giardini di Bomarzo
20 Aprile 2019   •   Sara Giannessi

Giardini di Bomarzo: la migliore escursione primaverile nel Lazio

«Alla scoperta dei giardini di Bomarzo, meglio noti come Parco dei Mostri, meta ideale una gita fuori porta poco lontano da Roma per riscoprire le ricchezze del Lazio.»

La città di Bomarzo può vantare dei giardini quanto meno curiosi. Quando Dalì arriva al Bosco Sacro di Bomarzo, meglio noto come Parco dei Mostri, trova ad accoglierlo un giardino surrealista, vicino a quello che cercava nell’arte. Il Bosco Sacro si trova nel Lazio, più precisamente nella Tuscia, più precisamente ancora tra i Monti Cimini. È una piacevole e originale méta per una giornata in cui ci si vuole allontanare da Roma, ma non troppo. I primi ricordi dei giardini di Bomarzo sono stati impressi nella mente di me bambina, e ne ho conservato per anni un’immagine di meraviglia e avventura.

Qualche cenno storico sui giardini

I giardini di Bomarzo sono nati nel XVI secolo, progettati da Pirro Ligario, l’architetto di Villa d’Este di Tivoli, commissionato dalla famiglia Orsini, storica abitante dei palazzi romani. Le interpretazioni che circolano sul perché i giardini di Bomarzo siano così particolari sono varie e al momento tutte potenzialmente valide. Spaziano da un percorso iniziatico di impostazione dantesca per i cavalieri che volevano arrivare dal conte, fino a un simbolico riferimento alle avventure alle quali il cavaliere rinuncia per amore della sua dama. La prima ipotesi sembra avvalorata dai numerosi versi, recentemente ridipinti di rosso, incisi sulla roccia. Messaggi che solo i veri acculturati avrebbero potuto decifrare e che al visitatore di oggi appaiono enigmatici, come del resto tutto il parco.

Flashback

Michelangelo Antonioni, il regista della Notte e di tanti altri classici del cinema del secolo scorso, ha realizzato un sorprendente cortometraggio-cartolina della città del 1950. Bomarzo era una cittadina silenziosa e rurale, i giardini non erano ancora diventati un’attrazione turistica, facevano parte delle campagne anch’essi. Un contorno del genere segnava ancora di più lo stacco tra i giardini e la realtà circostante. Proviamo a immaginare di photoshoppare un attimo via i gruppi di turisti che si affollano davanti alle statue più o meno mostruose. Così si riesce forse a entrare nell’ottica da regista di Antonioni, o nello sguardo del genio surrealista di Dalì. Così si può forse ritrovare quella magia scaturita dal legame tra quelle improbabili statue il loro contesto.

Deve essere stato quanto meno sorprendente per Dalì ritrovare un antico parco, nell’Italia degli asinelli, dei paesini piccoli e delle colline brulle, che rispondesse così pienamente all’idea di arte surrealista. Perché alla base dell’incomprensibilità del Surrealismo c’è semplicemente l’idea di accostare immagini che solitamente sono lontane. Quindi l’elefante unito alla casa storta, le sfingi e le cascate naturali. Trovarli vicini, parte della stessa realtà permette di riscoprire il senso di unione primordiale tra tutte le cose esistenti. Questo per il surrealismo era magia. Il fatto che le statue siano sparse e nascoste dalla vegetazione aumenta la sensazione di meraviglia e di “straniamento” dei visitatori. Non c’è un filo conduttore tra le varie statue, neanche una condivisa visione prospettica.

La più originale delle “mostruosità” che offrono i giardini di Bomarzo, almeno quella che era rimasta più impressa nella mia memoria da bambina, è la Casa Pendente. Entrare in questa casa camminando su un pavimento decisamente inclinato è un’esperienza divertente e disorientante. Volendo, ci permette di fare più attenzione a un sistema di prospettive che normalmente possiamo dare per scontato.

Nei dintorni dei giardini di Bomarzo

I boschi dei dintorni, come la Faggeta di Soriano nel Cimino, sono conosciuti tra gli scalatori per i boulder dispersi tra i muschi e i tronchi. Per chi non è del mestiere, i boulder sono dei massi rocciosi di tre o quattro metri di altezza. Si originano per sommovimenti tellurici del terreno, e proprio da questi massi sono state ricavate le statue del parco, scolpite sul posto. Anche per chi non è alla ricerca di appigli da scalare, i boschi dei monti Cimini permettono di venire sorpresi da una Natura quasi intoccata, amena e meravigliosa.

A pochi passi si può visitare Viterbo, città che mantiene l’impronta delle varie epoche che ne hanno modificato l’architettura. Si passeggia tra le mura da cittadella medievale, i palazzi e i larghi viali settecenteschi, le chiese scure in cima ad alte scalinate. Allontanandosi ancora un po’ da Roma si trova il borgo di Soriano nel Cimino, da visitare soprattutto in occasione della Sagra della Castagna, per la quale gli abitanti rispolverano i colori delle contrade, i piatti e gli spettacoli della tradizione.

La Tuscia è il luogo perfetto per la classica gita fuori porta. È uno spazio che permette di rigenerarsi dalla frenesia dei ritmi cittadini e godersi una giornata di sole e relax.

Sara Giannessi