canzoni mitiche
06 Aprile 2018   •   Cecilia Gaudenzi

Canzoni mitiche. La playlist per sognare tra miti e leggende!

«La parola mito deriva da “Mythos” che in greco vuol dire parola, discorso, racconto. Si tratta di una narrazione sacrale, alla quale devi credere senza vedere, della quale ti devi fidare. Eroi, cavalieri e dei. La musica degli ultimi decenni ha spesso preso spunto da miti e leggende. Scopriamo insieme quali sono le canzoni mitiche!»

Nella Grecia Antica tra il VII e il VI sec. a. C. i cantori diedero inizio ad un nuovo genere poetico, la Lirica greca. Per narrare i miti del tempo, far breccia nell’immaginario del pubblico e scuotere la memoria collettiva, facevano ricorso al canto o all’accompagnamento di strumenti a corda. Piccola parentesi: non vi nascondo che mentre scrivo nella mia testa mi sento molto stile “muse” di Hercules in Questa è la realtà dell’omonimo film Disney. In fondo si tratta di muse che raccontano il mito di Ercole e anche quella, anche se a cartone animato, potrebbe essere considerata Lirica, sicuramente rientra per molti tra le canzoni mitiche degli ultimi anni.

Ma torniamo a noi. Così come la poetica, la narrazione del mito, aveva avuto (fu molto tempo fa’… lalalaa. Ok basta!) bisogno della musica, allo stesso modo, molti anni dopo, il fenomeno si ripete, ma al contrario. Questa volta siamo nella nostra bella Italia ed è la musica ad aver bisogno del mito. Sono tantissimi infatti gli artisti che nel panorama cantautorale nostrano (Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Roberto Vecchioni a Carmen Consoli o Max Gazzè), fanno ricorso ad antichi miti, leggende o opere letterarie per la stesura delle loro opere, dando vita così a vere e proprie canzoni mitiche.

In un precedente articolo avevamo approfondito il binomio Musica e letteratura. Rientrano in questo filone di canzoni mitiche: Non al denaro, non all’amore né al cielo, il concept album di De Andrè uscito nel 1971, ispirato alle poesie di Edgar Lee Masters raccolte ne l’Antologia di Spoon River; il tredicesimo album di Guccini Signora Bovary del 1987, chiaramente ispirato a Madame Bovary di Gustave Flaubert, uno dei più noti romanzi della letteratura francese; Invito al viaggio canzone estratta dall’album di Franco Battiato Fleurs del 1999, il quale richiama in modo esplicito la celebre opera Fiori del male di Baudelaire; Don Chisciotte, settima canzone dell’album Stagioni di Francesco Guccini uscito nel 2000, in cui l’autore rielabora il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes; L’isola che non c’è, l’album antologico di Edoardo Bennato pubblicato nel 2002, ispirato al libro Le avventure di Peter Pan di James Berry; I milanesi ammazzano il sabato, ottavo album del gruppo alternative rock Afterhours pubblicato nel 2008 e liberamente ispirato al romanzo I milanesi ammazzano al sabato di un importante giallista italiano, Giorgio Scerbanenco.

Di canzoni italiane ispirate alla letteratura ce ne sono ancora molte altre ma veniamo ora a quelle magiche che rimandano a miti e leggende lontane, quelle canzoni mitiche che sanno portarci indietro nel tempo e farci sognare.

La Leggenda di Olaf – Roberto Vecchioni

In La leggenda di Olaf tratta dall’album Saldi di fine stagione del 1972, Roberto Vecchioni rivisita in chiave medioevale l’Ippolito di Euripide, antica tragedia in cui personaggi Ippolito, Teseo e Fedra sono coinvolti in vicissitudini amorose controverse, in cui lealtà, amore e passione si sfidano fino all’ultimo. Nella leggenda originale Ippolito respinge le attenzioni insistenti di Fedra, sua matrigna e moglie del re Teseo, la quale per vergogna si toglie la vita ma prima di farlo accusa Ippolito di aver abusato di lei. Il re le crede e dall’ira, dopo averlo maledetto caccia il figlio dal regno. Non ci vorrà molto perché il re si accorga del suo sbaglio ma sarà troppo tardi per chiedere perdono al figlio poiché Ippolito muore. Vecchioni fa un salto nel tempo e dall’Atene del 428 a.C. ambienta questa tragedia nel Medioevo. Il suo Ippolito diventa Olaf, niente incesto, niente suicidio e nessun pentimento del re.



Ulisse ricoperto di sale – Lucio Dalla

Lucio Dalla si è ispirato all’Odissea di Omero per il suo Ulisse coperto di sale tratto dall’album Anidride solforosa del 1975. Il tema centrale è ovviamente il viaggio, il ritorno. Come quello del cantante rispetto al suo passato, simboleggiato dal sale, che lo ricopre come le sue esperienze, le difficoltà e le sofferenze. Lucio ritorna come Ulisse dal viaggio della vita che è un lungo ritorno, per trovare la sua forza e continuare a vivere, senza programmi perché il futuro non si prepara e nonostante tutti gli ostacoli, ci sarà sempre un nuovo giorno mai uguale a quello prima.



Euridice – Roberto Vecchioni

Nel 1993 sempre Roberto Vecchioni canta Euridice, tratta dall’album Blumùn. Anche qui l’ispirazione viene da uno dei miti d’amore tormentato più famosi di sempre, quello di Orfeo ed Euridice, narrato da da Virgilio nelle Georgiche e da Ovidio nelle Metamorfosi. Orfeo è il cantore più famoso della mitologia greca, riceve la lira in dono da Apollo e riesce ad incantare tutti, anche animali e natura. Legato da un sentimento di amore fortissimo alla bella Euridice. Quando la fanciulla muore, il dolore lo assale e non rassegnandosi alla perdita dell’amata decide di scendere nell’aldilà per riaverla indietro. La sua bravura nel canto e nella musica incantano anche gli abitanti degli inferi tanto che Ade e Persefone decidono di restituirgli Euridice. Ad un patto però. Orfeo non si sarebbe mai dovuto girare a guardare la sua amata finchè non avrebbero raggiunto la piena luce del giorno. L’innamorato guida Euridice con il suono della sua lira precedendola sempre ma al primo raggio di sole non resiste e si volta e a causa della sua impazienza la perde per sempre. Quello di Vecchioni però è un Orfeo umanizzato e padrone delle sue scelte che si volta volontariamente e non per debolezza, decidendo, dopo averla pianta a lungo, di abbandonare Euridice.



Orfeo – Carmen Consoli

Diversa è la lettura dello stesso mito dataci da Carmen Consoli nella sua Orfeo tratta dall’album del 2000 Stato di necessità. Nel brano non si percepisce il finale amaro e tragico del mito originale. Amore e vita, legate e fatalmente dipendenti l’una dall’altra. Romantica descrizione dello stato d’animo di chi indurito dalle difficoltà della vita si sente emarginato e solo. La speranza non è perduta perché sebbene l’uomo da solo non riesca a volte a salvarsi può trovare redenzione nell’amore che come la lira di Orfeo lo guidi e restituendogli nuova fiducia e coraggio lo riporti alla luce del sole.



La leggenda di Cristalda e Pizzomunno – Max Gazzè

Quest’anno invece a farci sognare, arricchendo la nostra playlist di canzoni mitiche, è stato Max Gazzè con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno presentata al Festival di Sanremo. Il brano che intreccia con delicatezza pop, madrigale e orchestrale racconta una leggenda popolare pugliese del XV secolo. Si narra che a Vieste, il pescatore Pizzomunno e la bella Cristalda vivessero il loro amore all’insegna della tenerezza e della fedeltà. Le sirene, invidiose di quell’amore a prova di canto ammaliante, all’ennesimo rifiuto da parte del pescatore si vendicarono con un piano malefico. Una notte emersero dalle acque del mare, incatenarono Cristalda e la trascinarono negli abissi. Il giovane Pizzomunno, nonostante i tentativi disperati non riuscì a salvare la sua amata e sfranto dal dolore si pietrificò tramutandosi nel faraglione che porta il suo nome e che domina quel languido tratto di mare. Le sirene però non riuscirono a spezzare quell’amore così forte, Pizzomunno infatti aspetta da allora che Cristalda torni da lui e si dice che ogni cento anni, il 15 di agosto, i due tornino ad amarsi per una notte soltanto.



Cecilia Gaudenzi