Sharitaly 2016: come cresce la sharing economy in Italia
«Sharitaly 2016, l’evento interamente dedicato all’economia collaborativa e agli esperti del settore, riuniti in due giorni di dibattiti e confronti negli esclusivi spazi di Base Milano.»
L’EVENTO
Due giorni molti intensi in cui si è analizzato:
- l’impatto e l’evoluzione di questo fenomeno in Italia
- le riflessioni sulle specificità della sharing economy rispetto alle altre forme di economia e lavoro digitale
- le opportunità da cogliere e le sfide da indirizzare
Un iniziativa che ha mostrato una fotografia di questo fenomeno, per capirne l’impatto e le dinamiche di crescita nei diversi settori della nostra economia, creando nuove potenzialità per utenti e imprenditori collaborativi, sfidando le imprese e aprendo la strada a nuove forme di regolamentazione.
LE MAPPATURE E I NUMERI DELLA SHARING ECONOMY IN ITALIA
Durante l’evento è stato mostrato il terzo rapporto annuale della Mappatura piattaforme collaborative, con tutti i numeri della sharing economy in Italia e il quarto report sulle piattaforme di crowdfunding, a cura di Marta Mainieri di Collaboriamo e Ivana Pais (Università del Sacro Cuore di Milano).
Si calcola che, nel 2016, le piattaforme italiane di sharing economy (comprese quelle internazionali con sede in Italia) siano arrivate a 138 e 68 quelle di crowdfunding, per un totale di 206. Numeri che, rispetto alle 187 complessive del 2015, delineano un incremento pari all’11%.
Quelli che, rispetto allo scorso anno, vedono un maggior incremento dell’economia collaborativa italiana sono in particolare i trasporti, che rappresentano il 18% delle piattaforme analizzate, i servizi alle persone (16,6%), servizi alle imprese (8,7%), la cultura (9,4%), mentre rimane sostanzialmente invariato turismo (12%).
Nonostante l’incremento dell’offerta, la domanda ha ancora molti margini di crescita. Il 51% delle piattaforme di sharing ha un numero di utenti inferiore a 5mila. In compenso l’11% ne registra però oltre 100mila, un numero che inizia a permettere alle piattaforme di innescare circoli virtuosi. Lo stesso vale per le piattaforme di crowdfunding: il 49% ha un numero di donatori inferiore a 500 mentre il 9% supera i 50mila.
MARTA MAINIERI DI COLLABORIAMO
«Siamo ancora agli inizi – spiega Marta Mainieri di Collaboriamo – e non dimentichiamoci che la crescita delle piattaforme internazionali è stata drogata dai fondi di investimento americani. La narrazione iniziale basata sulla sostenibilità e le relazioni era figlia della crisi del 2007-2008 e si è un po’ persa nelle sue promesse. Ma è altrettanto evidente che si stanno diffondendo processi collaborativi in tutti i settori, pensiamo all’abitare, alla finanza con block chain, alla mobilità e al welfare. E il modello di business include la relazione. Per esempio, la piattaforma di carpooling BlaBlaCar, che vive sul transato, è in crescita, non ammette guidatori professionisti. Eppure si è visto che il valore della relazione è forte nella community, come del resto anche la fiducia» puntualizza Mainieri.
IVANA PAIS (UNIVERSITA’ DEL SACRO CUORE DI MILANO)
«Fino a poco tempo fa abbiamo osservato che quando una multinazionale è arrivata nel nostro paese, le piattaforme locali che non reggevano la competizione e chiudevano – risponde la dott.ssa Pais – Oggi ho la sensazione che siamo in una fase di rinascita. I nuovi modelli si differenziano dalla grande piattaforma già consolidata. Nella mobilità ad esempio: quando in Italia è arrivata Blablacar, le altre piattaforme hanno chiuso. Oggi, invece, nascono altre piattaforme che si differenziano e cercano una nicchia».
«iCarry, ad esempio. E’ specializzata nel trasporto oggetti. Come Blablacar trasporta persone, iCarry permette a persone che viaggiano in auto sullo stesso tragitto di portare un pacco. Oppure Auting che permette il car sharing peer to peer: la macchina viene affittata a breve termine a chi ne ha bisogno.
Esempi così li vediamo in tutti i settori. Queste iniziative si propongono con la loro specificità in un mercato fertile e si innestano in un terreno arato dalla grande piattaforma. E’ più facile che iniziare da zero, come su un prato verde».
Gabriele Ferrieri