orchestraccia
27 Agosto 2018   •   Redazione

Orchestraccia: intervista caciarona al gruppo che reinventa il folk romano.

«Se vivi a Roma non puoi non conoscere l’Orchestraccia. L’itinerante gruppo folk-rock romano, che di accio non ha proprio nulla se non la connotazione romanesca del suffisso, raccoglie un’eredità importate. Quella dei cantori popolari romani a cavallo fra Ottocento e Novecento, riscoprendoli, dando loro nuova linfa vitale.»

L’idea di Marco Conidi, Giorgio Caputo, Edoardo Pesce (rispettivamente Botola, Ricotta e Ruggero Buffoni della serie tv Romanzo Criminale, una delle più viste all’estero) e Luca Angeletti (vi ricordate Giulio di Tutti pazzi per Amore?), amici sul set e nella vita, era quella di dar vita ad una formazione aperta. Gettate via le idee che avete su un complesso tradizionale, dove ognuno ha un ruolo e una rigida scaletta da seguire, perché questa non è l’Orchestraccia. L’Orchestraccia è un gruppo apparentemente disordinato, sicuramente caciarone, per dirlo alla romanesca, che mette insieme esperienze diverse di artisti diversi, attori e cantanti, dando vita ad un mix esplosivo.

E ci riescono proprio perché seguono alla lettera il loro precetto: essere una formazione aperta implica la partecipazione e la collaborazione di molti amici artisti. Da Edoardo Leo a Claudio Santamaria, da Diego Bianchi (Zoro) a Lillo di Lillo e Greg. Tanti hanno preso il microfono e si sono lanciati nello spettacolaccio.orchestraccia

La riscoperta del patrimonio popolare, portato avanti in passato da artisti come Gabriella Ferri e Lando Fiorini, viene arricchito da nuovi arrangiamenti e pezzi inediti, sempre con Romanercòre. All’attivo due album: Sona Orchestraccia Sona del 2013 e Canzonacce del 2016. La loro versione di Lella è ancora la canzone più ascoltata della capitale secondo Spotify. E poi tante altre cose.

Difficile imbrigliarli in qualche categoria, li ho seguiti per una breve intervista prima del loro concerto di Morlupo, il 15 agosto (compleanno per altro di Marco Conidi). E sono stata letteralmente travolta dalla convivialità, dalla veracità e dal clima divertito che si nasconde nel retroscena. Al seguito musicisti eccezionali: Gianfranco Mauto, Salvatore Romano, Fabrizio Lo Cicero, Claudio Mosconi e Cristiano “Defa” De Fabritiis, solo per citarne alcuni. Grande assente, Edoardo Pesce.

Credo di aver scoperto il segreto del loro successo: divertirsi per far divertire, ma con criterio. Sentiamo che ne pensano Marco Conidi e Giorgio Caputo.

Come nasce l’Orchestraccia?
Giorgio
: “Io e Marco ci siamo conosciuti sul set di Romanzo Criminale, anche se ci era già capitato di incontrarci al Contestaccio. Però l’idea dell’Orchestraccia è nata perché, dopo esserci conosciuti anche con gli altri, ci siamo convogliati tutti in questa squadra di calcio che era l’Aesseromartisti. Questa squadra era formata da un collettivo di artisti, soprattutto musicisti, cantanti e attori e organizzava partite di beneficienza locali. Spesso associavamo a queste partite anche degli spettacoli, dove ognuno cercava di tirare fuori il meglio di sé. La cosa che ci accomunava tutti era ovviamente la cultura romana, e quindi spesso per i nostri spettacoli attingevamo da lì.”

Il vostro è un lavoro di riscoperta delle canzoni popolari romane a cavallo fra Ottocento e Novecento, ma anche di innovazione. Perché secondo voi, la musica popolare romana arriva così tanto a tutti?
Marco
: “Beh, prima che la riproponessimo noi, non c’erano molti altri artisti che facevano questo tipo di musica. Adesso siamo molto felici di aver dato una grande spinta, perché fa parte della memoria collettiva delle persone. La musica popolare è stata trascurata dai network, dalle radio. I ragazzi che non conoscevano questo repertorio, appena hanno avuto la possibilità di ascoltarne anche una versione più moderna, si sono riappropriati delle cose vecchie. Penso ad artisti come noi, ma anche a Mannarino, a tutti i rapper che cantano in dialetto. I giovani hanno riscoperto Gabriella Ferri, Lando Fiorini e gli altri poeti.”

Nel vostro repertorio affrontate anche temi complicati. Penso per esempio a Santa Nega, che affronta il tema del regime carcerario in Italia. Com’è stato girare il video a Rebibbia?
Giorgio
: “Per noi è sempre emozionante andare lì. Questo video è stato il coronamento di un percorso che abbiamo fatto all’interno di Rebibbia, ma anche di altre realtà carcerarie con varie associazioni. Andiamo spesso a trovarli con concerti, spettacoli, anche soltanto incontri. Siamo tutti abbastanza impegnati nel sociale e andiamo sempre volentieri anche solo a fare un saluto. È sempre molto emozionante sentire l’affetto di queste persone.”

I fan reclamano un nuovo album. Qualche anticipazione?
Marco
: “Non possiamo dirti quando uscirà. Stiamo scrivendo, tra poco inizieremo a registrare in studio e poi si vedrà.”

E stasera in quanti sarete sul palco?
Marco
: “Mah, stasera siamo solo noi: quei soliti tre-quattrocento, finché c’è spazio!”

 

Foto copertina: The Beat Production

Lavinia Micheli