piero angela
08 Gennaio 2019   •   Redazione

Piero Angela: i 90 anni del divulgator cortese che racconta la scienza

«Piero Angela è il divulgatore scientifico più amato dagli italiani. La sua classe e i suoi modi gentili ed esperti sono stati un importante veicolo di informazione per generazioni di italiani, che sono cresciuti secondo i suoi dettami, facendone un vero e proprio punto di riferimento culturale. Ha compiuto 90 anni il 22 dicembre scorso e, per celebrarlo a dovere, ne ripercorriamo la storia.»

Tutto cominciò nella grigia foschia della Torino degli anni ’20. Piero Angela vide la luce per la prima volta il 22 dicembre 1928, per la gioia di mamma Maria Luigia Maglia, detta Mary, e di papà Carlo Angela, un medico tutto d’un pezzo, severo e taciturno, ma di grande cuore. Fu lui, a detta di Piero, a trasmettergli l’amore per la razionalità e per la scienza. Uomo dell’ottocento, aveva viaggiato spesso per lavoro, in Inghilterra, in Francia e persino in Congo, teneva anche una rubrica di medicina alla radio. Venne insignito dell’onorificenza Giusti fra le nazioni per aver offerto rifugio a numerosi ebrei nella casa di cura per malattie mentali Villa Turina Amione, di cui era direttore durante l’occupazione nazista. È in questo clima che la personalità di Piero cresce e si arricchisce, insieme alla sua infinita curiosità: da piccolo non era certamente uno studente modello, avendo però dalla sua parte una mente brillante che gli consentiva di ottenere buoni risultati con il minimo sforzo.

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Peter Angela e il giornalismo

Grande amante della musica, da ragazzo era convinto che la sua strada fosse quella del musicista Jazz ( sei curioso di sapere chi sono i migliori jazzisti italiani?) A tutt’oggi non disdegna mai di suonare un pezzo al pianoforte in ogni circostanza in cui ve ne sia la possibilità, che sia durante un’intervista o all’interno di un suo programma. “Gli individui che incontrano il maggior successo (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori. È un po’ come per il pianoforte. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto… Forse anche nella vita è così”. Si esibiva in piccoli spettacoli in giro per locali insieme a degli amici, si era dato anche uno pseudonimo, Peter Angela dal sentore americano. Studiava Ingegneria al Politecnico di Torino quando cominciò con il giornalismo. Prima in radio e poi dal 1954 in televisione: è corrispondente da Parigi e poi da Bruxelles dal 1955 al 1968. Il giorno in cui nasce suo figlio Alberto Angela, l’8 aprile del 1962, c’era un referendum per l’indipendenza dell’Algeria. Al mattino Piero registrava l’audio della nascita del pargoletto (registrazione che ancora conserva), alla sera faceva il collegamento per la Rai. Sua moglie Margherita aveva soltanto diciannove anni quando decise di sposarlo per seguirlo a Parigi: “La decisione non la prendemmo noi, ma quella strana cosa che hai dentro e che ti fa agire a volte in modo non razionale, ma bellissimo. Quella stessa cosa che già ci aveva stregati al primo sguardo, durante una festa di compleanno in casa di amici comuni”.

Il divulgator cortese

È durante il periodo di preparazione allo sbarco sulla luna, avvenuto il 20 luglio del 1969, che Piero Angela comincia a produrre una serie di documentari sull’argomento, realizzando anche vari collegamenti con la Rai durante il lancio dell’ Apollo 11 che portò per la prima volta gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin sul satellite bianco. È qui che per la prima volta scatta la scintilla. Piero capisce di non volere più ricoprire il ruolo di semplice cronista, dispensatore di notizie, scegliendo l’approfondimento: “Invece di dieci notizie al giorno da allora ne racconto una ogni due anni. Il primo documentario è sulla genetica, scienza che stava appena nascendo”. Nasceva il Piero Angela che tutti conosciamo, il divulgator cortese, che dai primi anni ’70 comincia l’attività che più lo contraddistingue e più lo e ci appassiona: insegnare la scienza tramite un linguaggio semplice e conciso ma mai inesatto.



Quark

Piero Angela è un lavoratore instancabile, un personaggio che scrive ancora tutto rigorosamente a mano: programmi, libri (ad oggi circa 40), articoli. Studia ancora molto perché convinto che l’unico modo per rimanere giovani sia studiare e perché certamente la sicurezza di fronte ad un pubblico attento scaturisce soltanto dalla padronanza dell’argomento che si va a presentare. Un viso familiare, quasi un nostro parente, un’espressione affabile e riconoscibile. Quark, in onda dal 1981, sa catturare l’attenzione degli spettatori sin dal principio, grazie all’originale formula di una divulgazione ludens, che si fa gioco e curiosità, facendoci dimenticare di quelle paurose e sovente tediose lezioni di scienza del liceo. Piero Angela si dimostra un luminare fin da subito: indimenticabili declinazioni di Quark come La Macchina Meravigliosa, un vero e proprio viaggio all’interno del corpo umano, e Il pianeta dei dinosauri, si servono di effetti speciali all’avanguardia per l’epoca, come la computer grafica. Quark diventa super dal 1995, ad accompagnarlo sempre l’unica ed inimitabile sigla, che ci permette da anni di intuire l’inizio del programma e fiondarci sul divano di fronte al televisore: Aria sulla IV corda di Bach, un omaggio alla sua passione per la musica.



Dopo 10 lauree honoris causa (di cui nemmeno una in ingegneria), due figli, molti libri e svariati programmi, sembra proprio che il testimone sia passato a suo figlio Alberto, che ha lavorato in molti programmi del padre (Le Coliche fanno un’imitazione formidabile di padre e figlio) anche se Piero Angela ammette di non poter decidere chi sarà il suo erede nel campo della divulgazione. Ciò che è certo è che a 90 anni, Piero Angela ci lascia ancora una volta una lezione importante: studiare, documentarsi con passione, per prendere piena coscienza su ciò che ci circonda, è l’unica arma per combattere l’ignoranza, che genera mostri. Chapeau.

Lavinia Micheli