Il turismo di prossimità: un’estate dietro l’angolo
«Prima che entri di diritto su Wikipedia, ve lo spieghiamo noi cos’è il turismo di prossimità. È quello che state facendo in questi weekend, e probabilmente per il resto dell’estate. Insieme all’undertourism, sarà la parola chiave dei prossimi mesi, quindi meglio che ci prendiate confidenza, mentre la praticate»
In parole povere: il turismo di prossimità indica tutti quegli spostamenti effettuati nel raggio di poche decine di chilometri dal proprio luogo di residenza abituale, a scopo turistico. Viaggi nella stessa regione di appartenenza, o appena più in là, sono considerati turismo di prossimità, per intenderci. Niente che non abbiamo già fatto in tempi non infetti, ma che ora – anche per cause di forza maggiore – faremo certamente un po’ di più.
L’undertourism (il sottoturismo, letteralmente), invece, si identifica come diametralmente opposto all’overtourism, che per anni ha fagocitato mete ben precise nel nostro Paese. La fila di due ore per entrare al Colosseo anche con l’ingresso prenotato? Overtourism. Una visita a Palazzo Farnese di Caprarola? Undertourism.
Le due terminologie, capirete bene, vanno a braccetto e non sono soltanto la hit passeggera dell’estate. Quarantene e compagnia bella hanno contribuito a compiere uno degli ultimi, decisivi passi, verso quello che ci serve davvero: una bella calmata. È presto per dire se durerà, ma provate a fare un piccolo sondaggio tra le persone che conoscete. Quanti vorrebbero tornare esattamente alla vita di prima? Ecco. Questo influisce anche sul nostro modo di viaggiare.
Perché ci fa bene
Il mondo sta lentamente riaprendo, ma noi siamo un po’ come animali rimasti troppo tempo in gabbia: ora che la porta è aperta, mettiamo il naso fuori ma non siamo poi così sicuri di voler uscire. Siamo tornati a respirare all’aria aperta, vicini ai nostri cari, un po’ meno agli sconosciuti. In questa fase, se ci pensate, il turismo di prossimità è un ottimo cuscinetto per riavvicinarci all’abitudine di viaggiare. Spostarci di poco e goderci ciò che diamo per scontato, talvolta senza conoscerlo, ci aiuta a rimettere piede nella realtà. La scorsa settimana vi abbiamo parlato di Esploraitalia, un generatore automatico di destinazioni che chiunque può consultare e aggiornare con i posti che conosce. Il turismo di prossimità è questo, conoscere davvero l’angolo dietro casa. Consideratelo come la base necessaria per potervene andare in giro per il mondo, poi.
Essere parte del turismo di prossimità
Un altro presupposto interessante che lega il turismo di prossimità e l’undertourism, è il ruolo del viaggiatore nel contesto che visita. Abituati come siamo al mordi e fuggi, talvolta non consideriamo l’impatto che il nostro passaggio ha sui luoghi. Le grandi città, ad esempio, sembrano inghiottirci e farci dimenticare l’influenza del nostro passaggio, che invece c’è, eccome. Nei piccoli luoghi di prossimità realizziamo meglio le conseguenze del nostro movimento e tendiamo a essere più rispettosi, e non solo. Capiamo di essere parte dei luoghi, nel momento stesso in cui li viviamo. Questo crea un attaccamento che aumenta la nostra empatia verso il posto e la voglia di proteggerlo, trattarlo bene. Vivere esperienze di viaggio in piccoli gruppi, in posti non affollati, ci rende più responsabili delle nostre azioni. Inquiniamo meno, facciamo più caso ai dettagli, ci lasciamo facilmente affascinare da cultura e cibo locali che, in posti molto affollati, non attirerebbero così tanto la nostra attenzione o sarebbero poco densi di significato.
La consapevolezza di viaggio
Viaggiare s’impara, ve l’abbiamo detto spesso. È un’attitudine, certo, ma come ogni cosa può essere affinata e migliorata, ed è allora che sarà davvero parte di noi. Partecipare e non solo guardare, questo ci rende parte del mondo. Ecco perché le esperienze di viaggio stanno prendendo sempre più piede: ci fanno sentire parte di una comunità, di un luogo.
Voi dove farete turismo di prossimità?
Carolina Attanasio