Francesco Totti
05 Giugno 2017   •   Snap Italy

Francesco Totti Roma: una frase, un unico grande amore

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«Molti mi chiedono, perché hai passato tutta la tua vita a Roma? Roma rappresenta la mia famiglia, i miei amici, la gente che amo. Roma è il giallo e il rosso. Roma, per me, è il mondo. Questo Club e questa città sono stati la mia vita. Sempre.» – Francesco Totti

Ogni favola che si rispetti ha un lieto fine. Francesco Totti può sicuramente vantare di averlo raggiunto insieme alla sua Roma. Dopo 25 anni di brillante carriera, uno dei calciatori (giustamente) più acclamati, rispettati, stimati della storia del calcio italiano ha detto “arrivederci” al calcio. Sì, arrivederci e non addio. Perché, anche se non calcerà più il pallone durante le partite della Roma, porterà con sé in eterno tanto altro di questo sport e di questi meravigliosi anni d’amore.

Quella di Francesco Totti è stata una carriera interamente in giallorosso, con la sua squadra del cuore, quella della sua città, quella che, come tanti altri bambini, sognava, andava a vedere allo stadio e per cui tifava a cuore aperto. Un giorno, il sogno è diventato realtà. Francesco Totti è riuscito ad indossare la maglia con il lupacchiotto, la maglia della sua Roma, e da quel momento in poi, l’amore e la passione, sono diventati anche un piacevole lavoro.

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Domenica 28 maggio 2017  l’orologio della carriera da calciatore di Francesco Totti si è fermato. Nello stesso momento in cui la sua Roma conquistava il secondo posto, Francesco Totti appendeva gli scarpini al chiodo. Si è trattato di un momento molto duro. Per lui, perché quando la tua routine coincide con la tua più grande passione, dire basta è molto difficile. E per i suoi tifosi, che non hanno mai smesso di volergli bene, di acclamarlo, che lo hanno fatto diventare il campione che è e che nei loro cuori, nei loro ricordi, sarà per sempre.

Al fischio finale della partita, è iniziata una delle cerimonie più toccanti che il mondo del calcio abbia mai visto. L’ingresso in campo di Francesco Totti, con la colonna sonora del “Gladiatore” in sottofondo, lo stadio Olimpico gremito di persone e interamente colorato di giallo e di rosso, la Curva Sud con la coreografia mozzafiato “Totti è la Roma”. Queste sono state le immagini trasmesse in televisione domenica sera, immagini che resteranno nella storia e che non hanno fatto trattenere le lacrime a nessuno (tifosi della Lazio compresi).

Francesco Totti
Il giro di campo, l’abbraccio dei figli e della moglie, il calore dei compagni, dei dirigenti, dei tecnici e soprattutto le lacrime dei tifosi, sono stati il modo migliore in cui Francesco Totti potesse concludere la sua favola. 70.000 persone addolorate e ancora impreparate a vedere, o anche solo a pensare, una Roma senza il suo capitano. Questi sono i momenti che un qualsiasi calciatore alla fine della sua carriera si augura di vedere. Significano essere arrivati al proprio pubblico, aver lavorato duro anche per loro, per vedere sorrisi sugli spalti durante le vittorie e lacrime durante le sconfitte.
Ma la fine della carriera calcistica di Francesco Totti non è una sconfitta. Tutt’altro. È la dimostrazione di come un uomo sia riuscito a mantenere in piedi la sua figura umana e professionale per 25 anni, affrontando le sue difficoltà e costruendo se stesso, portandosi dalla sua parte i tifosi, procurandosi l’affetto di tantissime persone. È una vittoria in tutto e per tutto l’addio di Francesco.

“Mi piace pensare che la mia carriera sia per voi una favola da raccontare. Mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho chiarito i miei pensieri ma spegnere la luce non è facile, adesso ho paura, non è la stessa cosa che si prova prima di una partita importante. Concedetemi un po’ di paura, stavolta sono io ad aver bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato.”

Queste sono alcune delle parole che Francesco Totti ha voluto utilizzare per ringraziare i suoi tifosi, per dimostrare la stessa riconoscenza che loro non hanno mai smesso di avere nei suoi confronti. Chiudere una carriera come la sua, pensare ad una Roma senza di lui, per chi tifa Roma, è difficile. Vuol dire un po’ snaturare quella che è l’essenza stessa del calcio, e tutte le emozioni legate a questo meraviglioso sport.
Ma anche dall’altra parte l’incertezza del futuro, l’incapacità di sapere cosa fare e dove andare, la difficoltà nel lasciare tutto questo, nel lasciare la squadra del cuore, nel “ripiegare” per l’ultima voglia l’unica maglia che si è deciso di indossare, non è una passeggiata. Vuol dire “crescere”, vuol dire imparare a reinventarsi e vuol dire avere la forza di pensare a una domenica di campionato da spettatore ormai.

A questo punto penso che sulla carriera di Francesco Totti, sul suo amore per la Roma e sulla cerimonia di addio, abbiano scritto in tantissimi (e in parte anch’io qui). Mi sento invece di dedicare uno spazio ai Tifosi. Ho raccolto un po’ di sensazioni, un po’ di sentimenti che questo evento così importante nella storia della loro squadra, ha suscitato. E voglio riportarveli. Perché penso che loro, insieme al Capitano, siano i protagonisti di questa bellissima favola.

I riconoscimenti sono stati tantissimi. C’è chi in Curva Sud “sperava de morì prima”, c’è chi sostiene che “non basterebbe una vita per dimenticarlo”, c’è chi “già sente la sua mancanza”, e ancora chi “dopo quattro giorni di pianto non ha più lacrime da versare”. Sui social network impazzano foto e video.

Uno dei più gettonati è il Draw my Life in cui una mano disegna la vita di Francesco Totti, mentre lui in sottofondo la racconta. C’è poi la poesia scritta da Pierfrancesco Favino, che in romanaccio omaggia il suo “Re”.

Cor piede suo che è piuma e poi se fa mortaio, cor tacco, er collo, er piatto e doppo cor cucchiaio, m’ha fatto sarta’ in piedi più de ducento vorte, tanti quanti i palloni raccolti nelle porte.
E lo voleva il mondo ma ce l’avevi tu. Ecco perché so’ triste, perché nun ce l’ho più».
Pierfrancesco Favino

Anche le strade portano a Francesco Totti. A Piazza di Santa Maria Liberatrice, uno dei luoghi simbolo del rione di Roma più romanista che c’è, Testaccio, qualche giorno fa, i tifosi hanno sovrapposto con un adesivo la targa al centro dei giardini della piazza cambiandole il nome in “Piazza Francesco Totti, VIII Re di Roma”.

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Gli omaggi al capitano sono stati davvero tantissimi. Striscioni, maglie e soprattutto lettere. Tantissime lettere. Bellissime, commoventi, emozionanti.

Concludo proprio con una di queste. Leggete e cercate di immaginare un amore così grande.

“28 marzo 1993. Avevo 6 mesi Francè… Ero già vestito di giallorosso dalla testa ai piedi perché qui da me, in famiglia, o tifi Roma o tifi Roma, non hai altre scelte. Tifare, o meglio onorare, una delle due squadre di Roma (come se poi non lo sapessimo tutti e due che la squadra della Capitale è una sola), ti viene imposto come fosse un comandamento. Il calcio è passione e l’amore per la squadra del cuore diventa viscerale.
Mi ricordo che quand’ero piccolo: mamma e papà mi mettevano davanti delle maxi-figurine con i volti dei giocatori della Roma e sai che dovevo fare? Dovevo indovinare i nomi. Li sapevo tutti, a memoria: Cappioli, Aldair, Fonseca, Di Biagio. Poi c’era quello che mi facevano indovinare per ultimo, quello più importante, quello che mi doveva rimanere più impresso: eri tu!
Vedi Francè tu per noi non sei solo il calciatore più forte della storia della Roma, non sei solo la leggenda che il 28 maggio 2017 ha giocato per l’ultima volta all’Olimpico, a casa sua, ma sei un pezzo della nostra vita che se ne va. Come quando finivi le elementari, le scuole medie e lasciavi i tuoi compagni con i quali avevi condiviso 5-3 anni della tua vita! Di colpo ti sentivi un vuoto dentro, pensavi che non avresti mai trovato nessuno come loro, che i giorni, quelli belli, di giochi e risate, finivano lì. Ecco con te sarà la stessa cosa. Dovremmo cominciare ad entrare nell’ottica di non poter più fare affidamento in campo su quel numero 10 che per 25 anni ci ha illuminato. E a quel punto il paragone cadrà: sarà molto più difficile separarci da te, dal tuo gioco, dalla tua presenza in campo rispetto a quando abbiamo dovuto separarci dai nostri amichetti di scuola. 

Mi ricordo perfettamente il 2000-2001. Avevo 8-9 anni, iniziavo a tifare in modo troppo passionale: se la Roma perdeva io piangevo, se la Roma segnava rischiavo l’infarto! Le partite all’epoca me le vedevo tutte a casa di mio nonno. Ricordo lui che, ogni volta che segnavi o facevi una giocata delle tue, mi diceva sempre che eri e che saresti stato il calciatore più forte della Nostra storia.
Ma l’immagine che mi porterò sempre dietro di te, è quel “è vostro” riferito a noi dopo aver bucato Buffon a Roma-Parma! Si, ha detto “è vostro” e non l’ha detto a caso. Noi siamo la tua gente, siamo quelli che ami e che ti amano, siamo quelli che ci hai fatto strillare più di 300 volte, abbracciare, gioire, godere ma soprattutto siamo quelli che ci hai resi orgogliosi di essere Romanisti e Romani per il semplice fatto che nel mondo sei te che ci rappresenti. Ci sono stati anche momenti brutti, ci siamo scontrati e siamo rimasti male per i tuoi silenzi ma paragonati a 25 anni in cui ci hai trasmesso solo amore, fedeltà, lealtà, classe e genialità non valgono niente quei brutti momenti. D’altronde la nostra è una storia d’amore e in 25 anni capita di litigare no?! Ma lo si fa perchè c’è affetto, stima, sentimento, perchè l’altra persona è amata tanto da non volerla perdere. Ecco questa è la nostra storia con te.
Domenica 28 Maggio il tempo ha detto stop a uno dei calciatori più forti al mondo, alla persona che per il suo popolo ha lottato, ha combattuto e che ha difeso con tutte le sue forze. Dirà “basta” al calciatore che avendo l’opportunità di andare a giocare altrove, in posti dove avrebbe potuto vincere tanto, ha sempre deciso di voler continuare ad essere fedele alla sua gente, alla sua squadra del cuore e di voler vincere un solo scudetto ma vincerlo e festeggiarlo insieme a noi per tutta la vita. Sarà dura staccarsi da te Francè e lo capiremo più in là, quando quel numero 10 sulle spalle ce l’avrà un altro giocatore, quando cominceremo a capire che un altro come te non crescerà mai, nè qui nè da nessun’altra parte del mondo.
Posso solamente dirti GRAZIE per tutto quello che hai fatto per me, per l’importanza che hai nella mia vita, per quello che sei significato e per quello che continuerai a significare! Sei il mio supereroe e se mai mio figlio un giorno dovesse chiedermi di raccontargli una storia d’amore, beh io gli racconterò la tua, anzi la nostra perchè non ne potrà mai esistere una più Vera! Grazie ancora di tutto Francesco. Grazie Mio Capitano. Ti Amo!

FRANCESCO TOTTI PER MILLE ANNI ANCORA!

Un ragazzo della Sud.

Foto: https://www.facebook.com/SenzaRomaNunSoSta/
https://www.facebook.com/FrancescoTottiOfficial/?fref=ts

 

Chiara Rocca

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