AITB
01 Novembre 2018   •   Carolina Attanasio

AITB, il vademecum del travel blogger secondo l’Associazione italiana del settore

«Abbiamo fatto due chiacchiere con Monica Nardella, Presidente e fondatrice di AITB, l’Associazione italiana travel blogger, per parlare di qualità dei contenuti di viaggio in rete. Perché non tutti i turisti sono viaggiatori, e non tutti i viaggiatori sono scrittori»

Nel vago universo dell’internet, sempre più pregno di contenuti la cui qualità sfugge ai più, il mondo dei viaggi non fa eccezione, e questo è uno dei motivi per cui esiste AITB. L’Associazione italiana travel blogger, che ha festeggiato da poco i 3 anni di attività, si occupa di raggruppare il meglio del meglio degli scrittori online di viaggio, mica bruscoletti. La questione qualità, su internet, è storia vecchia: in un mondo in cui si abbocca alla prima notizia, il cui autore spesse volte è lontano anni luce dalla ragione e anche dalla grammatica, il travel blogger non fa eccezione. Conscio (o forse no) di veicolare un contenuto dall’alto carico emozionale come l’esperienza di viaggio, il nostro eroe non sa – o non vuol sapere – che oltre un certo seguito è responsabile della scelta di viaggio altrui, che ormai da anni non vaga più sulle scrivanie delle agenzie di viaggio, ma dipende dalle tastiere e dai selfie del più democratico degli strumenti, la rete.

Occhio alla democrazia, perché secondo AITB non basta essere belli e avventurosi per fare un contenuto, tantomeno per essere utili. Ordunque, se vi cimentate nella scrittura di viaggio, o anche solo se ne leggete avidamente, prima di fare la valigia leggete qua.

Raccontare il viaggio, un’arte che non appartiene a tutti. Cosa ci vuole per essere un travel blogger con la T maiuscola, secondo AITB?
Un buon Travel Blogger deve saper creare il giusto mix di emozioni e informazioni scrivendo un reportage di viaggio tanto coinvolgente quanto utile. L’arte dunque è nell’equilibrio perché, se molti lettori arrivano sul blog grazie a un buon posizionamento in rete, occorre conquistarli trasformandoli in audience fidelizzata con una scrittura che non concede troppo al pathos ma che non sia neppure troppo distaccata. Naturalmente, quel racconto va poi condiviso attraverso canali social che riescano a propagarlo in maniera trasversale e capillare.

Siamo un popolo di Santi, Poeti, Navigatori. Qual è il plus di essere un travel blogger italiano per AITB?
Il plus è di essere cresciuti nella bellezza e di avere pertanto dei parametri di riferimento molto elevati che non ci rendono inclini a facili entusiasmi. Secondo me l’equilibrio con cui riusciamo a raccontare i nostri viaggi è un segnale di quella maturità che abbiamo ereditato da una Storia caratterizzata dalla grandezza. In più la nostra lingua, grazie a una straordinaria ricchezza espressiva, contribuisce a rendere la nostra scrittura più persuasiva e accattivante. Il viaggio è sempre più un’esperienza alla portata di tutte le tasche, per varietà e possibilità, e tutti ne raccontano sui social e su blog più o meno probabili.

Per AITB è difficile far valere contenuti di qualità in un mare di informazioni per niente filtrate come internet?
Un atto di responsabilità è dovuto da ambo le parti: di chi scrive e di chi legge. Se l’improvvisazione, la superficialità e l’ignoranza di alcuni travel blogger vanno assolutamente condannate, va altrettanto biasimata la pigrizia di molti lettori che si accontentano della prima notizia reperita in rete senza premurarsi di verificare un minimo la fonte. E con questo, non intendo che debba esser fatta una collazione di siti da cui estrapolare la notizia più accreditata (sebbene io lo faccia nelle mie ricerche) ma, almeno, prendersi la briga di appurare la brand reputation del travel blogger in questione. È quella infatti che garantisce la qualità dei nostri articoli e l’affidabilità delle informazioni in essi fornite. Reputation che non solo fidelizza i lettori ma costruisce, nel tempo, una credibilità che, unita all’X factor, crea gli influencer (termine abusato, quanto mai calzante in questo caso).

Create progetti, collaborazioni, hashtag, siete sempre vicini all’innovazione del settore. Dove vanno i viaggi secondo voi?
I blog diventeranno secondo me IL contenitore da cui attingere ispirazioni e informazioni ma con una marcia in più rispetto ai (seppure) famosi portali: dietro un travel blog c’è una persona ed è quella persona che fa la differenza per un follower. Torniamo alla brand reputation e alla fiducia che un lettore ripone nel “proprio” blogger di riferimento. Lettore che sa di poter interagire con l’autore dell’articolo, di potergli chiedere ulteriori spiegazioni con la certezza di riceverne e di non essere deriso, ad esempio, per la banalità della domanda. Perché un bravo travel blogger è uno di noi. Uno capace di costruire attorno a sé una community responsive e partecipe. Viaggi sempre più social social, certo, ma con un’anima. 

 

Quanti membri comprende attualmente l’Associazione e che novità avete in programma?
Siamo 43 membri con una selezione in atto di nuove richieste di ingresso. Per garantire la qualità, è necessaria infatti una valutazione che tenga conto non solo dei requisiti da statuto per candidarsi (un anno di “anzianità” come travel blogger e una frequenza di scrittura pari ad almeno 4 articoli mensili su media annuale) ma anche dei principi che regolano l’attività di blogging che deve soggiacere al codice etico della nostra Associazione. Stiamo lavorando su diversi fronti e, a parte confermare la volontà di offrire ai membri di AITB altri cicli di formazione per colmare specifiche esigenze che ci verranno rappresentate e di organizzare dei meetup declinati (anche) come blogger invasion delle città italiane, intendiamo dare continuità a progetti culturalmente validi (cito l’ultimo appena concluso con successo, Unesco Festival Experience) che consolidino il nostro ruolo di interlocutori esclusivi con gli operatori del settore travel. 

Carolina Attanasio