Fondazione Volume
07 Marzo 2019   •   Carolina Attanasio

Fondazione Volume, a Roma l’arte incontra la neuroscienza

«Sold out alla Fondazione Volume di Roma per Percezioni, un ciclo di lavori che è molto più di una mostra, è un percorso di ricerca sulla relazione tra arte e neuroscienza. I protagonisti sono gli spettatori, cavie volontarie di un vero e proprio esperimento scientifico»

La Fondazione Volume (!), il cui nome originale, sì, contiene un punto esclamativo che l’Internet ci costringe a togliere perché altrimenti non indicizziamo l’articolo, è un posto come pochi.

Un museo unico, un luogo dell’arte davvero aperto, che sostiene fortemente l’idea pubblica di cultura, promuovendo un dialogo costante con l’arte. Decine e decine di artisti, nel corso degli anni, sono stati ospitati dalla Fondazione Volume per tutto il tempo di realizzazione dei loro progetti e allestimenti, occasione d’incontro con appassionati e profani, che in questo modo si avvicinano all’arte contemporanea percorrendone la strada più bella, quella della conoscenza dell’artista. Gli spazi cambiano e si trasformano, anche in maniera radicale, costantemente.

Percezioni alla Fondazione Volume

Partiamo con la brutta notizia: Percezioni, al momento, è sold out. Questo perchè non è una mostra come un’altra, ma un percorso studiato, che può ospitare gruppi definiti di persone. la Fondazione Volume, con questo progetto, ha trasformato il proprio spazio in un laboratorio di ricerca neuroscentifica e di analisi delle percezioni, per l’appunto. Il 2019 sarà un anno dedicato proprio a questi studi. Gli artisti, alla loro prima esperienza con la Fondazione Volume o già ospitati in passato, lavorano in anonimato, nel senso che il loro nome verrà svelato solo al disallestimento della mostra, per non alterare la percezione del pubblico. Ognuno di loro ha realizzato un allestimento che, in qualche modo, indaga gli aspetti della percezione umana e influenza interattivamente il pubblico.

Dal mese di febbraio, la Fondazione è diventata un percorso che, stanza dopo stanza, porta lo spettatore a confrontarsi con stimoli sensoriali sempre crescenti, il cui ritmo è dettato dalle installazioni e dai lavori degli artisti ospiti. Man mano che si procede nel percorso, la percezione aumenta. Nessuna descrizione, nessun nome, nessun testo critico, niente di niente. Nulla deve influenzare lo sguardo dello spettatore, tantomeno i suoi altri sensi. Smartphone e orologi? Lasciateli fuori, please. Non è un consiglio, ma una regola della mostra. Il tempo e internet, qui, non sono contemplati. La durata della visita è a discrezione dello spettatore. Al termine, prima di uscire si compila un questionario sulle impressioni avute, in forma totalmente anonima, e qui comincia il bello.

Gli obiettivi e la “Memoria

La parte strettamente scientifica del progetto, infatti, prevede il supporto di istituzioni italiane e internazionali, per la conduzione di uno studio parallelo a quello appena descritto, rivolto stavolta ad adolescenti fino a 15 anni e malati di Alzheimer ai primi stadi. I due gruppi sono legati da un filo sottile, rappresentano la costruzione della memoria (gli adolescenti) e il tentativo di recupero della memoria stessa (nei malati di Alzheimer). I risultati di questa ricerca saranno presentati e, successivamente, raccontati in un libro.

Se volete vivere un’esperienza che va ben al di là dell’arte, delle mostre o del passare un pomeriggio alternativo, vi consigliamo di tenere d’occhio il susseguirsi di nuove date d’apertura di Percezioni alla Fondazione Volume. Se è vero che siamo fatti per evolverci, questa è un’ottima scusa per mettervi in gioco ed essere protagonisti, non solo del racconto dell’arte, ma anche della saga scientifica.

Carolina Attanasio