Orto fai da te o spesa al mercato? Io scelgo il pick your own!
«Frutta e verdura continuano a rappresentare una parte fondante della dieta mediterranea, aprendo diversi interrogativi sul come sceglierli. Meglio l’orto fai da te o la classica spesa cui siamo abituati? Noi vi consigliamo il pick your own.»
«Troppo piccolo, troppo insipido, è già ammaccato, è ancora acerbo…» quanti dubbi dobbiamo superare ogni volta che decidiamo di fare la spesa! Soprattutto quando si tratta di comprare frutta e verdura. Coltivare un orto fai da te in giardino sarebbe la soluzione ideale, ma non tutti hanno questa possibilità. Ebbene, se scegliessimo noi cosa staccare dall’albero e raccogliere gli ortaggi dall’orto di qualcun altro?
Orto fai da te o pick your own?
Non è una provocazione, ma una valida alternativa ecologica di fare la spesa nata negli anni ‘70 nel Regno Unito e che in qualche modo sintetizza il concetto di vendita a chilometro zero e l’orto fai da te. Una pratica che ricorda ciò che i nostri avi usavano fare con il baratto, quando la merce invenduta o in eccesso si scambiava con altra merce. Oggi è nota con il termine inglese Pick Your Own – o U-pick – e la remunerazione è in termini monetari, ma rappresenta una pratica di filiera corta assai apprezzata dai consumatori di tutte le età. Ragazzi, famiglie con bambini, appassionati coltivatori dell’orto fai da te, possono recarsi nelle aziende agricole muniti di borsa e buona volontà per scegliere e raccogliere in autonomia i prodotti della terra che preferiscono.
Un’iniziativa che certamente non sostituisce altre forme di acquisto, ma che offre vantaggi da non sottovalutare: a ciascun cliente viene mostrato il “listino” del giorno con le varietà disponibili da raccogliere nell’orto, informando già il consumatore – ad esempio – della stagionalità corretta di quel prodotto e dei diversi metodi di raccolta. La possibilità di guardare, toccare, odorare il frutto scelto assieme al contadino, stimola un senso critico del consumatore il quale saprà riconoscere ed apprezzare i prodotti migliori anche andando al mercato sotto casa. Per il produttore rappresenta una forte opportunità per farsi conoscere all’interno del territorio di appartenenza nonché un risparmio in termini di tempo e di risorse da impiegare per il lavoro di raccolta. Il campo agricolo e la tavola tornano ad essere i punti di partenza e di arrivo della filiera agroalimentare, senza necessariamente passare per vie intermediarie, più lunghe, dispendiose e meno sostenibili per l’ambiente.
Paradossalmente in Italia, il pick your own si è diffuso con maggior successo nelle regioni settentrionali, laddove l’industria è notoriamente il settore trainante. Diverse realtà agricole delle province di Milano, Lodi e Bergamo, con il sostegno – in alcuni casi – di Coldiretti, hanno sposato la pratica della raccolta fai da te, rispondendo alla domanda in forte crescita di consumatori sempre più preparati ed attenti ad una cucina sostenibile, disposti a spendere il proprio tempo per mangiare cibo fresco, sano e di qualità. La trasmissione di queste conoscenze a mio parere è fondamentale per contrastare le cattive abitudini che, inconsapevolmente o no, operiamo ogni giorno. Meno sprechi (si pensi al packaging risparmiato), riduzione dei costi (di trasporto e di manodopera), più interazione tra cliente e produttore, diventano i presupposti per trasformare il momento della spesa in un’occasione di confronto, di apprendimento o in una piacevole gita fuori porta.
Giulia Catania