Gastronomia italiana: le storie di 4 donne di successo
«Storicamente appannaggio degli uomini, il settore della gastronomia italiana sta lentamente aprendo i propri battenti anche alle donne, sempre più professioniste conclamate.»
Sarà che le chef stellate in Italia rappresentano solo il 3% del totale o che alla presentazione della Guida Michelin 2022 solo uno dei 33 locali premiati è guidato da una donna, a confermare il netto sbilanciamento nei ruoli dirigenziali tra professionisti di sesso opposto: comunque la si guardi, è evidente che il settore del food & beverage in Italia non sia ancora all’altezza delle aspettative in termini di parità di genere, ma anzi sia uno di quelli in cui le differenze sono più accentuate. In questo scenario si distingue Italian Delights, il nuovo servizio di alta gastronomia italiana, nato dal successo di Piedmont Delights e oggi composto da un team di 9 donne su un totale di 10 persone. Filo diretto tra produttore e consumatore, Italian Delights da sempre si è fatto promotore della qualità di prodotto e servizio, che si riflette anche nell’attenzione alle pari opportunità e nella soddisfazione di quei parametri di diversità e inclusione indispensabili oggi per una realtà intenta a fare la differenza. Così Italian Delights ha scelto di raccogliere e raccontare le storie di cinque produttrici con cui collabora, a testimonianza del loro contributo nella valorizzazione della gastronomia italiana e dei presidi Slow Food promossi dal portale.
Quattro aziende, cinque produttrici, un fil rouge: la tradizione
Azienda Agricola Canu di Rosa Canu (Sassari): una passione che si tramanda di generazione in generazione nel caseificio artigianale nelle colline di Ittiri, in Sardegna. Un luogo fermo nel tempo, dove le pecore sono lasciate libere di pascolare e il latte è lavorato a crudo con tecniche rigorosamente manuali. Un caseificio che sposa appieno la missione di Italian Delights: ritrovare l’autenticità della gastronomia italiana. Il loro prodotto di punta è il Pecorino San Leonardo, semi-stagionato 2/4 mesi.
Artigianquality di Simona Scapin (Bologna): nel regno della Mortadella, le laboriose mani degli artigiani esaltano le sue materie prime, grazie alle tecniche locali e alle ricette messe a punto negli anni nel laboratorio. Oggi è Simona Scapin, figlia dell’artigiano Silvio, a gestire il laboratorio e portare queste deliziose tipicità nelle case degli appassionati. Simona, classe ‘87 e originaria di Bologna, è la fondatrice di Artigianquality, nata nel 2015 come diramazione della passione del padre, storico macellaio e salumiere bolognese. Cresciuta dietro un banco di salumeria, Simona ha voluto portare nel mondo il verbo della passione artigiana nel creare salumi, grazie alla sua azienda che oggi è l’unica a produrre mortadella in città. Regina indiscussa è proprio la Mortadella al Pistacchio di Bronte DOP. La sua particolarità risiede nelle fette, arricchite dal pistacchio che rende questo prodotto una perla rara della cucina italiana. Per Artigianquality il segreto sta nella lavorazione: solo tagli pregiati dei maiali allevati nelle colline bolognesi, nessuna chimica ammessa e via libera alle spezie naturali per dare gusto e profumazione ai prodotti. Un altro passaggio fondamentale è la cottura, tra le 24 e le 28 ore, lenta e a bassa temperatura.
La Fugascina di Patrizia Baroni (Mergozzo, VB): affacciato su uno degli scorci più belli di Mergozzo, di cui la Fugascina è dolce tipico, il ristorante e pasticceria “Al vecchio Fornaio Pasticcere – La Fugascina” è l’ultima creazione di Patrizia Baroni e Giordano, gestori dell’omonimo forno. Intenti a mantenere viva la tradizione di questa pietanza tipica piemontese, Patrizia e Giordano la offrono sempre ai propri ospiti appena sfornata, conservando la ricetta più autentica. La Fugascina, tipico dolce in pasta frolla preparato in occasione di Sant’Elisabetta, è raccontata anche nel volume “Mergozzo e la sua storia” del sacerdote Don Ernesto Colli (1935).
Società agricola I Dof Mati di Sara Paladini e Valentina Cometto (Novara): un ambizioso progetto intrapreso nel 2016 da Sara Paladini e Valentina Cometto quello di riesumare un antico vigneto nei pressi di Ghemme e dare vita a una delle cantine più preziose dell’Alto Piemonte. In dialetto, infatti, “dof mati” significa “due ragazze”. Il nome evoca la passione delle due produttrici da cui nasce questo progetto e il suo intento, valorizzare il territorio, le radici, la storia e la potenzialità del vino prodotto. Nel tempo, è stata restaurata anche l’antica cantina, per permettere l’affinamento in botti di cemento, secondo la metodologia tradizionale di quella zona. Fiore all’occhiello de I Dof Mati è il Bona del 2019, la vespolina 100%, perfetta espressione del vitigno autoctono piemontese, un vino rosso fruttato e ben strutturato, da gustare insieme a salumi e antipasti.
«Crediamo che valorizzare i prodotti e le tipicità del nostro Paese significhi anche dar voce alle persone che ogni giorno lavorano per portare avanti questa tradizione con maestria, mantenendo intatta la qualità e l’origine delle materie prime. Per questo motivo, nel nostro piccolo, ci impegniamo a dare spazio alle donne, sia alle nostre produttrici che a quelle nel team di Italian Delights. Raccontare un Paese attraverso la sua cucina, un settore troppo spesso considerato affare da uomini, vuol dire anche mandare un messaggio di uguaglianza e pari opportunità, con l’auspicio che si superino sempre più quei pregiudizi e preconcetti obsoleti a cui siamo purtroppo abituati», commenta Nikas Bergaglio, CEO e fondatore di Italian Delights.