lavorare nel cinema
30 Novembre 2017   •   Redazione

Lavorare nel cinema, le difficoltà di un giovane studente

«Storia di due giovani amanti del grande schermo, che hanno imparato a loro spese quanto sia difficile lavorare nel cinema.»

Se sei finito a leggere questo articolo probabilmente sei anche tu un amante del cinema. Ma cosa c’è dietro al bel pacchetto pronto e servito che solitamente ti gusti a casa con gli amici? E quali sono gli ostacoli che si incontrano lungo il percorso che divide l’idea dal prodotto finale? In estrema sintesi, quanto è difficile lavorare nel cinema?

Queste domande affliggevano anche la sottoscritta, così ho deciso di chiederlo a due registi alle prime armi e di farmi raccontare la loro storia. Inizio raccontandovi di Davide Passanisi, annata 1995, studente di Scienze della comunicazione Grafica e Multimediale e tecnico del suono in una Compagnia teatrale universitaria, grande amante del cinema contemporaneo. Il nostro cinefilo, nel 2016, durante un tour della Compagnia che quell’estate portava sui palchi di diverse città italiane una rivisitazione della tragedia Antigone di Sofocle, si è visto travolgere dall’idea e dal desiderio di realizzare un adattamento cinematografico dell’opera. Quello che però non aveva considerato era che nessuno aveva un’idea concreta di cosa significasse realizzare un film. Questo però non demoralizzò il nostro coraggioso regista in erba, che decise comunque di intraprendere quest’avventura ed iniziare così a lavorare nel cinema.

Com’è stata la tua prima esperienza dietro la telecamere e quali sono stati i problemi che ti si sono presentati davanti?
Senza ombra di dubbio per prima cosa la stesura della sceneggiatura. Non credevo fosse così difficile trascrivere le idee! In ogni caso, in poco più di un mese, le 50 pagine sono state completate. Quello che però ha rappresentato il dramma che ha accompagnato tutta realizzazione dell’opera è stata l’ambientazione. Forse influenzato dalla visione di Carnage di Polański, avevo deciso che l’intera vicenda si sarebbe svolta all’interno di una casa. Ma dove trovare un’abitazione disponibile per un tempo relativamente lungo? Dopo l’iniziale idea di svolgere le riprese in casa di un’amica, rivelatasi in breve tempo fallimentare, ho inizialmente contattato il mio comune, sperando di approfittare di un’iniziativa volta al sostegno dei progetti dei giovani. Sfortunatamente, un mese prima dell’inizio delle riprese, il Comune mi ha comunicato che non era più possibile aiutarmi, facendomi ritrovare punto e a capo.

Iniziai a perdere quell’entusiasmo iniziale, ma non diedi per vinto e cercai delle alternative: un mese è pur sempre un bel po’ di tempo se lo sai sfruttare! Decisi di affittare una casa che si avvicinasse il più possibile a quella che avevo nella mia testa e iniziai a contattare agenzie e privati, ma tutti i colloqui si rivelarono fallimentari. Ero decisamente abbattuto avevo quasi deciso di mollare, ma il destino tuttavia volle che, il giorno in cui avevo prefissato l’inizio delle riprese, mio zio mi chiamasse per comunicarmi che aveva trovato un appartamento invenduto da anni che potevo sfruttare per il mio progetto. Iniziano così, miracolosamente, le riprese del film. La pace dura poco: avevamo iniziato a girare la prime scene quando l’appartamento sfitto da anni trovò miracolosamente degli acquirenti. Ero ormai ad un passo dal mollare il progetto, ma ancora una volta non mi diedi per vinto. Insieme ad alcuni ragazzi che avevano deciso di collaborare alla produzione del film ho riscritto la sceneggiatura, tramutando il film in un cortometraggio; stravolto il calendario (tra gli attori e i collaboratori avevo da far coincidere gli impegni di 22 studenti universitari, dilemma da non sottovalutare) e semplificando diverse scene.

Non puoi lasciarci sulle spine proprio adesso. Le riprese alla fine sono state completate o no?
Incredibile ma vero: alla fine questo folle viaggio è giunto al termine. Il corto è concluso ed è in fase di montaggio. Sebbene questa folle avventura sembri, nel raccontarla, per lo più negativa, in realtà mi ha lasciato moltissimo. Tanti problemi sono dati per lo più dalla mia totale inesperienza nel lavorare nel cinema: alcuni li scopri solo inciampando su di essi e non puoi prevederli; altri li impari a conoscere unicamente facendo esperienza. Non sarà certo questo a spaventarmi: ho già un nuovo progetto in cantiere e non smetto di sognare di lavorare nel cinema.

Se questo è il racconto di uno studente totalmente estraneo all’ambiente, diverso è quello che ha da dirci chi, seppur non esperto nel campo, ha a che fare con queste dinamiche da un po’ più di tempo. Ho deciso quindi di ascoltare anche il punto di vista di Anna Fantuzzi, laureata in Fotografia, Cinema e Televisione all’Accademia delle belle arti di Bologna. A differenza del primo, lei ha però già diversi lavori alle spalle (numerosi documentari, e diversi cortometraggi, uno dei quali è stato anche trasmesso durante il National Broadcast Film Festival, un importante evento dedicato al cinema a Londra e un altro al Nonantola film festival).

Qual è la difficoltà principale nella produzione di un cortometraggio?
Al di là delle varie complicazioni tecniche che ci stanno dietro, credo che la più grossa difficoltà, per chi si dedica a questa particolare espressione artistica e sogna in un futuro di lavorare nel cinema, sia quella di ricevere un chiaro feedback riguardo al proprio lavoro. A differenza di un pittore, ad esempio, il risultato del progetto di un giovane regista non dipenderà mai solo dal suo impegno o dal suo talento, proprio perché nella realizzazione di un film collaborano molte più persone che possono giovare o meno al livello finale del prodotto.

Quando sei giovane e ti stai chiedendo se hai davvero la stoffa per costruire la tua carriera in un campo del genere, non è mai facile trovare la risposta nei propri lavori. In secondo luogo, devi essere disposto ad accettare che per molto tempo non rimarrai soddisfatto dal risultato. Ancora una volta la realizzazione di un film si distingue dalle altre forme artistiche e, soprattutto quando sei alle prime armi, gestire tutti gli aspetti essenziali per il compimento del progetto non è facile. Inoltre, la realizzazione di un film richiede diverso tempo, e questo crea incondizionatamente un’aspettativa che, almeno agli inizi, è destinata a rimanere delusa. Per questa ragione è meglio non avere un’idea geniale troppo presto, perché forse potresti non avere le competenze sufficienti per la sua realizzazione e saresti costretto a metterla da parte.

C’è quindi qualche consiglio che ti sentiresti di dare a chi ha deciso di intraprendere il tuo stesso percorso?
Sicuramente di accettare che, almeno all’inizio, i lavori siano deludenti. È brutto lavorare giorni interi per poi non riuscire a riconoscersi nel prodotto finale, per questo credo che sia indispensabile lanciarsi, almeno le prime volte, in progetti senza che essi siano per forza “l’dea del secolo”, ma piuttosto un trampolino di lancio che ci permetta di allenare principalmente l’aspetto tecnico. In secondo luogo di non disperarsi per il budget, prima di tutto perché, per averne uno di significativo si deve già essere allenati nel campo e, secondariamente perché, se non hai le idee chiare finirai per sprecare molti soldi. Infine, ma credo sia scontato, è importante guardare molti film per poterne realizzare uno.

Lavinia Rosso