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10 Ottobre 2018   •   Redazione

Dogman, il canaro di Garrone che rischia la nomination agli Oscar

«Sarà Dogman di Matteo Garrone a rappresentare l’Italia alla selezione del premio Oscar 2019 per il miglior film in lingua straniera, alla novantunesima edizione degli Academy Awards. Nell’attesa delle nomination vere e proprie che verranno annunciate il 22 gennaio 2019, ripercorriamo la trama del gioiello del regista romano, tra spunti realistici e licenze poetiche.»

Reduce dai 10 minuti di applausi dopo la proiezione in anteprima al Festival di Cannes 2018, e dal Prix d’interprétation masculine consegnato dalla giuria nelle mani del piccolo-grande Marcello Fonte (personaggio principale), Dogman è uscito nelle sale il 17 maggio 2018. La pellicola è ispirata ad uno dei più cruenti fatti di cronaca che sconvolse l’Italia degli anni ’80. La vicenda dell’assassinio di Giancarlo Ricci, un ex pugile diventato criminale, ad opera del canaro della Magliana, quartiere della periferia di Roma (la stessa di Romanzo Criminale-la serie, per intenderci), tale Pietro De Negri.

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Di Greg in Hollywood (Greg Hernandez) (Flickr) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], attraverso Wikimedia Commons

Er canaro della Magliana

La vicenda riempì le pagine dei maggiori quotidiani per settimane, a causa della presunta efferatezza con cui era avvenuto l’omicidio. Pietro De Negri era un uomo mite e minuto che possedeva un negozio di toeletta per cani alla Magliana Nuova. All’epoca il quartiere era protagonista di una notevole espansione che si accompagnava ad una grande edilizia sociale, che lo resero ben presto uno dei quartieri più popolosi della capitale. Originario della Sardegna, De Negri era entrato in contatto con Giancarlo Ricci per oscuri giri di cocaina e criminalità. Piccole rapine, furti, spaccio legarono assieme le vite dei due uomini in maniera morbosa ed ambigua. De Negri era completamente sottomesso a Ricci, tanto da essere il solo a scontare una pena di un anno in carcere per una rapina commessa da entrambi.

La vendetta si consumò poco dopo quando, probabilmente stanco dei soprusi, er canaro si vendicò. L’uomo mite si trasformò in belva feroce. Gli agenti della polizia ritrovarono i resti del corpo bruciato e malamente martoriato dell’ex pugile la mattina del 19 febbraio 1988 in via Belluzzo. Praticamente una discarica a cielo aperto che gli abitanti della zona chiamavano La Buca. Si risaliva a De Negri poco dopo, senza che questi opponesse qualche sorta di resistenza all’arresto. Particolari piuttosto macabri circolarono sulla vicenda, desunti dalla confessione dello stesso canaro, alterato nella percezione dal grande quantitativo di cocaina assunta al momento dell’omicidio. Ciò che è certo è che il Dogman della Magliana attirò con una scusa il Ricci nel suo negozio e lì lo seviziò e lo uccise. Il resto è mistero.

Il Dogman tenero di Garrone

Quella storia rimane un semplice spunto, un punto di partenza. In realtà il film poi va in una direzione autonoma, indipendente. Infatti, chi vuole vedere questo film pensando di ritrovare dei lati morbosi o cruenti è meglio che non vada a vederlo. Questo film si muove più su una violenza di tipo psicologico. Un personaggio che abbiamo completamente ridisegnato, quello di Marcello e anche quello del suo antagonista, Simoncino.” Dichiarava durante il Festival di Cannes Matteo Garrone, che ha ridipinto la storia in chiave quasi fiabesca. La Magliana diventa Castel Volturno, Pietro diventa Marcello, Giancarlo, Simoncino, interpretato da un bravissimo Edoardo Pesce (uno dei membri dellOrchestraccia). Quella che Garrone mette in scena è una storia tenera, sicuramente d’amore (soprattutto quello che Marcello prova nei confronti della figlia, incondizionato), dove a poco a poco si insinua il germe della violenza, soprattutto psicologica, che per il regista è la più dolorosa.

Marcello Fonte è strepitoso. Per il regista romano una sorta di colpo di fulmine. Il minuto attore calabrese, nato e cresciuto in una baraccopoli alle porte di Reggio Calabria è riuscito a scavalcare persino Roberto Benigni, che inizialmente era stato valutato per il ruolo di Marcello. Lo stesso Benigni che ha consegnato uno dei premi più ambiti di Cannes proprio a Fonte, lo scorso maggio. La passione per il cinema pervadeva il futuro Dogman sin dall’infanzia, quando scambiava l’acqua della pioggia scrosciante sulle lamiere della sua casa per applausi di un grande pubblico. Lo stesso grande pubblico che lo ha applaudito al festival francese per 10’ minuti. Poi piccole comparse, piccoli lavori in sartoria, si presentava direttamente sui set per ricevere il cestino della giornata. Viveva in una cantina occupata ma non ha mai rinunciato al grande sogno, che forse lo porterà addirittura a Los Angeles.

Incrociamo le dita

Non diciamo nulla per scaramanzia, ma l’Italia rischia di mettere una nuova statuetta dorata sulla mensola accanto all’ultima de La Grande Bellezza del 2014. La storia d’amore di Garrone ha tutte le carte in regola per brillare negli archivi dell’Academy, accanto a La vita è bellaMediterraneo, Nuovo Cinema Paradiso fino ad arrivare ad 8 e ½ di Fellini o Sciuscià di De Sica, la prima pellicola in assoluto ad aggiudicarsi un Oscar come miglior film straniero nel 1947.

Incrociamo le dita.

Lavinia Micheli