Davide Bonazzi
28 Febbraio 2018   •   Carolina Attanasio

Davide Bonazzi, l’artigiano dell’illustrazione moderna 

«Fare le cose per bene, con passione e attenzione ai dettagli, mettendo arte e artigianato al servizio di un progetto di comunicazione più ampio.» – Davide Bonazzi

C’è un Italia fatta di artisti che lavorano in sordina, i più attenti di noi li ritrovano sfogliando le pagine dei giornali o dei magazine e rimangono affascinati dalla semplicità con cui i pastelli riassumono, in un’unica immagine, il pensiero comune sull’argomento in oggetto. Ci sono quelli bravi, e poi ci sono quelli come Davide Bonazzi (sito ufficiale), che davvero riescono a renderti il senso delle cose in modo chiaro, bello, un po’ onirico, con un sottotono di speranza anche nella rappresentazione dei temi più controversi. Nato e cresciuto a Bologna, studi allo IED e allAccademia di Belle Arti, Davide Bonazzi rappresenta una categoria di cui ci piace molto occuparci, quegli italiani giovani e bravi che riescono a eccellere nel loro campo, portando un po’ d’Italia nel mondo, una bella abitudine che abbiamo dai tempi di Cristoforo Colombo.

Davide Bonazzi ha lavorato e lavora tutt’ora per le più importanti testate italiane e internazionali, i suoi lavori sono apparsi sul The Wall Street Journal, The Washington Post, Wired, Huffington Post, BBC History magazine, The Telegraph, il Sole 24 Ore, L’Espresso, per citare alcuni tra i più conosciuti, sommandosi alle riviste delle più importanti università americane, come Harvard e Stanford, più ancora una serie di poster per Paramount Pictures Channel. Ha lavorato per l’UNESCO, Greenpeace, Timberland, Le Parisien. Il suo stile ironico e surreale, ricorda – nei colori e nello stile – una puntata di Mad Man, vintage e tridimensionale allo stesso tempo. Giornate mai uguali, grandi soddisfazioni da oltreoceano e un sogno nel cassetto, collaborare con una grande coppia di registi. Davide Bonazzi ha le idee chiare e la calma olimpionica di quelli che sanno come riempire le loro giornate in modo produttivo, facendo semplicemente quello che gli piace fare. Leggete un po’.

Caro Davide Bonazzi, descrivici la giornata tipo dell’illustratore.

La mia giornata dipende molto da quello che ho da fare di volta in volta. Ci sono periodi di lavoro molto intenso in cui non mi stacco dal monitor se non per mangiare, altri in cui ho più tempo libero per uscire, fare sport e magari per portare avanti qualche progetto personale. Di costante c’è il trascorrere parecchio tempo alla scrivania a disegnare, ma per fortuna i progetti da illustrare cambiano di continuo, questo fa sì che non ci sia una vera e propria routine.

Qual è il bello e il brutto di lavorare in Italia per un creativo?
Fortunatamente oggi si può lavorare dall’Italia per clienti in tutto il mondo, quindi da questo punto di vista la posizione geografica non crea particolari svantaggi. Tra gli aspetti negativi metterei la condizione del libero professionista, che tende ad avere poche tutele e garanzie in Italia. Tra quelli positivi l’enorme patrimonio artistico e culturale che abbiamo a portata di mano.

Come lavora un illustratore nel 2018?
Di solito comincio scarabocchiando qualche idea su un foglio di carta, ne individuo due o tre che mi piacciono e le ridisegno in digitale, in bianco e nero, utilizzando la mia tavoletta Wacom. Mando queste proposte via email al cliente e, quando ho il via libera su una, procedo con la definizione dei dettagli e la colorazione. Lavorare con strumenti digitali mi dà molta libertà, non rimpiango le tecniche tradizionali.

Da che parte del mondo ti arrivano le commissioni maggiori?
Sicuramente dagli Stati Uniti.

Qual è stato il momento di svolta della tua carriera?
Ne sceglierei due. Il primo quando ho iniziato a collaborare con il settimanale L’Espresso, nel 2010. All’epoca ero ancora studente e questo mi diede molto coraggio nel continuare sulla strada dell’illustrazione. Il secondo pochi anni dopo, quando ho deciso di investire risorse ed energie nel mercato degli USA, prendendo contatti con art director, agenzie, inserzionisti. Quest’ultimo passo ha decisamente dato una svolta positiva alla mia carriera.

Essere italiano caratterizza in qualche modo il tuo lavoro e/o ti rende più ricercato all’estero?
Non trovo che il mio lavoro abbia una connotazione specificamente italiana, essendo pensato per arrivare a un pubblico più universale possibile. Se proprio devo indicare una caratteristica che vedo in molti illustratori italiani, al di là di tutte le differenze stilistiche, è il cercare ogni giorno di fare le cose per bene, con passione e attenzione ai dettagli, mettendo arte e artigianato al servizio di un progetto di comunicazione più ampio. Di certo questo modo di lavorare, che non è ovviamente esclusiva degli italiani, è molto apprezzato anche all’estero.

Con chi ti piacerebbe lavorare?
Con i fratelli Coen!

Carolina Attanasio