tessuti sostenibili
25 Maggio 2019   •   Raffaella Celentano

Tessuti sostenibili: sono loro il futuro della moda

«Il fashion system diventa sempre più green grazie a invenzioni e iniziative volte a diminuirne l’impatto ambientale. Ecco perché i tessuti sostenibili sono il futuro della moda italiana e internazionale»

L’industria della moda, o meglio quella del tessile e dell’abbigliamento, ricopre un ruolo fondamentale nella questione ambientale. Non è una novità, infatti, che il sistema moda sia uno dei settori più inquinanti al mondo, con emissioni di CO2, acqua e scarti tessili che superano di gran lunga quelli di altri settori. Ecco perché negli ultimi anni l’attenzione verso una moda più responsabile sta crescendo esponenzialmente, così come la produzione di tessuti sostenibili che possano sostituire quelli “tradizionali” e avere un minore impatto ambientale.

La corsa alla sostenibilità è iniziata quasi in sordina, ed è stata portata avanti da una cerchia ristretta di imprenditori e/o designer che si battevano per una moda etica. Pian piano, poi, anche i consumatori e il grande pubblico hanno compreso quanto la questione della sostenibilità fosse importante per un futuro della moda più sicuro ed etico. Ecco, dunque, che sono nati i primi brand ecosostenibili e che anche le grandi maison sono passate ad una produzione sempre più indirizzata verso il green. Una rivoluzione non facile da attuare, ma che con il tempo si è trasformata in un movimento globale e ha coinvolto tutti gli attori del panorama moda, compresi i produttori che si sono impegnati a produrre tessuti sostenibili a impatto zero (o quasi) e che avessero le stesse caratteristiche dei tessuti che siamo abituati ad utilizzare, ovviamente con un tasso di inquinamento ridotto.

Ma come possiamo riconoscere i tessuti? Come è possibile capire qual è il loro impatto ambientale? Per prima cosa è bene ricordare che, secondo una ricerca condotta dalla Commissione europea, circa l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto è frutto della sua progettazione, in cui si stabiliscono gli elementi costitutivi che andranno a influenzare tutte le fasi successive. Quindi, è fondamentale scegliere fibre e tessuti sostenibili in grado di ridurre l’impatto dell’intero ciclo produttivo di un capo d’abbigliamento.

La tradizionale classificazione delle fibre suddivide i tessuti naturali, ovvero derivati da fibre organiche o di origine animale, e tessuti man made, cioè prodotti artificialmente. Alla prima classe appartengono il cotone, la seta, il caucciù, la lana, il lino e la canapa, mentre nella seconda troviamo tutti i tessuti sintetici come il nylon e il poliestere, ottenuti da materiali fossili, e il rayon e l’acetato, realizzati partendo dalla cellulosa degli alberi. In termini di sostenibilità, tuttavia, questa suddivisione non può considerarsi valida perché l’origine non decreta l’impatto ambientale del materiale: a rendere i tessuti ecologici è il processo produttivo a cui viene sottoposta la fibra. Ad esempio, nonostante il cotone sia una fibra naturale, la sua produzione prevede un elevato consumo d’acqua che risulta poi in un notevole impatto ambientale.

Tipologie di tessuti sostenibili

Per questo motivo, oggi è possibile suddividere i tessuti in base ad altri criteri. Si parla di tessuti non rinnovabili, ovvero che hanno un bassissimo tasso di biodegradabilità e derivanti da risorse sempre meno reperibili in natura. Inoltre, di solito, il loro processo produttivo produce consumi energetici esorbitanti, emissioni di CO2 elevate e un alto rischio di disperdere sostanze chimiche pericolose durante la lavorazione. Ancora, abbiamo i tessuti riciclati, che possono essere riutilizzati così come sono o riciclati all’interno di un nuovo ciclo produttivo. Nel secondo caso si tratta di materiali provenienti dalla raccolta di abiti dismessi, da oggetti post-consumo appartenenti ad altri settori industriali o da scarti ed eccedenze prodotti nei diversi stadi della filiera. Infine, abbiamo i tessuti innovativi, provenienti ad esempio dal riutilizzo di scarti agroalimentari che vengono impiegati per produrre materiali a basso impatto ambientale.

Insomma, l’innovazione tessile continua a regalarci tante sorprese. I tessuti sostenibili rappresentano il futuro della moda italiana e internazionale, ed è per questo motivo che dovremmo conoscerli e utilizzarli sempre di più. Ecco, dunque, una piccola guida ai 5 migliori tessuti sostenibili che si stanno facendo strada nella produzione moda mondiale.

Tessuti sostenibili: Atlantic Leather

Un pellame non sintetico, ma sostenibile, creato a partire da un sottoprodotto alimentare: la pelle del pesce. L’intuizione è di una startup islandese che si chiama Atlantic Leather, arrivata a Roma per mostrare i suoi pellami “esotici, di lusso ed eco-friendly” alla Maker Faire. Per creare il prodotto si utilizzano scarti che altrimenti finirebbero nella spazzatura. Per colorare le pelli si usa l’acqua calda delle fonti geotermiche che in Islanda non mancano, mentre l’energia proviene da una centrale idroelettrica. Per i pellami si usa la pelle di vari pesci, ognuna con le sue caratteristiche: quella del salmone, ad esempio, è resistente e prende bene il colore; quella del persico è spessa e ruvida, mentre quella del merluzzo è sottile e flessibile.

Econyl

Il filo infinito, come l’immaginazione. Questo è il motto dell’azienda Aquafil, leader mondiale nel settore delle fibre sintetiche, famosa per qualità, innovazione e sostenibilità dei suoi prodotti. ECONYL® è il filo di nylon rigenerato creato partendo da quello che nessuno usa più: si recupera il nylon dai rifiuti delle discariche e abbandonati in mare, e viene rigenerato dandogli una nuova vita. Ottenuto dai rifiuti,  come reti da pesca abbandonate, scarti tessili e plastica, questa fibra è riciclabile all’infinito e moltiplica le possibilità di creativi, innovatori e consumatori.

Orange Fiber

Si tratta di un filato ottenuto dalle arance. Esclusivo, setoso e impalpabile, è pensato per rispondere alle esigenze di innovazione e sostenibilità della moda, interpretandone la creatività e lo spirito visionario. Dall’aspetto serico, del tutto simile alla seta, può essere stampato e colorato come i tessuti tradizionali, opaco o lucido, usato insieme ad altri filati o in purezza, unisce sostenibilità e innovazione alla qualità tessile del Made in Italy. Un progetto innovativo e di grande successo, che ha catturato l’attenzione di una delle maison più importante del panorama internazionale: infatti, Ferragamo ha scelto di produrre una collezione interamente realizzata con questa fibra, dando vita ad una daily wear Capsule Collection, elegante, fresca e contemporanea, pensata per la primavera-estate 2017.

Nuo Leaf

Dopo aver inventato, nel 2012, il legno morbido The new ligneah, capace di sostituire la pelle, Marta e Marcello Antonelli, padre e figlia, hanno proseguito nella strada della ricerca dei materiali sostenibili destinati alla moda. Così, dopo sei anni viene alla luce un altro materiale ecologico che hanno chiamato Nuo Leaf, composto da cellulosa vegetale tessuta e spalmata. La composizione vegetale, la totale assenza di parti animali e di sostanze provenienti da idrocarburi rendono il materiale completamente biodegradabile. Grazie alla sua resistenza e alla sua leggerezza, questo materiale può essere utilizzato per molteplici scopi: si presta alla realizzazione di abbigliamento outdoor, calzture, borse e perfino prodotti di design.

Wineleather

Ancora un pellame interamente ecologico, questa volta proveniente dagli scarti della lavorazione del vino. Gianpiero Tessitore, architetto, e Francesco Merlino, chimico industriale, spinti dalla volontà di trovare alternative soluzioni sostenibili per il settore moda, intraprendono un percorso di ricerca ed investono per sviluppare una tecnologia innovativa per la produzione di tessuti tecnici biobased. Così è nata l’azienda Vegea, che produce l’omonimo materiale a marchio registrato Vegea®. Il processo produttivo inizia dalla spremitura dell’uva e dalla separazione delle vinacce, fasi che sono alla base della produzione del vino e che vengono eseguite dalle aziende vinicole. La vinaccia viene essiccata e in seguito vengono eseguiti dei trattamenti fisici e meccanici brevettati. Si realizza una miscela che viene spalmata, fino a realizzare dei veri e propri teli. Il processo produttivo termina con trattamenti di finitura specifici e diversificati in modo tale da conferire a Vegea gradazioni di peso, spessore, elasticità, goffratura e colore differenti in base alle diverse applicazioni.

Raffaella Celentano