale poi, che ha visto riunuiti su un unico set attori del calibro di Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Totò, Vinicio fa un ulteriore passo indietro. «Il teatro ha un altro linguaggio, bisogna allontanarsi dall’originale – ha affermato Marchioni – Quegli attori, poi, erano intramontabili e inarrivabili». A proposito della storia, invece, dichiara: «È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia».

Il capolavoro di Monicelli

Peppe er Pantera”, un tale Giuseppe Baiocchi, durante la sua permanenza nel carcere di Regina Coeli viene a sapere da un ladro di poco conto, Cosimo Proietti, della possiblità di poter facilmente rapinare la cassaforte del Banco dei Pegni. Da qui inizia l’avventura di un gruppo di banditi allo sbaraglio, certi di compiere il colpo della vita. Per questo, infatti, andranno a lezione da uno scassinatore in pensione, provvedimento che si rivela inutile e, forse, dannoso. Il “colpaccio” avrà luogo ma i ladri falliranno miseramente. Anziché nella stanza della cassaforte, finiranno nella cucina dell’appartamento adiacente, dove si consoleranno con un piatto di pasta e ceci.

Il 1958, l’epoca della prima proiezione, fu un anno importantissimo per il cinema italiano. In quel periodo debuttò Francesco Rosi con La Sfida, e poi Alberto Lattuada con La Tempesta, nel quale Gassman interpretava un ruolo drammatico come di consueto. Anche  La Legge è legge di Totò risale a quei tempi. Forse non tutti sanno che originariamente il film avrebbe dovuto intitolarsi Le Madame, il soprannome che era stato dato alla Polizia. Tuttavia, la censura non lo permise, motivo per cui prese il nome che tutti conosciamo. I soliti ignoti Venne proiettato nell’estate del 1958 e, in seguito, esportato in oltre 15 paesi del mondo. Oggi risulta inserito nella lista delle 100 pellicole italiane da salvare.

Carlotta Giuliano