01 Marzo 2018   •   Redazione

Vini dei Colli Piacentini, simbolo di un’Italia DOC

«Bianchi, rossi e con un gusto semplicemente inimitabile. Sono i vini dei Colli Piacentini, un’eccellenza tutta italiana di cui non potrete più fare a meno.»

Italia e vino rappresentano da sempre un binomio vincente. Forse in nessun altro paese del mondo si riesce a garantire una qualità così elevata e costante, grazie alle svariate uve e tipologie di vino prodotte in ogni regione. La presenza della vite e del vigneto sono a tutti gli effetti una costante che è possibile apprezzare con facilità! Alcune varietà di uve autoctone diventano un vero e proprio “brand” della zona di produzione, ed è pressochè impossibile fare un excursus esaustivo per ognuno. Oggi realizzeremo un approfondimento sulle tipologie di vini dei Colli Piacentini, un’interessante area geografica comprendente quattro vallate che racchiudono la città di Piacenza (Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda).

Si tratta di un territorio prettamente collinare caratterizzato dalla ricchezza sia dal punto di vista archeologico che dal punto di vista vitivinicolo, grazie ai quasi 4000 ettari di superficie destinati alla produzione di tipologie di vini che sono riusciti a ritagliarsi una fetta di mercato importante. Le principali varietà prodotte nella zona dei Colli Piacentini sono (in rigoroso ordine di quantitativo prodotto) il Gutturnio, la Malvasia e l’Ortrugo. Si tratta di tre vini dei Colli Piacentini che vengono prodotti con le metodologie di coltivazione di una volta, arrivando a portare in tavola i profumi ed i colori di una terra che da sempre si identifica con i suoi vini.

Vini dei Colli Piacentini rossi: il Gutturnio

Il prodotto simbolo di questa area geografica resta il Gutturnio, capostipite dei vini rossi piacentini e primo vino ad ottenere negli anni 60 la denominazione di origine controllata (DOC). Si tratta di un vino principalmente ottenuto da uve Barbera e Croatina, vitigni molto noti nella zona piacentina, di colorazione rossa e prodotto sia nella versione “ferma” che in quella frizzante. E’ un vino che solitamente non necessita di un lungo processo di invecchiamento e viene consumato giovane; l’eccezione che conferma la regola è data dal cosiddetto Gutturnio Riserva, che prevede almeno due anni di invecchiamento di cui una parte trascorsa all’interno di barricche di legno.

Da cosa deriva il termine Gutturnio?

A fine ’800 venne ritrovato un antico boccale d’argento che in epoca Romana era denominato “Gutturnium”; la sua funzione era quella di essere utilizzato a fine pasto, dove veniva versato il vino migliore che si aveva in casa, per poi condividerlo con tutti i presenti (si tratta, infatti, di un boccale piuttosto grande, che poteva contenere fino a quasi 2 litri di vino). Questo ritrovamento così importante fu di ispirazione per la scelta del nome del vino prodotto con questi vitigni, e fu un enologo, Mario Prati, il primo ad utilizzare il termine Gutturnio nel 1938, con la successiva commercializzazione delle prime bottiglie di vino con questo nome nell’anno successivo. Questo vino rosso si presenta con un colore rubino molto vivace, e prevede degli abbinamenti soprattutto con i taglieri di salumi e formaggi (ve ne sono alcuni nella zona piacentina di ottima fattura!), primi piatti ma anche arrosti, bolliti, brasati e carni grigliate nella sua versione più ferma.

In commercio si possono trovare numerose tipologie di Gutturnio, oltre alla tipologia classica:

  • Gutturnio Classico
  • Gutturnio Classico Riserva
  • Gutturnio Classico Superiore
  • Gutturnio Frizzante
  • Gutturnio Riserva
  • Gutturnio Superiore

Se vuoi saperne di più sulle qualità di questo vino, ti consigliamo di leggere anche questo approfondimento sul vino rosso Gutturnio.

Vini dei Colli Piacentini bianchi: l’Ortrugo

Se il Gutturnio rappresenta un fulgido esempio di vino rosso piacentino, chi è amante del vino bianco potrà trovare soddisfazione aprendo una bottiglia di Ortrugo, vino bianco piacentino molto diffuso che prende origine dall’omonimo vitigno. In origine l’Ortrugo non era un vitigno molto considerato, soprattutto per la grande fama di cui godeva la Malvasia. Questo portava a non vinificare in purezza il vitigno. Dagli anni ’70 questa scarsa considerazione dell’Ortrugo è venuta meno e si è cominciato a considerarlo come un vitigno capace di poter creare un suo vino. Da allora molto è cambiato ed oggi si può considerare l’Ortrugo come uno dei simboli dei vini dei Colli Piacentini, prodotto e messo in commercio in tre principali tipologie:

  • Ortrugo Fermo
  • Ortrugo Frizzante
  • Ortrugo Spumante

Si tratta di un vino dal colore paglierino, quasi tendente al verdognolo, dal profumo particolarmente delicato e dal sapore particolarmente secco, con una lieve punta di amarognolo. Si considera come un vino ideale per l’aperitivo ma anche per essere bevuto durante il pasto; l’Ortrugo ha un abbinamento quanto mai azzeccato con antipasti (ottimo con i salumi) e primi leggeri, ma anche risotti e secondi di pesce in svariate versioni, dalla classica cottura in forno alla frittura.

 

Vini dei Colli Piacentini bianchi: la Malvasia bianca di Candia

Come detto in precedenza, grande importanza tra i vini bianchi piacentini veniva data alla Malvasia, ed in particolare quella “bianca di Candia aromatica”, una tra le numerose varietà che possono essere chiamate con il nome di Malvasia, vitigno molto diffuso in tutta la zona del Mediterraneo. Si tratta di un vitigno che produce un vino dall’aroma e dal gusto vivace e deciso, la cui origine è lontana in quanto derivante dal piccolo paese di Monemvasia, situato nell’Isola di Creta (il cui nome antico era Candia, da questo deriva il termine Malvasia bianca di Candia).

In seguito alla conquista di questo territorio da parte dei Veneziani, è stata introdotta la sua coltivazione anche nel nord Italia, e oggi rappresenta uno dei vanti della produzione di vino della zona Piacentina. Si tratta di un vino che necessita di un periodo di invecchiamento di almeno due-tre anni, sfruttando per la sua conservazione delle basse temperature, e sottoponendolo a numerosi procedimenti di travasi prima dell’imbottigliamento finale. Vengono prodotte solitamente due versioni della Malvasia, quella più secca e quella più dolce, con la seconda che viene ottenuta con la semplice aggiunta di una precisa percentuale di zuccheri. Possiamo trovare tra le bottiglie in commercio quelle di:

  • Malvasia Fermo
  • Malvasia Secco Frizzante
  • Malvasia Dolce Frizzante
  • Malvasia Dolce Spumante
  • Malvasia Passito

Anche in questo caso si tratta di un bianco dal colore paglierino che tende verso una colorazione ambrata, soprattutto con il passare del tempo. La Malvasia ha un sapore particolarmente vivace e risulta pieno al gusto, ideale per numerosi abbinamenti con il cibo. La versione secca si accompagna ottimamente con piatti leggeri e con antipasti delicati, come il crudo di Parma e la mortadella; ottima anche la scelta di abbinarlo con formaggi non molto stagionati. La versione più dolce si preferisce per l’accompagnamento con i dolci e con la frutta fresca; può essere utilizzato come piacevole vino da dopo pasto.