sentieri della transumanza
25 Marzo 2019   •   Carolina Attanasio

Sentieri della transumanza: la ciclovia iconica tra Puglia e Abruzzo

«I sentieri della transumanza tra Abruzzo e Puglia rivivono grazie a un progetto dell’Università dell’Aquila, che a breve potrebbe diventare realtà: mettetevi in sella»

C’erano una volta i sentieri della transumanza, percorsi chilometrici che i pastori percorrevano per spostare greggi e pascoli verso climi più miti in inverno, e al fresco in estate. In tempi moderni, prosperi di allevamenti intensivi e gente a cui fare il pastore importa meno che fare la differenziata, gli antichi sentieri della transumanza sfiorano il disuso.

Che farci? Intanto, valorizzarne l’incredibile percorso paesaggistico. Come? Portandoci una ciclovia, perché no. Uno dei tratti più belli è quello che collega Puglia e Abruzzo, oltre 200 chilometri del famoso Regio Tratturo, un’autostrada per ovini vera e propria. Il percorso va dalle zone montane abruzzesi al Tavoliere delle Puglie ed è largo oltre 100 metri. Lunghezza e dimensioni di uno dei più bei sentieri della transumanza si prestano bene all’idea dell’Università dell’Aquila: il Dipartimento d’Ingegneria e il Centro Sportivo nazionale (Csen) hanno ideato un progetto, insieme al giornalista aquilano Fulgo Graziosi, componente del Csen, per dare nuova vita a questi percorsi.

Valorizzare i sentieri della transumanza

Il progetto ha come obiettivo ridare vita all’antico tratturo, una strada panoramica senza precedenti.  Oltre alla bellezza del paesaggio circostante, il tratturo racconta anche una storia lunga secoli, un percorso fatto e rifatto centinaia di volte dai pastori, un collegamento non solo stradale, ma anche socio-culturale tra Abruzzo e Puglia. Al momento si tratta di uno studio di fattibilità, che entro qualche mese dovrebbe tradursi in un progetto vero e proprio. Il tratturo attraversa anche il Molise e non sarà solo una pista ciclabile, ma un percorso multifunzionale. Biciclette, piste pedonali, ippovie, piste da ciclocross, tutto sarà votato alla mobilità sostenibile.

Uno strumento di conoscenza del territorio

L’obiettivo è anche quello di coinvolgere le realtà locali attraversate dalla ciclovia, dal punto di vista turistico, sportivo, naturalistico e sociale. Ogni tratto porterà addosso le caratteristiche culturali del luogo, per non essere semplicemente un luogo di passaggio, ma anche un canale di conoscenza del territorio all’insegna dello slow tourism. Il tracciato sarà attrezzato, dotato di servizi igienici, stazioni di ricovero, punti ristoro, sviluppati sulla base di vecchie strutture che i pastori utilizzavano lungo il tragitto come rimessaggio delle greggi. Proprio queste strutture consentono di dividere in tappi equidistanti tutto il percorso, rendendolo facilmente accessibile e praticabile a prescindere dal punto di partenza.

Turismo e cultura green

Spesso, sempre più spesso, vi parliamo di turismo sostenibile, turismo lento, riscoperta di borghi e cose così. Quest’orientamento pare non voglia saperne di sparire, anzi, si rafforza giorno dopo girono in maniera costante. Non è un caso che iniziative del genere abbiano spesso origine dalle regioni più “rurali” – passateci il termine – dell’Italia centro-meridionale. Secoli e secoli di cultura fondata sulla civiltà contadina hanno lasciato in eredità strutture e percorsi che vengono continuamente ripresi e valorizzati, per due motivi: non perdere la memoria e trasmettere la cultura della lentezza e del rispetto per il territorio, probabilmente due dei temi che ci aiuteranno a imparare a tutelare quello che ci circonda, prima che sparisca. Se a questi insegnamenti si somma la possibilità di godere di un paesaggio mozzafiato, cibo incredibile, storie millenarie, sport e aria buona, diteci voi cosa ci frena da metterci tutti in sella a una bici e godercela?

Carolina Attanasio